A cura di Stefano Zampieri - Consulente Filosofico

Immaginare il futuro - Filosofia e Futurologia

TRADUZIONI : 

TECHNOLOGICAL SINGULARITY (La Singolarità Tecnologica)

 © 1993 by Vernor Vinge


 
Che cos'è la singolarità?

 L'accelerazione del progresso tecnologico è stata la caratteristica centrale di questo secolo. Siamo sull'orlo di un cambiamento paragonabile alla nascita della vita umana sulla Terra. La causa precisa di questo cambiamento è l'imminente creazione, da parte della tecnologia, di entità con un'intelligenza superiore a quella umana. La scienza può raggiungere questa svolta in diversi modi (e questo è un altro motivo per avere fiducia che l'evento si verificherà):


Potrebbero essere sviluppati computer "svegli" e dall'intelligenza sovrumana. (Finora ci sono state molte controversie sulla possibilità di creare un'equivalenza umana in una macchina. Ma se la risposta è "sì", allora ci sono pochi dubbi sul fatto che di lì a poco potranno essere costruiti esseri più intelligenti).
    Le grandi reti di computer e i loro utenti associati potrebbero "svegliarsi" come entità dall'intelligenza sovrumana.

    Le interfacce computer/uomo potrebbero diventare così intime che gli utenti potrebbero ragionevolmente essere considerati intelligenti in modo sovrumano.

    La scienza biologica potrebbe fornire mezzi per migliorare l'intelletto umano naturale.

    Le prime tre possibilità dipendono dal miglioramento dell'hardware dei computer. Il progresso dell'hardware ha seguito una curva incredibilmente costante negli ultimi decenni. Sulla base di questa tendenza, ritengo che la creazione di un'intelligenza superiore a quella umana avverrà nei prossimi trent'anni. (Charles Platt ha fatto notare che gli appassionati di IA fanno affermazioni di questo tipo da trent'anni. Per non incorrere in un'ambiguità temporale relativa, vorrei essere più specifico: sarei sorpreso se questo evento si verificasse prima del 2005 o dopo il 2030).

    Quali sono le conseguenze di questo evento? Quando un'intelligenza superiore a quella umana guida il progresso, questo sarà molto più rapido. In effetti, non sembra esserci alcuna ragione per cui il progresso stesso non comporti la creazione di entità ancora più intelligenti, su una scala temporale ancora più breve. La migliore analogia che vedo è quella con il passato evolutivo: gli animali possono adattarsi ai problemi e fare invenzioni, ma spesso non più velocemente di quanto la selezione naturale possa fare: nel caso della selezione naturale, il mondo agisce come un proprio simulatore. Noi esseri umani abbiamo la capacità di interiorizzare il mondo e di fare delle ipotesi nella nostra testa; possiamo risolvere molti problemi migliaia di volte più velocemente di quanto potrebbe fare la selezione naturale. Ora, creando i mezzi per eseguire queste simulazioni a velocità molto più elevate, stiamo entrando in un regime radicalmente diverso dal nostro passato umano, così come noi uomini siamo diversi dagli animali inferiori.

    Questo cambiamento comporterà l'annullamento di tutte le regole umane, forse in un batter d'occhio: una fuga esponenziale al di là di ogni speranza di controllo. Sviluppi che si pensava potessero accadere solo in "un milione di anni" (se mai ci saranno) si verificheranno probabilmente nel prossimo secolo.

    È giusto chiamare questo evento singolarità ("la Singolarità" per gli scopi di questo articolo). È un punto in cui i nostri vecchi modelli devono essere scartati e una nuova realtà domina, un punto che incomberà sempre di più sulle vicende umane fino a quando la nozione diventerà un luogo comune. Eppure, quando finalmente accadrà, potrebbe essere ancora una grande sorpresa e una grande incognita. Negli anni Cinquanta erano in pochi a prevederlo: Stan Ulam parafrasò John von Neumann:

        "Una conversazione incentrata sul progresso sempre più rapido della tecnologia e sui cambiamenti nel modo di vivere dell'uomo, che dà l'impressione di avvicinarsi a una singolarità essenziale nella storia della razza, oltre la quale gli affari umani, come li conosciamo, non potrebbero continuare."

    Von Neumann usa persino il termine singolarità, anche se sembra che stia pensando al normale progresso, non alla creazione di un intelletto sovrumano. (Per me, la superumanità è l'essenza della Singolarità. Senza di essa avremmo una marea di ricchezze tecniche, mai adeguatamente assorbite).

     Negli anni Sessanta sono state riconosciute alcune delle implicazioni dell'intelligenza sovrumana. I. J. Good ha scritto:

        "Si definisca macchina ultraintelligente una macchina che può superare di gran lunga tutte le attività intellettuali di qualsiasi uomo, per quanto intelligente. Poiché la progettazione di macchine è una di queste attività intellettuali, una macchina ultraintelligente potrebbe progettare macchine ancora migliori; ci sarebbe allora senza dubbio una "esplosione di intelligenza", e l'intelligenza dell'uomo rimarrebbe molto indietro. La prima macchina ultraintelligente è quindi l'ultima invenzione che l'uomo deve fare, a patto che la macchina sia abbastanza docile da dirci come tenerla sotto controllo (...) È più che probabile che, entro il ventesimo secolo, verrà costruita una macchina ultraintelligente e che sarà l'ultima invenzione che l'uomo dovrà fare."

    Good ha colto l'essenza del percorso, ma non ne coglie le conseguenze più inquietanti. Qualsiasi macchina intelligente del tipo da lui descritto non sarebbe lo "strumento" dell'umanità, così come gli esseri umani non sono gli strumenti di conigli, pettirossi o scimpanzé.

Slavoij Žižek, The Matrix (2010)

 


Raramente un film è riuscito a suscitare tante riflessioni di natura filosofica, anche se spesso approssimative e superficiali, ma d’altra parte, Matrix (1999) scritto e diretto dai fratelli Andy e Larry Wachowski, è un film molto particolare in primo luogo proprio perché esplicitamente ispirato ad una serie di figure classiche del pensiero filosofico: dal "mito della caverna" di Platone, all'ipotesi del genio maligno di Cartesio, dall'esperimento mentale dei cervelli in una vasca di Hilary Putnam, al principi del “fantasma nella macchina” di Gilbert Ryle.

