A cura di Stefano Zampieri - Consulente Filosofico

lunedì 27 febbraio 2023

Introduzione alla Consulenza Filosofica 8  : FORMAZIONE DEL CONSULENTE

 FORMAZIONE DEL CONSULENTE


Il percorso di formazione del filosofo consulente prevede innanzi tutto una laurea specialistica in filosofia, perché la conoscenza approfondita della materia filosofica deve essere considerata il punto di partenza e il fondamento anche se poi nel colloquio non si fa né teoria, né storia della filosofia. In secondo luogo, però, è necessario un percorso di formazione sulla letteratura specifica della consulenza filosofica, che è ampia e articolata. In terzo luogo è necessario un processo di approfondimento della materia a confronto con coloro che già svolgono attività di colloquio filosofico. In quarto luogo è necessario un periodo di sperimentazione personale sotto il controllo di uno o più professionisti che possono guidare, consigliare, interrogare, l’attività dell’apprendista. E infine, anche se per certi versi dovrebbe essere l’elemento centrale, è necessario un percorso di crescita personale, cioè che l’apprendista filosofo consulente, abbia fatto egli stesso un percorso di consulenza come ospite e che da questo percorso abbia iniziato a interrogare profondamente se stesso, mettendo in luce, e portando a consapevolezza, la sua personale visione del mondo, i suoi valori, le sue credenze.

Questo processo di formazione personale è la pre-condizione per diventare un filosofo consulente. Ho già fatto notare che comunque il filosofo non deve mai smettere di interrogarsi e non deve mai rinunciare a porre sotto esame il suo operato. Ciò che fa, deve essere sempre per lui motivo di riflessione e al contempo di confronto e di scambio con l’intera comunità dei consulenti filosofici, per questo deve mettere nel conto una formazione continua e ininterrotta, come garanzia di qualità del suo lavoro.

 

 

 

 

domenica 26 febbraio 2023

Immaginare il futuro: Deborah Danowski e Eduardo De Castro, Esiste un mondo a venire? Saggio sulle paure della fine (2017)

 


La fine del mondo

È un tema molto sviluppato in tutti i settori (letteratura, cinema, critica, filosofia…) in concomitanza con l’accentuarsi dei mutamenti ambientali. Controcorrente con l’ottimismo umanista che predomina in Occidente da tre o quattro secoli.

Spesso si ipotizza un evento catastrofico (virus, guerra atomica, evento cosmico, ecc). Accelerazione è la premessa di un futuro distopico.

Riemerge il NO FUTURE del movimento punk.

Antropocene non è solo un’età della Terra ma è anche la fine della “epocalità” per quanto riguarda la nostra specie. Il nostro è un “presente senza avvenire” (22). Il futuro ha cessato di esistere.

Si tratta, nel complesso, della formazione di una mitologia adeguata al presente.

Allora, se la fine del mondo appartiene alla nuova mitologia, la metafisica ne è lo strumento. Fantascienza e metafisica appartengono allo stesso genere. Forti sono infatti le intersezioni tra metafisica e alcuni autori (Lovecraft, Philip Dick, Gibson, David Brin, China Mieville)

 Processi biofisici del sistema Terra che già ora sono vicini al collasso:

- cambiamenti climatici

- acidificazione degli oceani

- diminuzione dell’ozono nell’atmosfera

- consumo di acqua dolce

- perdita della biodiversità

- inquinamento chimico e dell’atmosfera

- sfruttamento del suolo.

Siamo già  arrivati al punto di non ritorno? Stiamo per entrarci? Si chiedono gli autori.

“Il futuro prossimo, nello spazio di poche decadi, diviene imprevedibile, se non addirittura inimmaginabile al di fuori degli scenari della fantascienza o delle escatologie messianiche.” (32)

Di qui la sensazione di una accelerazione del tempo.

Entrare in questa mitologia e pensare l’opposizione vita / umanità, ovvero l’ipotesi di una vita terrestre senza la presenza umana,  significa pensare l’idea del mondo prima di noi.  E dopo di noi.

 Il mondo prima di noi

L’Eden è il mondo senza di noi: il mito dell’Eden permane nell’idea della “wilderness” (regione selvaggia): luogo incontaminato, inesplorato, oggi limitato a quei luoghi ove popolazioni primitive vivono in armonia con la natura. Armonia che si rompe non appena interviene la civiltà.

Il mondo dopo di noi

È l’ipotesi di molte narrazioni: la scomparsa dell’umanità come guarigione della Terra. Oppure il superamento dell’umanità come la conosciamo in una qualche forma di sublimazione tecnica che consenta una formazione trans-umana ridotta a impulsi trasmissibili nel cosmo (sogno californiano, dell’ingegnere capo di Google: Kurzweil). A questi “singolaristi” si contrappongono gli “accelerazionisti” (per es. mondo cyborg, cyberpunk ecc.) che hanno per riferimento Deleuze-Guattari, Lyotard, Baudrillard. Accelerazionismo è incarnazione contemporanea della filosofia marxista della storia.

Bisogna invece ripartire da due nozioni chiave: Gaia e Antropocene.

