ESSERE RESPONSABILI
Il fatto stesso di essere venuto al mondo significa che qualcuno se n’è assunto la responsabilità. È questa infatti la prima delle relazioni che mi costituiscono. E dove c’è relazione c’è responsabilità, per forza di cose. In questo senso è la realtà stessa ad imporre la responsabilità perché mi mette di fronte agli altri, mi costituisce attraverso delle relazioni. E il solo modo per non sentirsi in colpa di fronte agli altri è quello di assumersene la responsabilità. Perché anche la semplice indifferenza è un atteggiamento colpevole.
Ciò non significa essere responsabili di tutto ciò che fanno gli altri, non significa sentirsi in colpa per loro, per ciò che fanno. Non sono io responsabile del male compiuto da un altro, ma sono responsabile di non aver fatto tutto ciò che era in mio potere per impedire che facesse del male. E nello stesso tempo sono responsabile della sua fame e della sua sete, della sua felicità e del suo dolore.
Certo, di fronte a tutta la sofferenza del nostro mondo, è anche vero che non sentirsi responsabili è anche il modo più semplice per non sentirsi in colpa.
Da un altro punto di vista, però io sono responsabile anche verso me stesso. Quando stabilisco degli obiettivi e mi interrogo sugli ostacoli che devo superare per raggiungerli. Quando valuto il cammino più opportuno per dare vita al mio progetto di vita. Quando compio di volta in volta tutte le scelte necessarie per realizzarlo. Quando devo mettermi di fronte alle conseguenze di quelle scelte, e di tutto il cammino percorso. In ogni momento io sono responsabile di me stesso. Sono responsabile nel momento in cui, prima di agire, devo prevedere tutto quel che potrà accadere, ma anche quando, dopo, devo sopportare le conseguenze di tutti i miei atti.
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