Fra le diverse opere critiche suscitate dal fortunatissimo film vorrei segnalare quella del vulcanico filosofo Slavoij Žižek variamente definito come lacaniano, o hegeliano o stalinista, o marxista, o tutte queste cose insieme, perfetta rappresentazione del pensiero post moderno che fa miscela di tutto perché non tiene più nulla per fermo.

Pubblicato da Mimesis nel 2010 questo libretto, dal titolo The Matrix  (traduzione di Sara Criscuolo) appartiene sicuramente  a quel tipo di testi che si migliorano quando sottratti all’immediatezza del dibattito pubblico, alle mode intellettuali un po’ stucchevoli con cui si trastulla l’editoria del nostro tempo. Libri che, per questo, è meglio rileggere a distanza di tempo.

La questione posta dal film, secondo Žižek è compresa fra due polarità: da un lato la lettura francofortese (la Matrix come il Capitale, che colonizza anche la nostra interiorità), dall’altro la lettura lacaniana (la Matrix come reificazione dell’ordine simbolico come tale).

La prima evidenza è che Matrix tenta di incrinare la nozione effettiva di realtà. È un incubo tipicamente americano ben rappresentato in  The Truman Show (1998): la scoperta che il benessere, la perfetta realizzazione della vita è solo una finzione, puro spettacolo. Esperienza già anticipata nel romanzo di Philip Dick Tempo fuori sesto, e che può essere riassunta così: “il paradiso californiano consumistico e tardo – capitalistico è irreale nella sua iperrealtà, privo di sostanza, privato di inerzia materiale.” (p. 11)

Se allora ci chiediamo cos’è la Matrix, la risposta secca di Žižek è che essa è “semplicemente il lacaniano “grande Altro”, l’ordine simbolico virtuale, la rete che struttura la realtà per noi.” (p. 13)

Il “grande Altro” è la sostanza  di quella che banalmente chiamiamo cultura, e  che rappresenta invece il lato umano dell’uomo, linguaggi, pensieri, figure, simboli, ecc. Ma è proprio quello che oggi nel nostro mondo si sta disintegrando: per esempio nel linguaggio degli esperti e degli scienziati, gergo professionale che non può più essere tradotto nel linguaggio comune (possiamo usare espressioni come “buchi neri”, Big Bang, neutrini e bosoni, lungi dal sapere esattamente il loro significato); oppure nella moltitudine degli stili di vita con cui oggi ci dobbiamo confrontare, fino al paradosso del avanzatissimo programmatore indiano che alla sera accende la candela votiva sull’altare di una divinità e rispetta la sacralità della mucca.

Il cyberspazio non ha creato un grande Altro comune, ma una pluralità incontenibile di “piccoli altri”, identificazioni di natura tribale, localistica.

Un ruolo speciale all’interno di Matrix lo riveste Neo, l’Eletto, colui che è un grado di vedere che la realtà quotidiana non è reale ma solo un universo virtuale. Che, quindi, è un grado di percorrere anche violando le comuni leggi del reale (come per esempio fermare pallottole…).

Infine la Matrix per Žižek replica l’occasionalismo di Malebranche.

Al rapporto tra le due sostanze, mente e corpo, rigidamente distinto da Cartesio e poi collegato solo per via della fantasiosa ghiandola pineale, Malebranche oppone l’idea che la connessione tra la linea causale della mente e quella del corpo, sia determinata da Dio che, ogni volta (ecco l’occasionalismo appunto) stabilisce il contatto tra la mia idea e la corrispondente azione. Secondo  Žižek Dio è proprio il grande Altro cioè l’ordine simbolico stesso che si interpone tra corpo e mente. La possibilità di violare le leggi della Matrix è vincolata alla condizione di restare entro la Matrix. Schiavi di essa. Viene da chiedersi allora perché la Matrix abbia bisogno dell’energia umana per esistere. Non è solo questione di energia, si potrebbero infatti trovare altre fonti, si tratta del fatto che “la Matrix si nutre del godimento umano” (P. 43).

In conclusione Matrix rappresenta una intuizione essenziale: “da un lato la riduzione della realtà a regno virtuale regolato da leggi arbitrarie che possono esser sospese; dall’altro, la segreta verità di tale libertà, la riduzione dell’individuo ad una strumentalizzata ed estrema passività” (p.46)

La lettura di Žižek è di sicuro affascinante e, da un punto di vista filosofico, molto stimolante, anche se il suo stile, che ormai è diventato un modello per certa filosofia da spettacolo, è capace di svariare nel giro di un capoverso da Lacan a Hegel, Levi-Strauss, Malevich, Napoleone,  Freud, Adorno, Hitler e alla fine non sei mai del tutto sicuro di aver fatto una importante esperienza di pensiero o di esser stato soltanto preso un po’ in giro. E ti chiedi: ma è questo il teatro filosofico contemporaneo? Forse sì, e Matrix è la sua chiave.

 

Peter Frase, Quattro modelli di futuro. C’è vita oltre il capitalismo (2016)

 


Peter Frase è giornalista ed  Editor della rivista Jacobin.

In questo testo sostiene che i due grandi motivi di ansia per il futuro sono: la crisi ambientale, e l’automazione che toglie posti di lavoro (una ricerca negli Usa stabilisce che il 47 % dei posti di lavoro sono suscettibili di computerizzazione o robotizzazione).

Del capitalismo e dell’umanità. A partire da essi e da 4 assi : gerarchia VS uguaglianza, scarsità VS abbondanza, l’Autore propone  4 possibili scenari futuri: due versioni del socialismo e due versioni della barbarie ipercapitalistica. Sono futuri “possibili”.

1. COMUNISMO: le macchine hanno sostituito l’uomo nel lavoro (cfr. Piano Meccanico di Vonnegut), ciò realizza il regno della libertà, cioè in termini marxisti la liberazione dal regno della necessità. Reddito universale a tutti. Però c’è  pericolo della scarsità.

2. RENDITISMO: chi controlla le macchine  è una piccola élite. Chi controlla copyright e brevetti è la nuova classe dirigente. Ottengono una rendita.

3 SOCIALISMO: senza i limiti della scarsità e della devastazione ecologica dell’ipotesi comunista.

4. STERMINISMO: comunismo per pochi fortunati (modello Elysium) a fronte di una scarsità globale. L’automazione ha reso superflue le masse di lavoratori che protestano => società di sorveglianza, repressione, incarcerazione.