 “Se la guerra nucleare totale significa la fine dell’umanità per mezzo della fine del mondo, la Shoah ha significato la fine del mondo dell’umanità, il mondo umanista europeo nato con il Rinascimento. La fine dell’umanità, in questo senso, è iniziata ad Auschwitz, così come la fine del futuro è iniziata a Hiroshima. (167)

 


 

lunedì 20 febbraio 2023

 Introduzione alla Consulenza Filosofica 7 : LA DIMENSIONE ETICA

LA DIMENSIONE ETICA


È evidente che la consulenza filosofica individuale appartiene ad una sfera che possiamo chiamare la sfera dell'etica, si tratta di una dimensione nella quale ciò che è in gioco sono le linee guida della nostra esistenza ciò che noi stessi poniamo come linee guida della nostra esistenza ciò che noi stessi poniamo come valori di riferimento per la nostra esistenza. Si tratta cioè di una dimensione in cui ciò che è in gioco non è l'armonia della sfera interiore, ciò che in gioco non è un fatto medico né un fatto psicologico ma è vissuto in una forma che non è quella individualistica della tradizione in cui ognuno per trovare se stesso si chiude nella propria stanza, ma viceversa una dimensione intimamente relazionale che ha bisogno della presenza dell'altro perché ha fatto esperienza del fatto che noi siamo anche la nostra relazionalità, noi siamo anche l'altro con cui ci rapportiamo, non siamo isole abbandonate nell'oceano ma siamo un sistema di forze, siamo per restare in questa metafora una rete di relazioni, un tessuto di relazioni nel quale ognuno di noi è un nodo che tiene insieme molti fili differenti, che continuamente stringe rapporti, rompe rapporti, allenta i propri rapporti in un continuo movimento di relazioni nei quali siamo coinvolti, e che dobbiamo costruire che dobbiamo realizzare.

Ecco la condizione contemporanea è una condizione nella quale questa nostra relazionalità viene negata e siamo spinti invece ad un individualismo estremo che rappresenta però spesso e volentieri soltanto una diminuzione una riduzione della nostra umanità.  La pratica filosofica le sue varie espressioni da quella duale a quelle di gruppo, intende riportare l'uomo ad una condizione di vita differente ad una condizione di vita nella quale la sua umanità sia espressa in tutte le sue forme.


domenica 19 febbraio 2023

Immaginare il futuro: Nicholas Taleb, Il cigno nero, (2007)

 


Taleb elabora per primo la metafora di Cigno Nero. Questa è la definizione che ne propone:

1. Evento isolato che non rientra nelle aspettative perché niente nel passato ne giustifica l’apparizione

1.2. Evento con un Impatto enorme.

1.3. Evento per il quale, a posteriori, elaboriamo una spiegazione che lo rende prevedibile.

 

La logica del Cigno Nero rende più interessante ciò che non si sa rispetto a quello che si sa. E mette in evidenza la nostra incapacità di prevedere gli eventi storici.

I Cigni Neri sono imprevedibili, bisogna accettarne l’esistenza, non tentare di prevederli.

[Esempi : Bolla di Internet nel 2000 – Attentato Torri gemelle 2001  -  Crisi finanziaria mondiale 2008  -  Disastro di Fukushima 2011  -  Brexit  2016  -  Covid 19 2021  -  Possono essere anche positivi => scoperte scientifiche]

Studiare il Cigno Nero signiofica studiare l’incertezza contro l’ideale della statistica che è sempre ingannevole.

TESI dell’autore è che “nonostante il progresso e la crescita della nostra conoscenza, o forse a causa di tale progresso e di tale crescita, il futuro sarà sempre meno prevedibile.” (19)

 

Lo studio del Cigno Nero fa emergere la figura dell’antibiblioteca: tutti i libri che NON abbiamo letto e dell’antistudioso: è chi si concentra sui libri non letti ( o empirista scettico). 

Invece basare la previsione del Cigno Nero su ciò che si conosce del passato è inutile (es. del Tacchino e del Giorno del Ringraziamento: l’animale si Sente sicuro e protetto, fino al 24 Novembre).

Taleb si rifà esplicitamente alla dottrina scettica (Sesto Empirico, Al-Ghazali, Pierre Bayle, Hume) Ma ritiene di superarli. E cita Popper, cioè il principio della falsificazione: è più utile cercare esempi che falsificano una congettura piuttosto che esempi che la confermino (come fa invece l’empirismo ingenuo).

Esempio della sequenza 2  -  4  -  6 : qual è la “regola” che giustifica la sequenza? Quale numero viene di seguito in base alla regola? Si possono proporre molti numeri diversi ma nessuno indovina la vera regola (numeri pari oppure  x+2 oppure numeri ascendenti, oppure tabellina del 2 ecc…). Così tutte le proposte sono valide ma la regola esatta non è mai indicata.

Allo stesso modo non sono efficaci per le previsioni (a fronte del Cigno Nero) l’esaltazione del rapporto causa/effetto, o la generalizzazione ingenua (non l’ho visto uccidere e dunque non è un assassino  -  oppure “Non è mai accaduto e dunque non accadrà”).

