Il libro di Victor Franck Sul senso della vita, pubblicato da Mondadori nella traduzione di Elena Sciarra e con una introduzione di Daniel Goleman, raccoglie tre conferenze che l'autore ha tenuto nel 1946 cioè subito dopo la liberazione del campo di concentramento.
Il fondatore della logoterapia si interroga a partire dalla sua drammatica esperienza e offrendo a supporto una serie di ricordi e di testimonianze, anche legate alla sua attività di psichiatra, sulla questione fondamentale della ricerca di un senso della vita.
Innanzitutto secondo Frankl il senso della vita deve essere cercato dall'individuo, dal singolo, e deve essere cercato in una forma attiva sono queste le due caratteristiche che egli individua innanzitutto e che mette alla prova, per esempio, cercando di dimostrare come il suicidio sia una scelta assolutamente insensata in quanto in ogni momento della vita è possibile trovare un significato anche quando essa è ridotta ai minimi termini. Agendo noi esseri umani diamo significato alla vita ma non soltanto, anche amando, amando gli altri, amando la natura, amando il mondo, e in ultima analisi anche persino soffrendo, cioè nella sofferenza.
Dunque anche nel dolore è possibile trovare un senso e trovare e riconoscere il valore della vita, la quale in questo modo, secondo Frankl, può essere resa significativa sempre, fino all'ultimo fiato, fino all'ultimo respiro, e non c'è mai nulla che giustifichi il nostro eventuale desiderio di abbandonare la partita.
Alcune pagine veramente profonde mettono in scena il tema della morte: anche la morte, secondo Frankl, è una parte significativa della vita. Esattamente come la sofferenza, perché apre la dimensione esistenziale e quella irripetibilità e finitezza dell'esistenza umana che è esattamente ciò che la valorizza: abbiamo soltanto questa vita che è una vita parziale limitata finita.
Molte sono le pagine nelle quali Frankl ricorda la sua esperienza drammatica nel lager e sottolinea come nel Lager si siano salvati proprio coloro che in qualche modo erano riusciti a dare un senso a quel barlume di vita che ancora era rimasta.
Particolarmente interessante mi sembra, e particolarmente attuale, la proposta di Frankl quando egli ci propone di elaborare una sorta di etica del quotidiano cioè una ricerca del tema della responsabilità nelle proprie azioni, nel proprio agire di ogni giorno, dire sì alla vita come gli propone, e come in fondo sembra riprendere da Nietzsche, significa assumersene la responsabilità nei propri confronti e nei confronti degli altri.
Vorrei far osservare un particolare: Frankl è ovviamente uno psicologo, uno psichiatra, uno psicoterapeuta, è il fondatore addirittura di una corrente della psicoterapia, uno dei vertici della psicologia umanistica, ma in realtà appartiene a quella generazione per la quale, in fondo, la distinzione tra la psicologia e la filosofia è estremamente sottile e estremamente difficile da definire esattamente. Soltanto in seguito il mondo psi interpreterà se stesso in forma rigidamente medicale. Frankl appartiene ancora alla generazione dei fondatori, che sono insieme analisti della psiche ma anche acuti e profondi filosofi ed è per questo che la lettura di queste pagine è ancora così potente e ancora così efficace per noi che ci occupiamo di filosofia pratica, perché ci mostra come nella quotidianità della nostra esistenza vi siano valori fondamenti concetti tensioni energie che devono essere interrogate profondamente e che non sono soltanto dinamiche psichiche ma sono prima di tutto scelte, valori, argomentazioni, sono quella metafisica del quotidiano come gli stesso la definisce, con la quale siamo tenuti a confrontarci noi tutti in ogni momento della nostra vita.
Alla fine della lettura di queste potenti conferenze forse ci rendiamo conto che la vita non ha propriamente un significato Ma che è essenziale per noi attribuirglielo, la vita non ha valore in sé in modo astratto e assoluto, ha valore sempre per noi, per me, per ognuno di noi, siamo noi che dobbiamo dare senso alla nostra esistenza rendendola degna di essere vissuta.
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