Spesso nel nome di una cosa è contenuto il suo destino. A maggior ragione quando si tratta di una pratica nuova che non ha precedenti immediati. Ora, senza rifare tutta la storia del Nome che ci troviamo incollato addosso, forse vale semplicemente la pena di immaginarne uno nel quale sia più facile riconoscersi, almeno per me. E in questo senso il suggerimento viene da una accezione straniera, gli americani infatti usano spesso l'espressione "philosophical practitioners", da qui mi è apparso il nome con il quale vorrei indicare me stesso, il mio lavoro, e magari quello degli altri: Filosofo Praticante.
Ma chi è il Filosofo praticante? E' colui che pratica attivamente la filosofia così come un "praticante" è colui che aderisce a una religione facendone un motivo di ispirazione quotidiana della propria esistenza. Sono consapevole del sapore "confessionale" dell'espressione, l'ho messo subito in evidenza io stesso. Ma è chiaro che non intendo con questo suggerire una equazione assurda, la filosofia non è una religione, né i filosofi appartengono ad una setta. Ma il Filosofo Praticante è qualcuno che vive la filosofia nella sua vita quotidiana, nel senso che cerca di vivere filosoficamente, ovvero di agire utilizzando gli strumenti e la saggezza della filosofia. Non è un filosofo che si limiti a studiare e a insegnare la filosofia, magari fa anche questo - non necessariamente - ma prima di tutto fa tutto ciò che costituisce la sua esistenza in base alla attitudine filosofica, ed in base ai propri valori: quelli che la sua ricerca filosofica ha elaborato, e su cui costruisce la propria quotidianità.
Praticante è colui che sta nella dimensione della filosofia come il pesce sta nell'acqua e l'uccello in aria.
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