 Conclusione: “Spetta a noi costruire un potere collettivo in grado di lottare per i futuri che vogliamo.” (134)

Il testo di Frase, sempre indeciso tra il saggio e il semplice articolo di giornale, appare superficiale e spesso confuso. In nessun punto si capisce  chi dovrebbe decidere, tra le varie alternative, e in che modo. Manca il come e mancano i soggetti. Il noi dell’esortazione è indefinito e incerto (forse i lettori di Jacobin?). Quasi che il futuro sia semplice effetto di un Destino alla fin fine imperscrutabile. Le frasi finali appaiono in questo senso niente più che un esercizio di retorica.

 

Traduzioni: Fred Phillips, What About the Future?

fred phillipFRED PHILLIPS*  What About the Future? New Perspectives on Planning, Forecasting and Complexity, Springer Nature Switzerland, 2019

 * Anderson School of Management, University of New Mexico, Albuquerque, NM, USA

 

PUNTI CHIAVE

Il futuro è sempre più complicato. Ognuno di noi ha bisogno di formare una filosofia su ciò che è o potrebbe essere il futuro.

• La nostra cultura attuale vede il tempo che si muove in una sola direzione, con cause ed effetti sempre precedenti. Alcune culture storiche hanno concepito il tempo in modi diversi.

• Il modo più realistico di visualizzare il tempo è pensare che né il passato, né il presente né il futuro siano determinati.

 Tendiamo a concentrarci troppo sul rischio (distribuzione di probabilità nota) e non abbastanza sull'incertezza (distribuzione sconosciuta) quando si prevede il futuro, sia nel lungo che nel breve periodo.

• Tuttavia, è probabile che due persone qualsiasi definiscano il rischio in modi diversi. Si potrebbe dire, il rischio è la massima perdita possibile, mentre un altro potrebbe dire, il rischio è la probabilità di una perdita. Un terzo potrebbe dire che è la perdita "prevista". Non c'è definizione “ufficiale”.

• Oltre al rischio e all'incertezza finanziariamente quantificabili, dovremmo occuparci delle incertezze psicologiche e sociali. Anche questi possono esertcitare un grande impatto sull’esito di un'impresa.

 I valori non sono negoziabili. I valori guidano le azioni di un individuo o di un'azienda per raggiungere scopi e obiettivi. Scopi e obiettivi, a differenza dei valori, possono essere regolati.

• In futuro, il ruolo degli stati nazione potrebbe essere dominati da nuove istituzioni come organizzazioni non governative, gigantesche società private o organizzazioni internazionali. Ciò suggerisce che più "studi istituzionali" su questi nuovi tipi di organizzazioni sono necessari.

• I massicci progetti infrastrutturali che sono estremamente necessari negli Stati Uniti e altrove richiedono istituzioni di supporto di lunga durata che siano coerenti nelle loro visioni. Richiedono anche un dibattito su cosa sia un bene privato e cosa sia a bene pubblico.

• Vogliamo conoscere il futuro in modo da poterci preparare meglio, ridurre l'ansia o ottenere vantaggio sugli altri.

• Il mantenimento di un'ampia gamma di competenze ci permette di essere pronti ad affrontare condizioni commerciali diverse, pur continuando a soddisfare i nostri obiettivi (di profitto o altro).

• Le previsioni (forecasting) possono generare risposte corrette, ma non abbastanza dettagli per essere utili.

• Il backcasting o la previsione controllata, che combina la previsione con gli obiettivi, è un modo potente per condurci a un "futuro desiderato" piuttosto che a un "futuro previsto". Il backcasting, tuttavia, potrebbe impedirci una svolta inaspettata.

La pianificazione a lungo termine non sembra pratica poiché le fortune tendono a disperdersi in un arco di tempo compreso tra 50 e 75 anni. I valori sociali cambiano a lungo termine. Tuttavia, alcune circostanze che coinvolgono l'esplorazione, l'ecologia o un ambiente commerciale stabile come la propagandata "grande moderazione asiatica" possono giustificare una pianificazione anticipata diversi decenni o più.

• Speculazioni e scenari basati sulla conoscenza della società e della tecnologia possono aiutare la nostra prontezza.

• Non dovremmo impegnare le nostre risorse o la nostra sicurezza più velocemente di quanto guadagniamo informazioni sul futuro.

• Mentre molte forze frenano la velocità dell'innovazione tecnologica, la cultura, la parte immateriale della società, sta subendo un cambiamento più rapido che mai. Non importa quale cambia più velocemente, tecnologia e cultura hanno una influenza reciproca e guidano l’uno lo sviluppo dell'altro. Questo è il Cerchio dell’ Innovazione.

 • Comprendendo il Circolo dell'Innovazione, le aziende possono trarre vantaggio dall’ impatto sociale causato dalle proprie tecnologie.

• La tecnologia è la parte più diretta dei sistemi socio-tecnici. L'altra, la parte più complicata, sono le persone, con la loro razionalità limitata e pregiudizi innati. Pertanto, la comprensione della psicologia e dei comportamenti umani è fondamentale per predire il futuro.

 Viviamo in un mondo complicato di Multi (multiprodotto, multipaese, multiculturale, multiaziendale, multisettoriale, multitecnologia, multiprofessionale e multitasking) , Biggers, (Economie nazionali più grandi che anche i leader politici e aziendali forti non possono guidare, Prospettive più ampie su problemi più grandi (riscaldamento globale, terrorismo globale, asteroidi), portando a nuove azioni, Creazioni tecnologiche più grandi (dighe, canali, ecc.) che hanno un impatto maggiore persone e società. Modelli più grandi per fare ricerca e consigliare i responsabili politici. Le aziende più grandi crescono man mano che si fondono e si espandono in un mondo più grande mercato. Un volume enorme e crescente di informazioni tecniche.)Smallers (microcircuiti, microchirurgia…), e Iper Connessi  (Le nostre reti di telecomunicazione e dati, social network), mentre la nostra psiche è incline alla semplicità indipendentemente dalla sua potenziale scorrettezza. Tuttavia, la nostra capacità di comprendere e affrontare la complessità  è essenziale per un futuro di sopravvivenza.

