A cura di Stefano Zampieri - Consulente Filosofico

sabato 31 dicembre 2022

Letture: Wu Ming, UFO 78

Ufo 78 - Wu Ming - copertina 

Il collettivo Wu Ming ci ha abituato in questi anni a romanzi corali di ampio respiro e spesso molto accattivanti. Anche in questo caso non si smentisce, UFO 78  (2022, edito da Einaudi) ci offre un formidabile affresco degli anni '70. Per chi come me li ha vissuti, anche se da adolescente, fa un certo effetto ritrovare eventi, il rapimento Moro prima di tutto, politici, situazioni, musiche, personaggi che hanno segnato un'epoca e la vita di tanta gente nel nostro paese. 

Tuttavia, al di là di questo affresco ambientale molto ben riuscito, la caratteristica del romanzo è un'altra.  Fin dal titolo, infatti, l'attenzione del lettore è catturata dalle vicende, per lo più inventate, di uno scrittore di fantarcheologia, uno di quelli che parla dei segreti delle piramidi, della presenza degli alieni in tempi antichi, e che mescola fantasie e dati reali per catturare l'attenzione del pubblico, ma accanto a questo personaggio appaiono nel romanzo schiere di ufologi, ufofili, cercatori di oggetti volanti non identificati, una delle passioni degli anni '70. Qui allora si comincia a perdere contatto con la realtà, queste figure infatti sono frutto della fantasia degli autori che mescolano sapientemente uno sfondo storico molto accurato con invenzioni pure e semplici che però inserite in quel contesto costringono il lettore a chiedersi continuamente, ma è veramente successo? Esisteva davvero questo gruppo? Una finta bibliografia finale sostiene la finzione e la rende indecidibile. 

C'è un terzo filone narrativo da segnalare quello che riguarda la nascita della prima comunità di recupero per tossicodipendenti,  anche qui descritta con molto realismo pur essendo frutto dell'inventiva di Wu Ming. 

E infine devo parlare della vera e propria trama del romanzo, ma come si sarà capito, si tratta del lato più debole della narrazione, c'è infatti sullo sfondo una vicenda di cronaca nera: la scomparsa di due ragazzi sul monte Quarzerone, mistero che il protagonista Martin Zanka ( per i meno giovani: evidente il riferimento a Peter Kolosimo) cercherà di risolvere, e che si rivelerà essere un tassello di una ben più articolata vicenda politica che vede implicati terroristi neri e depositi di armi. 

Se dovessi dare un giudizio complessivo sul romanzo, dovrei distinguere tra la parte  dell'ambientazione, davvero coinvolgente, soprattutto per chi la vissuta, e la parte diciamo così del giallo, piuttosto debole e scontata.  Nel complesso è sicuramente un bel libro che merita di essere letto, purchè non ci si aspetti molto dall'intreccio e ci si goda semplicemente questa immersione totale negli anni '70, un decennio di svolta per la storia del nostro Paese.

venerdì 23 dicembre 2022

Novità per il 2023

Cari amici, da Gennaio 2023 tutte le mie attività su blog saranno concentrate qui. Saranno chiusi i Blog "Il quotidiano in figura", "Distopia critica", "Immaginare il futuro", e i relativi post compariranno su queste pagine.  


martedì 30 agosto 2022

LETTURE, RILETTURE E SCOPERTE Althusser, Filosofia per non filosofi

 Louis Althusser, Filosofia per non filosofi, Dedalo 2015, pp. 246


Il libro, uscito postumo,  risale agli anni '70 e si sente nel tono generale e in una certa ostinazione a voler risolvere i problemi teorici di un marxismo in crisi, rispetto al quale per altro, Althusser risulta un eretico. Tuttavia l'autore è profondo e la sua scrittura ha il pregio di una coerenza estrema amplificata dal desiderio di chiarezza che caratterizza un testo rivolto, come dice il titolo, al "non filosofo". 

