A cura di Stefano Zampieri - Consulente Filosofico

sabato 19 febbraio 2022

LETTURE, RILETTURE E SCOPERTE Enzo Traverso, Rivoluzione

 

Enzo Traverso, Rivoluzione. 1789-1989: un’altra storia

Feltrinelli, 2021, pp.453, € 39


Ho conosciuto in passato Enzo Traverso dalla lettura di alcuni saggi per me essenziali e illuminanti sul tema dell’ebraismo, a partire dal bellissimo L’Histoire déchirée (1997) poi tradotto in italiano, ma in una edizione molto diversa, come Auschwitz e gli intellettuali (Il Mulino 2004), o ancora Cosmopoli. Figure dell’esilio ebraico-tedesco (Ombre Corte 2004), o Gli ebrei e la Germania (Il Mulino 1994), e poi attraverso gli studi più generali come La violenza nazista (Il Mulino 2002) , e Il passato: istruzioni per l’uso (Ombre Corte 2006) e Il totalitarismo (Bruno Mondadori 2002). Ho ammirato sempre la sua capacità di cogliere l’essenziale e di alzare lo sguardo storico verso orizzonti più vasti e più comprendenti di quelli consueti della disciplina.

Oggi Traverso ci propone questo massiccio volume, edito originariamente negli Stati Uniti con il titolo Revolution, An Intellectual History.

Si tratta in realtà di sei saggi molto impegnativi e innovativi allo stesso tempo che hanno per filo conduttore appunto il tema della rivoluzione sotto molte diverse prospettive.  Quel  che ne emerge è l’importanza strategica del momento rivoluzionario come straordinaria rottura nella continuità della storia. Ma una rottura che si riverbera in tutti gli ambiti, sociali, politici, intellettuali, e anche quelli dell’arte e dell’immaginario. In questo senso non deve stupire trovare qui pagine folgoranti sulla storia  della locomotiva, sui corpi, le barricate, le bandiere, i luoghi, le canzoni,  i dipinti, le fotografie, i manifesti. Tutti elementi essenziali per comprendere l’entità di una rottura, l’ampiezza di una faglia che separa i momenti storici e apre conseguenze imprevedibili.

Certamente un formidabile insegnamento per chi oggi ancora avesse voglia di pensare un'altra storia, un altro mondo, un’altra possibilità, e non si accontentasse del desolante principio imperante e indiscusso che pone il presente come il finale della Storia, oltre cui nulla si può pensare. No, la storia non è finita, ma probabilmente se vogliamo che essa prenda una piega diversa, migliore, forse dobbiamo avvicinarci all’idea di una rivoluzione che strappi il tessuto del presente per aprire le porte del futuro. Ma una cosa è certa e lo scrive opportunamente Traverso alla fine del suo lungo percorso di riflessione: “Le rivoluzioni non possono essere programmate; quando arrivano sono sempre inattese.” (376)

Una lettura decisamente impegnativa dunque, eppure affascinante e coinvolgente come poche. Ma soprattutto una lettura che non può lasciare indifferenti. Costringe a interrogarsi, ed è questo il complimento migliore che io possa fare a un libro.