 • L'avversione per la complessità sembra legata alla polarizzazione politica americana. Una personalità può nascondersi dietro la complessità percepita di una situazione e non arrivare mai a una decisione. Un'altra personalità può insistere contro ogni evidenza che la situazione sia semplice. Entrambe le risposte sono disadattive.

 • Poiché l'ambiente aziendale evolve incessantemente, le previsioni stanno diventando sempre più difficili, in quanto può essere difficile generare abbastanza per generare previsioni utili. Pertanto, invece di occuparsi esclusivamente di previsioni, i manager dovrebbero lavorare per prevenire il potenziale caos derivante dall'organizzazione e complessità politica.

 Sebbene la maggior parte dei problemi complessi odierni non ceda alla stretta di soluzioni matematiche, alcune curve matematiche (curve a S, curve prezzo-prestazioni, curve di sostituzione e altre) rimangono centrali nello sforzo di previsione.

• Finora, i dati demografici e la curva di Kondratieff sono i due modi più affidabili per predire il futuro.

 • Man mano che i sistemi informatici nelle aziende diventano più organizzati, i big data e l'analisi aziendale consentirà alle macchine di affrontare le attività di routine in modo efficace, lasciando solo situazioni eccezionali da gestire per gli esseri umani. Prendere decisioni flessibili in momenti di crisi sarà un'abilità fondamentale da padroneggiare per i futuri manager.

 • L'immaginazione tecno-manageriale (TMI) è stata praticata da molto tempo le persone hanno audacemente provato nuovi metodi per affrontare problemi senza precedenti.

• La nostra immaginazione mitica influenza le nostre scelte di tecnologie e, di conseguenza, le tecnologie realizzano e ampliano i nostri miti.

• Poiché le aziende applicano oggi il TMI, i manager dovrebbero bilanciare l'adozione dello sconosciuto contro il rischio dell'anti-intellettualismo, generando competenze interdisciplinari, una migliore comunicazione intra-organizzativa e una migliorata capacità di assorbimento tecnologico.

 • Tra i tanti cambiamenti sismici che stanno avvenendo nella nostra società, il passaggio da un “capitale e muscolare” a un'economia della conoscenza è probabile che significhi un riordino di potere nelle organizzazioni. Tuttavia, le forze reazionarie stanno rallentando questo cambiamento in America.

• Un'ampia indagine di esperti mostra che le scienze mediche e informatiche (sostenuta da progressi nei nuovi materiali) dovrebbero produrre il maggior potenziale per scoperte scientifiche nei prossimi 35 anni. Il massimo potenziale per la tecnologia si prevede che il progresso risieda nelle aree dell'intelligenza artificiale e della medicina/ sanitario, con molta impollinazione incrociata tra i due.

 • Esperti, che sono altamente suscettibili all'ipocognizione e ai pregiudizi, e facilmente sono corruttibili come chiunque altro, a volte non sono migliori dei laici nel predire il futuro.

• Osserviamo i crossover (Incroci), in cui un vecchio comportamento viene superato da un nuovo comportamento con suggerimenti degni di nota per il futuro.

ES: 2003 vengono vendute più camere digitali che analogiche – 2004 in Amazon il volume di vendita dei libri digitali supera quello dei libri cartacei – 2011 la vendita di musica digitale supera quella fisica – 2007 Toyota vende più di General Motors - …

 • L'enorme numero di incroci recenti, in aree importanti per la nostra vita, sottolinea la velocità con cui il nostro mondo sta cambiando.

• Oltre alle classiche illustrazioni di sostituzione, esistono diversi casi di crossover in cui due comportamenti non forniscono necessariamente lo stesso beneficio o coinvolgono sostituzione l'uno con l'altro. Quando esaminiamo i crossover dovremmo cercare di capire i veri problemi e le opportunità che incarnano.

• La prospettiva che i veicoli autonomi (AV) girino sulle strade sembra impraticabile o almeno prematuro. Programmi di valutazione tecnologica attivi e informati dovranno valutare tali possibilità.

• Un'economia di libero mercato estrema non è pronta ad affrontare problemi che potrebbero segnare la fine dell'umanità. La definizione di “azione sostenibile” deve essere modificato per comprendere un approccio prudente al rischio.

• Ci saranno sempre jolly, eventi completamente imprevisti, che confondono le nostre previsioni.

 • La singolarità attesa secondo cui un'intelligenza artificiale un giorno non troppo lontano supererà l'intelligenza umana è improbabile poiché le macchine non possono mai superare gli esseri umani in tutti i compiti in modo completo. Inoltre, le intelligenze artificiali difficilmente possono interpretare la connotazione, la sfumatura e il contesto.

• Attitudini al cambiamento innescate dalle moderne tecnologie e dalle influenze dei pari,  possono cambiare la natura del futuro delle imprese e dell'intera società. In particolare, le relazioni di trade-off tra variabili diverse possono  rafforzarsi a vicenda, e lo hanno fatto in diversi domini.

• Nel marketing, il marchio non sarà più una garanzia di qualità uniforme al servizio clienti, ma decisione di una A.I.

 • La corsa ai profitti a breve termine delle aziende causata dalla globalizzazione sta danneggiando la sostenibilità a lungo termine. Per trovare un rimedio a questo problema bisognerà riunire un gruppo di geni ed elaborare un regime che valorizzi onore, giustizia, orgoglio .

• Creiamo karma con ogni azione che intraprendiamo e guadagneremo per tutta la vita.

 • La tecnologia è un'arma a doppio taglio che porta a un'intensa disuguaglianza di ricchezza, ma anche può impedire che la disuguaglianza peggiori. Allo stesso tempo, i progressi tecnologici rendono le persone più felici, ma causano anche più malattie legate allo stress.

L'innovazione tecnologica insieme ai cambiamenti sociali sono gli ingredienti del futuro. Il modo in cui usiamo quegli ingredienti per diventare più felici è una nostra decisione.

 

TRADUZIONI:  Ray Kurzweil, The Ages of Spiritual Machines

Nel 1999 Ray Kurzweil (colui che ha elaborato il concetto di singolarità tecnologica) metteva nero su bianco le sue previsioni per il futuro della tecnologia in rapporto all'umanità. Traduco qualche passo. 