Per quanto le problematiche della lotta di classe e dei conflitti ideologici appaiano oggi ferri vecchi del pensiero, il volume di Althusser ha il merito di pensare in profondità il tema delle pratiche (produttiva, scientifica, politica, psicoanalitica, artistica, filosofica) riconducendole ad una contrapposizione storica essenziale, quella tra idealismo e materialismo. Ma i due termini non sono ridotti alle formule superificiali spesso in voga quanto piuttosto riferiscono alla capacità o meno dei sistemi ideali di tradursi in pratiche sociali. 

Mi preme chiarire: non faccio uso di questa terminologia, ma quando parlo di filosofia del quotidiano penso proprio a ciò che Althusser chiamerebbe filosofia materialistica.

"Ciò che la pratica filosofica trasforma sono le ideologie sotto le quali le differenti pratiche sociali producono i loro effetti specifici." (195) E' sufficiente una affermazione come questa per comprendere il tipo di riflessione cui il testo ci chiama. 

Un libro da leggere e da meditare.

sabato 19 febbraio 2022

LETTURE, RILETTURE E SCOPERTE Enzo Traverso, Rivoluzione

 

Enzo Traverso, Rivoluzione. 1789-1989: un’altra storia

Feltrinelli, 2021, pp.453, € 39


Ho conosciuto in passato Enzo Traverso dalla lettura di alcuni saggi per me essenziali e illuminanti sul tema dell’ebraismo, a partire dal bellissimo L’Histoire déchirée (1997) poi tradotto in italiano, ma in una edizione molto diversa, come Auschwitz e gli intellettuali (Il Mulino 2004), o ancora Cosmopoli. Figure dell’esilio ebraico-tedesco (Ombre Corte 2004), o Gli ebrei e la Germania (Il Mulino 1994), e poi attraverso gli studi più generali come La violenza nazista (Il Mulino 2002) , e Il passato: istruzioni per l’uso (Ombre Corte 2006) e Il totalitarismo (Bruno Mondadori 2002). Ho ammirato sempre la sua capacità di cogliere l’essenziale e di alzare lo sguardo storico verso orizzonti più vasti e più comprendenti di quelli consueti della disciplina.

Oggi Traverso ci propone questo massiccio volume, edito originariamente negli Stati Uniti con il titolo Revolution, An Intellectual History.

Si tratta in realtà di sei saggi molto impegnativi e innovativi allo stesso tempo che hanno per filo conduttore appunto il tema della rivoluzione sotto molte diverse prospettive.  Quel  che ne emerge è l’importanza strategica del momento rivoluzionario come straordinaria rottura nella continuità della storia. Ma una rottura che si riverbera in tutti gli ambiti, sociali, politici, intellettuali, e anche quelli dell’arte e dell’immaginario. In questo senso non deve stupire trovare qui pagine folgoranti sulla storia  della locomotiva, sui corpi, le barricate, le bandiere, i luoghi, le canzoni,  i dipinti, le fotografie, i manifesti. Tutti elementi essenziali per comprendere l’entità di una rottura, l’ampiezza di una faglia che separa i momenti storici e apre conseguenze imprevedibili.

Certamente un formidabile insegnamento per chi oggi ancora avesse voglia di pensare un'altra storia, un altro mondo, un’altra possibilità, e non si accontentasse del desolante principio imperante e indiscusso che pone il presente come il finale della Storia, oltre cui nulla si può pensare. No, la storia non è finita, ma probabilmente se vogliamo che essa prenda una piega diversa, migliore, forse dobbiamo avvicinarci all’idea di una rivoluzione che strappi il tessuto del presente per aprire le porte del futuro. Ma una cosa è certa e lo scrive opportunamente Traverso alla fine del suo lungo percorso di riflessione: “Le rivoluzioni non possono essere programmate; quando arrivano sono sempre inattese.” (376)

Una lettura decisamente impegnativa dunque, eppure affascinante e coinvolgente come poche. Ma soprattutto una lettura che non può lasciare indifferenti. Costringe a interrogarsi, ed è questo il complimento migliore che io possa fare a un libro.