Considero Marc Augé uno dei grandi filosofi del Novecento, i suoi contributi sul tema dello spazio e anche su quello del futuro sono certamente tra i più rilevanti, interessanti, innovativi, che si possano leggere, tuttavia il libriccino che dedica al tema della felicità appare assai debole soprattutto dal punto di vista filosofico.
Certo si può ricavare con facilità l'idea generale che lo sostiene, peraltro condivisibile: il fatto che la felicità non è uno status raggiunto una volta per sempre ma piuttosto una condizione occasionale che si raggiunge talvolta, sotto determinate situazioni e che dura, evidentemente, soltanto per pochi istanti, oppure una condizione che emerge soltanto dalla memoria.
Al di là di questo, tuttavia, l'autore non riesce a elaborare un percorso di analisi, non riesce ad articolare più approfonditamente il tema filosofico della felicità.
Si percepisce, con una certa chiarezza, che il testo è stato scritto prima dell'epoca Covid, e per questo appare un poco sfasato rispetto alla nostra attualità. L'autore si limita ad andare alla ricerca di quelli che chiama momenti di felicità al plurale, e lo fa o attraverso spunti autobiografici, oppure rovistando nella letteratura tra Rousseau, Stendhal, Flaubert. Oppure nei ricordi delle vecchie canzoni cantate in famiglia. O nei piaceri della buona tavola. O ancora nella bellezza di un paesaggio.
Propongo come sintesi adeguato di tutto il testo una citazione, forse un po’ lunga ma molto chiara ed emblematica.
“Oggi la felicità si declina in modi diversi: felicità al passo con il nostro tempo, in primo luogo; felicità del consumo, per coloro che non ne sono esclusi. Quindi, la felicità di sempre: felicità d’incontrare un viso, un paesaggio, un libro, un film, una canzone, un’alterità ricevuta e reinventata; felicità talvolta istantanea e, spesso, presto svanita, ma che permane nel ricordo; felicità del ritorno o della prima volta – felicità del ricordo e della fedeltà. Tutti questi diversi modi di provare felicità esistono soltanto per coloro che li hanno desiderati al punto di averli inventati, a dispetto dell’epoca, del dubbio e della paura. Sono modi di conoscere la felicità concessi a tutti, indipendentemente da origini, cultura, sesso: una felicità di resistenza, la cui idea rimarrà sempre nuova, a dispetto dell’odierna mediocrità. Momenti di felicità “nonostante tutto”. (p. 122)
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