 


 2019
Un dispositivo informatico da 1.000 dollari equivale oggi all'incirca alla capacità di calcolo del cervello umano.
I computer sono ormai in gran parte invisibili e sono incorporati ovunque. I display tridimensionali per la realtà virtuale, incorporati in occhiali e lenti a contatto, costituiscono l'interfaccia principale per la comunicazione con altre persone, il Web e la realtà virtuale. La maggior parte dell'interazione con l'informatica avviene attraverso i gesti e la comunicazione parlata bidirezionale in linguaggio naturale. Ambienti visivi, uditivi e tattili realistici e onnicomprensivi consentono alle persone di fare praticamente qualsiasi cosa con chiunque, indipendentemente dalla vicinanza fisica. Le persone iniziano ad avere rapporti con personalità automatizzate come compagni, insegnanti, custodi e amanti.
2029
Un'unità di calcolo da 1.000 dollari ha la capacità di calcolo di circa mille cervelli umani.
Sono stati perfezionati percorsi neurali diretti per la connessione ad alta larghezza di banda al cervello umano. È disponibile una gamma di impianti neurali per migliorare la percezione e l'interpretazione visiva e uditiva, la memoria e il ragionamento. I computer hanno letto tutta la letteratura e il materiale multimediale generato dall'uomo e dalla macchina. Si discute sempre più spesso dei diritti legali dei computer e di ciò che costituisce l'essere umano. Le macchine affermano di essere coscienti e queste affermazioni sono ampiamente accettate.
2099  
C'è una forte tendenza alla fusione del pensiero umano con il mondo dell'intelligenza artificiale che la specie umana ha inizialmente creato. Non esiste più una distinzione netta tra esseri umani e computer. La maggior parte delle entità coscienti non ha una presenza fisica permanente. Le intelligenze basate sulle macchine, derivate da modelli estesi di intelligenza umana, pretendono di essere umane. La maggior parte di queste intelligenze non è legata a una specifica unità di elaborazione computazionale. Il numero di esseri umani basati sul software supera di gran lunga quelli che utilizzano ancora il calcolo nativo basato sulle cellule neuronali. Anche tra le intelligenze umane che utilizzano ancora i neuroni a base di carbonio, è diffuso l'uso della tecnologia degli impianti neurali, che aumenta enormemente le capacità percettive e cognitive dell'uomo. Gli esseri umani che non utilizzano tali impianti non sono in grado di partecipare in modo significativo al dialogo con coloro che li utilizzano. L'aspettativa di vita non è più un termine valido in relazione agli esseri intelligenti.


Elizabeth Kolbert, La sesta estinzione (2014)


 Giornalista e vincitrice di un Premio Pulizer, Elizabeth Kolbert si è segnalata per i suoi importanti reportage intorno a cambiamenti climatici. In questo fortunato volume del 2014 tradotto in tutto il mondo, prova a ricostruire sulla base dei contributi scientifici più accreditati lo stato dell’arte per quanto riguarda l’ipotesi della cosiddetta Sesta Estinzione. Secondo gli scienziati la vita sulla Terra è stata segnata almeno da cinque grandi estinzioni di massa:

> la Prima, 450 milioni di anni fa, alla fine dell’Ordoviciano, quando almeno l’85% delle specie viventi nel mare si è annientato a causa di una glaciazione che ha prosciugato i mari.

> La Seconda nel Devoniano superiore. 375 milioni di anni fa

>La Terza 250 milioni di anni fa, alla fine del Permiano;

> la Quarta nel periodo Triassico - Giurassico (200 milioni di anni fa) a causa di un surriscaldamento e una mutazione della composizione chimica degli oceani;

> La Quinta 65 milioni di anni fa durante il Cretaceo, forse innescata da un meteorite, ha portato all’estinzione dei dinosauri e del 75% delle specie viventi.

> La Sesta estinzione è quella in atto in questo momento  a causa dell’uomo.

 

La nozione di estinzione appare solo nel ‘700 con Georges Cuvier biologo e naturalista francese (1769- 1832) e la scoperta dei resti del mammut Americano. La ignorano sia Aristotele che Plinio il Vecchio che Linneo. Dobbiamo dunque a Cuvier la scoperta di “un mondo precedente al nostro” e l’idea di una evoluzione nella vita degli animali.

Il geologo Charles Lyell ancora nel XIX secolo, sosteneva contro le teorie delle estinzioni di massa che la natura procede per piccoli cambiamenti. Darwin applicò alle specie viventi le teorie di Lyell sul cambiamento progressivo. Ma la teoria dell’evoluzionismo cancellò in questo modo sia la teoria delle origini miracolose (o creazioniste) sia quella delle catastrofi.

È stato il geologo americano Walter Alvarez che agli inizi degli anni ’60 del XXI secolo a scoprire gli strati argillosi che provano l’evento catastrofico dell’asteroide alla fine del Cretaceo.

La storia delle estinzioni può essere raccontata come una sequenza di cambi di paradigma, nel senso di Hans Kuhn. Dunque da un lato Cuvier e dall’altro Lyell e Darwin. Man mano che compaiono testimonianze fossili le due teorie si confrontano: estinzione per disastro contro estinzione per lento mutamento.

Almeno fino alle scoperte dello strato di iridio (materiale presente in quantità nei corpi celesti ma non sulla Terra) che giustifica la tesi dell’asteroide. Oggi il paradigma comunemente accettato mette insieme l’evoluzionismo e il catastrofismo.

La Sesta Estinzione sarebbe dunque quella in atto oggi.

Nell’epoca dell’Antropocene (l’età attuale) termine coniato da un chimico olandese premio Nobel:  Paul Crutzen, e che indica quell’età che dalla Rivoluzione Industriale in poi è caratterizzata dall’intervento trasformativo dell’uomo sulla natura. Intervento che altera il suolo, la composizione dell’atmosfera e delle acque marine e lascia una evidenza stratigrafica per i geologi del futuro.

Tra le caratteristiche dell’Antropocene vi è sicuramente l’immissione di carbonio nell’aria per colpa dell’utilizzo dei combustibili fossili e della deforestazione. La concentrazione di Co2 infatti è la più alta di tutta la storia del pianeta. Ciò provoca aumento della temperatura, scioglimento dei ghiacci, innalzamento dei mari, ma anche al contempo l’acidificazione dei mari (per l’assorbimento del CO2 nell’acqua), calcolata oggi come il 30% più alta che nell’800. E di conseguenza una riduzione della biodiversità.