 

giovedì 16 febbraio 2023

Letture: Arthur C. Clarke, Le sabbie di Marte

 


Pubblicato nel 1951, cioè ben dieci anni  prima di Jurij Gagarin, questo bellissimo romanzo di Clarke rappresenta una delle testimonianze più eminenti della cosiddetta fantascienza classica, non a caso fu usata in Italia per dare inizio alla gloriosa collana Urania.

La chiave del romanzo è certo racchiusa nella descrizione dei voli spaziali, della colonizzazione del pianeta Marte e del primo tentativo di “terraformazione”.

Il protagonista è uno scrittore e giornalista Martin Gibson, che inviato a partecipare per un reportage, al viaggio inaugurale dell'astronave "Ares" - prima nave di linea regolare fra la Terra e Marte, finisce per restare affascinato dal pianeta e da tutto ciò che vi si sta realizzando.

Marte si presenta in modo assai diverso da come le sonde ce lo hanno mostrato veramente in seguito, qui è un pianeta verde, anche se le piante sono molto particolare per via della mancanza di atmosfera, i coloni vivono sotto delle strutture protette, ma per uscire usano solo una maschera per l’ossigeno.

Gibson incontrerà tra gli altri un giovane simpatico che poi scoprirà essere suo figlio, e che rappresenta in un certo senso il futuro della colonia marziana.

La verosimiglianza di tutto l’apparato tecnologico raccontato in questo romanzo è semplicemente stupefacente e mostra benissimo l’attenzione che Clarke mette in tutte le sue opere alla dimensione tecnica e scientifica. D’altra parte sappiamo bene quanto egli rappresenti l’entusiasmo americano, li sogno della conquista pacifica e produttiva dell’universo compiuto nel nome di una scienza che in definitiva  sempre buona, sempre dalla parte del progresso e degli uomini.

Qui incontriamo un grande progetto chiamato Progetto Aurora che è niente meno che il tentativo di trasformare una delle lune di Marte in un piccolo sole artificiale (attraverso bombardamenti nucleari) in modo da modificare l’ambiente marziano, rendendo possibile la diffusione di piante in grado di produrre ossigeno dalle sabbie. L’esperimento riesce  così il pianeta si avvia ad una nuova vita, per i coloni che lo abitano ma anche per una piccolissima popolazione animale, una specie di canguri discretamente intelligenti e pacifici che il protagonista ha scoperto per caso. 

Lo sguardo di Clarke è costantemente rivolto verso un futuro possibile, di cui la fantascienza rappresenta solo l’anticipazione razionale. Non stupisce allora che  la narrazione avvenga con uno stile costantemente asciutto, descrittivo, realistico, senza troppi fronzoli, e sempre molto accattivante. Si tratta per l’autore di mostrare il possibile non di costruire mondi nuovi immaginari e strabilianti, ma piuttosto di mostrale quali possibilità cu riservano la tecnica e la scienza, se solo riservassimo loro tutta l’attenzione cui hanno diritto. È un mondo di scienziati quello di Clarke dove lo scrittore, ha in fondo il compito del cronista.

Oggi la fantascienza ottimistica e senza problemi di Clarke forse ha fatto il suo tempo, ma di sicuro resta inalterato il piacere della lettura che questo romanzo sa regalare al lettore.

 

lunedì 13 febbraio 2023

Introduzione alla Consulenza Filosofica 6: ORIENTAMENTO

 ORIENTAMENTO


 La consulenza filosofica individuale è un colloquio volto a orientare le scelte non nel senso che il filosofo assuma la figura del maestro che è in grado di proporre i valori giusti, le scelte buone eccetera, ma bensì perché si presume che dallo scambio, dal confronto, dall'interrogazione comune, dalla comune ricerca, possano emergere per tutti gli interlocutori dello scambio sia esso duale sia quello collettivo, la possibilità di fissare i propri valori, fissare dei valori, dei punti di riferimento, che ci consentono di orientare la nostra esistenza; a me piace la metafora spaziale quando descrivo queste situazioni: la metafora spaziale mi consente di immaginare in questo modo l’esistenza, come un percorso attraverso luoghi spesso sconosciuti, nel quale noi abbiamo costantemente bisogno di fissare dei punti di riferimento per non perdere l'orientamento, per non perdere l'orientamento noi poniamo dei punti fissi all'orizzonte questi punti fissi sono i nostri valori; però l'esistenza è perennemente in movimento e noi sappiamo che lungo il nostro percorso alcuni riferimenti verranno perduti alcuni elementi resteranno indietro nell'orizzonte e forse spariranno, sappiamo cioè che questo mondo di valori e di verità locali, come le chiamo io, cioè di verità che sono tanto forti da consentirci di essere regolative nell'esistenza ma non così forti da diventare valori assoluti e definitivi perché la vita è un percorso e dobbiamo essere pronti a interrogare i nostri valori a mettere in questione i nostri punti di riferimento,  alcuni saranno più solidi e più stabili, alcuni saranno probabilmente da rivedere, altri ancora andranno abbandonati, comunque tutti dovranno essere sottoposti a interrogazione.