Secondo studi recenti, nel 2050 il riscaldamento porterà all’estinzione di un milione di specie. Anche l’isolamento e la frammentazione del territorio (la terra divisa in isole dall’antropizzazione) determina una minore diversità e una maggiore possibilità di estinzione di specie. 

Al contempo il processo di rimescolamento di flora e fauna messo in atto dai sistemi di spostamento umani ha un’influenza molto negativa.

Anche l’uomo di Neanderthal sarebbe stato “rimpiazzato” cioè portato all’estinzione dalla specie migrata dall’Africa circa 120 mila anni fa. Gli esseri umani hanno soppiantato i Neanderthal forse perché avevano qualcosa in più. I Neanderthal infatti in centomila anni non hanno mai intaccato il loro ambiente naturale. Gli esseri umani sì. “Con la loro capacità di rappresentare il mondo attraverso segni e simboli arriva la capacità di cambiarlo, il che, nei fatti, equivale alla capacità di distruggerlo.” (p. 308).

La storia ci dimostra che la natura ha un altissima capacità di resilienza. Ma non infinita.

E soprattutto, la Sesta estinzione non può non coinvolgere anche l’uomo. Il quale si è liberato dai vincoli evolutivi grazie a Scienza e Tecnica ma non può liberarsi dal vincolo ai sistemi biologici e geologici del pianeta. Modificando composizione dell’atmosfera e acidificando gli oceani mettiamo in pericolo la nostra stessa sopravvivenza.

“Proprio ora, in quel magnifico momento che è per noi il presente, ci troviamo a decidere, senza quasi volerlo, quale percorso evolutivo rimarrà aperto e quale invece verrà sbarrato per sempre. Nessun’altra creatura si è mai trovata a gestire nulla di simile, e sarà, purtroppo, il lascito più duraturo della nostra specie.” (p. 320)

 

 

Traduzioni: ILYA PRIGOGINE, IL FUTURO È DATO?

Russian-born chemist Ilya Prigogine

 IL FUTURO È DATO?

 DI ILYA PRIGOGINE

da una Conferenza presso l'Universtà di Atene 26 Maggio 2000

Secondo il punto di vista classico, la natura sarebbe un automa. Tuttavia, oggi scopriamo instabilità, biforcazioni, evoluzione ovunque. Questo richiede una formulazione diversa delle leggi di natura per includere la probabilità e la rottura della simmetria temporale. Abbiamo dimostrato che le difficoltà della formulazione classica  derivano da un punto di vista troppo ristretto delle leggi fondamentali della dinamica (classiche o quantistiche).  Il modello classico è stato un modello di sistemi integrabili (nel senso di Poincare). È questo modello che porta al determinismo e alla reversibilità temporale. Abbiamo dimostrato che quando abbandoniamo questo modello e consideriamo una classe di sistemi non integrabili, le difficoltà vengono superate. Dimostriamo che il nostro approccio unifica dinamica, termodinamica e teoria delle teoria della probabilità.

 

(…). Ricordo che alcuni anni fa un giornalista giapponese chiese a un gruppo di visitatori perché si interessassero alla scienza.  La mia risposta fu che ritengo che la scienza sia un modo importante per capire la natura in cui viviamo e quindi anche la nostra posizione in questa natura.. Ho sempre sentito che ci sono delle difficoltà nelle descrizioni della natura che si trovano attualmente. Ne citerei tre. Prima di tutto, la natura porta a una complessità inaspettata. Questo è vero a tutti i livelli. È vero nel caso delle particelle elementari; è vero per i sistemi viventi e, naturalmente, per il nostro cervello. La seconda difficoltà è che la visione classica non corrisponde all'evoluzione storica orientata al tempo, che vediamo ovunque intorno a noi. L'universo si sta evolvendo. Questo è il risultato principale della moderna cosmologia moderna con il Big Bang. Ovunque vediamo tappe narrative. Sono eventi in natura. Un evento è qualcosa che può accadere o non accadere. Per esempio, la posizione della luna tra un milione di anni non è un evento, perché si può prevedere, ma l'esistenza di milioni di insetti è una prova di ciò che potremmo definire creatività della natura. È infatti difficile immaginare che le informazioni necessarie esistessero già in qualche modo nelle prime fasi dell'universo. Queste difficoltà mi hanno portato a cercare una formulazione diversa. Questo problema è una continuazione della famosa controversia tra Parmenide ed Eraclito. Parmenide insisteva sul fatto che non c'è nulla di nuovo, che tutto c'era e che era sempre lì. Questa affermazione è paradossale perché la situazione è cambiata prima e dopo aver scritto il suo famoso poema. D'altra parte, Eraclito insisteva sul cambiamento. In un certo senso dopo la dinamica di Newton, sembrava che Parmenide avesse ragione, perché la teoria di Newton è una teoria deterministica e il tempo è reversibile. Pertanto non può apparire nulla di nuovo. D'altra parte, i filosofi erano divisi. Molti grandi filosofi condividevano il punto di vista di Parmenide. Ma a partire dal XIX secolo, Hegel, Bergson, Heidegger, la filosofia ha assunto un punto di vista diverso. Il tempo è la nostra dimensione esistenziale.

Voglio dimostrarvi che il dilemma tra Eraclito e Parmenide può essere inserito in un quadro matematico esatto. Come sapete, dal XIX secolo abbiamo ereditato due diverse visioni del mondo. La visione del mondo della dinamica, della meccanica e quella della termodinamica. Entrambe le visioni sono pessimistiche. Dal punto di vista della dinamica, tutto avviene in modo predeterminato. Dal punto di vista termodinamico, tutto va incontro alla morte, la cosiddetta morte termica. Entrambi i punti di vista non sono in grado di descrivere le caratteristiche che ho menzionato in precedenza. La materia è stata generalmente considerata come un insieme di particelle di polvere che si muovono in modo disordinato. Naturalmente, sapevamo che esistevano delle forze. Ma le forze non spiegano l'alto grado di organizzazione che troviamo negli organismi.

Per la fisica classica e anche per la fisica quantistica, non esiste una direzione privilegiata del tempo. Il futuro e il passato giocano lo stesso ruolo. Poiché vediamo un universo evolutivo a tutti i livelli di osservazione. La descrizione tradizionale è deterministica, anche nella teoria quantistica. Infatti, una volta conosciuta la funzione d'onda per un tempo, possiamo prevederla per un futuro o un passato arbitrario. Questo mi è sempre sembrato molto difficile da accettare. Mi piaceva l'affermazione di Bergson: il tempo è "invenzione". Ma i risultati ottenuti dalla meccanica classica o quantistica o dalla termodinamica classica contengono certamente una grande parte di verità. Pertanto, il percorso che ho seguito per tutta la vita, è stato quello di dimostrare che queste descrizioni si basano su una forma troppo ristretta di dinamica. Dobbiamo introdurre un punto di partenza più generale.

Il primo passo in questa direzione fu un'osservazione che feci all'inizio del mio dottorato di ricerca, all'inizio della mia carriera. All'inizio del mio dottorato, nel 1945, che il non equilibrio porta alla struttura. Se si considera una scatola contenente due componenti, ad esempio N2 e Os, e la si riscalda da un lato e la si raffredda dall'altro, si vede una differenza di concentrazione. Per esempio, N2 può essere più concentrato sul lato caldo. Naturalmente, se si considera la scatola in equilibrio termico, le concentrazioni diventano uniformi.

 Molto più tardi, grazie alla collaborazione con il Prof. Glansdorff , scoprimmo che, lontano dall'equilibrio, appare ciò che chiamammo "strutture dissipative". Queste nuove strutture sono diventate molto popolari, ovunque si parla di strutture di non-equilibrio, di auto-organizzazione. Questi concetti sono stati applicati a molti campi, comprese le scienze sociali o le scienze economiche. Ma non potevo fermarmi a questo punto perché la termodinamica è fisica macroscopica, quindi forse è proprio il fatto che questi sistemi sono di grandi dimensioni e che non abbiamo una conoscenza esatta della loro evoluzione temporale che ci può dare l'illusione dell'irreversibilità.

Questo è il punto di vista adottato dalla maggior parte delle persone ancora oggi.

Tuttavia, il mio interesse principale è stato quello di mostrare che la difficoltà deriva dal fatto che la dinamica, classica o quantistica, deve essere collocata in un quadro più generale.

  (...)

 Conclusioni

 Arriviamo a un diverso concetto di realtà. Laplace e Einstein credevano che l'uomo fosse una macchina all'interno della macchina cosmica. Spinoza diceva che siamo tutti macchine ma non lo sappiamo. Questo non sembra molto soddisfacente. Tuttavia, per descrivere il nostro universo evolutivo, abbiamo fatto solo passi molto preliminari.

La scienza e la fisica sono ben lontane dall'essere completate, come alcuni fisici teorici vogliono farci credere. Al contrario, io credo che i vari concetti, che ho cercato di descrivere nella mia conferenza, dimostrano che siamo solo all'inizio. Non sappiamo che cosa corrisponda esattamente al Big Bang, non sappiamo che cosa determini le famiglie di particelle, non sappiamo come si sta evolvendo l'evoluzione biologica. Posso concludere la mia conferenza con alcune osservazioni generali. La fisica del non-equilibrio ci ha fornito una migliore comprensione del meccanismo di emergenza degli eventi. Gli eventi sono associati a biforcazioni. Il futuro non è determinato. Soprattutto in questo periodo di globalizzazione e di rivoluzione delle reti, il comportamento a livello individuale è il fattore chiave per plasmare l'evoluzione dell'intera specie umana.

Proprio come poche particelle possono alterare l'organizzazione macroscopica in natura per mostrare la comparsa di diverse strutture dissipative. Il ruolo degli individui è più importante che mai. Questo ci porta a credere che alcune delle nostre conclusioni rimangano valide nelle società umane.

Un famoso detto di Einstein è che il tempo è una "illusione". Einstein aveva ragione per i sistemi integrabili, ma il mondo che ci circonda è fondamentalmente formato da sistemi non integrabili.

Il tempo è la nostra dimensione esistenziale. I risultati descritti in questo articolo mostrano che il conflitto tra Parmenide ed Eraclito può essere tolto dal suo contesto metafisico e formulato in termini di teoria dei sistemi dinamici.

 

Michio Kaku, Il futuro dell’umanità (2018)

 Michio Kaku è un fisico americano specialista in Teoria delle Stringhe ma è soprattutto un grande divulgatore. I suoi libri sono tradotti in tutto il mondo. In quest’opera del 2018

Il futuro dell’umanità. Dalla vita su Marte all’immortalità, così la scienza cambia il nostro destino, sostiene una tesi molto radicale che può essere riassunta così: “La vita è troppo preziosa per essere custodita su un singolo pianeta alla mercé di tante minacce cosmiche.”

Apocalissi climatiche, glaciazioni, impatto di asteroidi, ecc. la Terra è destinata comunque alla distruzione. L'unica possibilità è avere un piano B: la migrazione su altri mondi.

Solo nella nostra galassia potrebbero esserci 20 miliardi di pianeti in orbita intorno al proprio sole, come la Terra, e fra questi molti potrebbero presentare e condizioni giuste, temperatura, gravità, atmosfera per una vita umana.

La luna, invece, secondo l’autore è poco appetibile perché ha la stessa conformazione della Terra, ed è troppo vicina ad essa. Diventerà piuttosto un hub per i viaggi spaziali, anche in considerazione della ridotta gravità che facilita la partenza dei razzi.

La zona degli asteroidi è più interessante perché sono ricchi di minerali rari.

Ma la vera sfida è quella lanciata da Elon Musk e ripresa da tutti: Marte. Certo, restano molti problemi tecnici ancora irrisolti: 9 mesi di viaggio, le radiazioni, le micro meteoriti, l’assenza di atmosfera…

In generale, secondo Michio Kaku l’obiettivo dovrebbe essere quello di rendere l’umanità una specie multiplanetaria.

La terraformazione di Marte sarà l’obiettivo del XXII secolo. Molte possibilità ci sono anche rispetto alla luna di Giove, Europa e a Titano che orbita intorno a Saturno.

Chiave per l’edificazione di basi spaziali su altri pianeti sarà l’uso del grafene e dei robot, e quindi della Intelligenza Artificiale. 

L’autore a questo punto spazia liberamente intorno alle ipotesi scientifiche relative alla costruzione di astronavi capaci di lunghi viaggi a velocità vicine a quella della luce, sfruttando vele laser, vele solari, motori a ioni, razzi a fusione, ad antimateria, a curvatura. Scienza e fantascienza in questo campo sembrano farsi concorrenza.

Kaku espone le scoperte più recenti in merito a possibili pianeti su cui vi siano già forme di vita. E affronta il complesso problema della durata dei viaggi spaziali che impone varie possibili soluzioni: congelamento, astronavi multi generazionali, uso di cloni o di Intelligenze Artificiali, perfino di uomini resi immortali. Scivola così nella tesi del trans umanesimo: potenziare artificialmente l’organismo umano.

D’altra parte la ricerca di forme di vita extraterrestri finora ha fallito l’obiettivo e l’autore sembra perfino scettico
sulla possibilità  che l’uomo possa incontrare davvero altre specie.

Tuttavia non vede altra possibilità per immaginare una sopravvivenza a lungo termine del genere umano. E non esclude  una ipotesi che riprende da un celebre racconto di Asimov, quella di  “esseri di pura energia che possono teletrasportarsi da un capo all’altro della galassia sotto forma di pura coscienza.”

Una lettura divertente e interessante, come si può capire, a patto di affrontarla con lo spirito del lettore di fantascienza più che con quello dello scienziato. Ma ormai il confine appare sempre più incerto. 

 

Mark O’Connell, Essere una macchina (2017)


 Nel mondo giornalistico anglosassone è ormai un modello apprezzato e diffuso: il saggio che affronta il tema del futuro, delle sue incognite ma soprattutto delle straordinarie novità che l’Apparato tecnico scientifico sembra promettere a piene mani. È una diretta conseguenza dell’ideologia della Silicon Valley che mette insieme l’ottimismo tecnologico e perfino una certa timida cautela di fronte al rischio esistenziale. Dichiarato forse per esorcizzarlo.

In questo testo fortunato l’autore mette in scena la convinzione della tecnica di poter produrre l’uomo nuovo nei prossimi cento anni. È quel che viene chiamato movimento del Transumanesimo che, in generale, indica il trascendere la condizione umana per merito della tecnologia.

Ovviamente il primo presupposto di questa convinzione è che l’esistenza sia un sistema perfettibile indipendentemente da ogni forma di evoluzionismo naturale.

Ma partiamo dalla definizione che l’autore ci offre di Transumanesimo: “il transumanesimo è un movimento di liberazione che rivendica nientemeno che una totale emancipazione dalla biologia” (18)

Va notato che, secondo l’autore, il Transumanesimo è una tendenza già presente nella cultura stessa del capitalismo.

Il libro prosegue dunque con una ampia e coinvolgente illustrazione di forme attuali di ibridazione uomo-macchina: in particolare le società di crioconservazione del cadavere e del cephalon in attesa di essere resuscitati. Anche se attualmente esiste la tecnologia di conservazione ma non quella della rinascita. In questo senso, ironicamente, l’autore fa notare che questi centri raccolgono in effetti i cadaveri degli ottimisti. In generale comunque si tratta di una pratica difficilmente estendibile all’intera umanità, dunque per definizione rivolta a pochi privilegiati, ottimisti e molto ricchi.

Vi è poi l’uploading della mente. Abbandonare il corpo animale come non più necessario. E accanto a questo il procedimento di potenziamento delle facoltà cognitive. In entrambi i casi il presupposto è quello che viene oggi chiamato computazionalismo, cioè l’idea che il cervello sia niente altro che una macchina che elabora informazioni (come un computer).

Atteggiamento quasi religioso che riprende antiche idee (trasmigrazione delle anime, immortalità dell’anima, reincarnazione, platonismo…) tutte centrate sulla logica di una rigida e netta distinzione tra corpo e anima. Si tratta, dunque, in qualche modo di una ripresa dello gnosticismo: il corpo dell’uomo creato da un demiurgo per imprigionare lo spirito divino.

È chiaro che questa tendenza contiene in sé il grave rischio esistenziale di un annientamento dell’umanità. E comunque rappresenta una forma di razionalismo magico.

Vi è poi il problema dell’IA: il rischio, cioè, di non riuscire a comunicare gli ordini giusti, il rischio di non riuscire a spegnere la macchina quando necessario. Tutti problemi che si porranno inevitabilmente quando l’IA supererà l’intelligenza umana.

Per i transumanisti i robot sono il futuro. Nei prossimi 20 anni i robot soppianteranno gli umani: impiegati delle poste, gioiellieri, chef, contabili, segretari di studi legali, analisti di credito, erogatori di prestiti, cassieri, commercialisti e autisti saranno esclusivamente robot. Bizzarro elenco, chissà perché l’autore ignora operai, contadini, manovali, facchini.

Questa convinzione nasce e si sviluppa a partire dal meccanicismo di Cartesio, La Mettrie, per arrivare fino a Tesla. Oggi, però, la maggior parte degli automi è il frutto di un nuovo complesso militar industriale (si pensi ad esempi ai droni).

L’obiettivo del Transumanesimo è quello di risolvere una volta per tutte il problema della morte. Di qui la medicina rigenerativa, per la quale il corpo in fondo è una macchina infinitamente riparabile. Si pensi agli investimenti milionari provenienti dalla Silicon Valley, per esempio il progetto Google Calico, la compagnia che si occupa di allungare la vita media dell'uomo, innanzi tutto sviluppando nuovi medicinali che colpiscano le malattie associate con l'invecchiamento.

Conclusione piuttosto amara dell’autore: “il futuro non esiste, o esiste solo come simulacro allucinatorio del presente, una favola consolatoria, o una terrificante storia dell’orrore, che ci raccontiamo per giustificare o condannare il mondo in cui viviamo” (253).

Non c’è dubbio, aggiungo, che il Transumanesimo, lungi dall’essere una semplice descrizione di ciò che ancora non c’è, è piuttosto un atteggiamento religioso, una nuova fede: trascendere la condizione umana per merito della tecnologia, ma come tutte le fedi finisce per essere cieca rispetto a se stessa. Non si rende conto, cioè, che l’emancipazione della biologia è possibile solo a prezzo di un fondamentale asservimento alla tecnologia. E questa è la realtà del presente. Non sappiamo sei il futuro apparterrà alle macchine ma è chiaro che il rischio è quello di avere a che fare con una umanità sempre più simile a un esercito di robot.

 

 

 

 

 



 

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