A cura di Stefano Zampieri - Consulente Filosofico

lunedì 30 gennaio 2023

Introduzione alla Consulenza Filosofica 4: IL PRESENTE

IL PRESENTE


La consulenza filosofica individuale, ha l'occhio centrato sul presente in quanto fondazione e fondamento del futuro;  dunque è meno sbilanciata di altre pratiche sul passato, e se l’inizio dei colloqui è di solito una fase di ricostruzione biografica, ciò non serve a fare i conti con il passato ma serve essenzialmente a costruire l'identità del presente, a delineare narrativamente l'identità presente, e a far emergere i temi essenziali entro cui ruota la nostra esistenza, i punti di riferimento che fino a oggi mi sono serviti nelle scelte e nei passaggi della vita.  Ma ciò che conta per la consulenza filosofica è prima di tutto il presente, è questa la condizione essenziale della consulenza filosofica in quanto essa ha a che fare con il sistema dei valori ed i punti di riferimento che costituiscono lo sfondo entro il quale io posso agire nel presente e dunque nel mio futuro. Allora la ricostruzione biografica non punta a fare i conti con il nostro passato, con i nostri traumi infantili, i conflitti della  nostra adolescenza, le difficoltà delle nostre relazioni parentali, ma punta a ripartire dal momento presente, ripartire dall'oggi, certo facendo il bilancio di ciò che c'è e di ciò che è stato,  e quindi anche ricostruendo biograficamente la propria identità, ma sempre soltanto sullo sfondo di una costruzione progettuale dell'esistenza. 


domenica 29 gennaio 2023

Immaginare il futuro: H. G. Wells, La scoperta del futuro

 

H. G. Wells, La scoperta del futuro,  (1902)


 INTRO (Simone Arcagni)

Tema centrale della futurologia di Wells è la macchina: l’epoca è definita dalla tecnologia che riconfigura tutti gli aspetti della vita umana.

Ma i futuristi la esaltano, Wells la interroga.

Mentre in Poe (cfr. Il giocatore di scacchi) la tecnica è pericolosamente affiancata alla magia (come in tutto il Settecento e il primo ‘800) in Wells assistiamo a un atteggiamento maggiormente scientifico (come anche in Verne).

Wells guarda il futuro alla luce di una fede darwiniana che alla fine lascia sempre una traccia di speranza.

“La tecnica per Wells è, prima, fonte di speranza, poi ancora riconoscimento di una strumentazione in mano a un’umanità ferina.” (17)

Nel primo periodo della sua opera, la tecnologia è ancora fonte di salvezza per l’uomo. Egli appare illuminato dall’idea del progresso, che gli deriva dalle sue simpatie per il socialismo fabiano. Mentre nell’ultimo periodo, dopo la 1GM questa idea tende a lasciare il posto a un più cupo pessimismo.

 

WELLS, LA SCOPERTA DEL FUTURO

Due punti di vista sul presente sono possibili:

- raccolta delle conseguenze del passato (mente legale)

- preparazione del futuro (mente creativa).

Certo tutti sappiamo che le cause del presente son nel passato e che quelle del futuro sono nel presente. Ma è una questione di punto di vista prevalente.

Mente legale: nella sfera degli affari, trattati, costituzioni, documenti.

Mente creativa: Ispira rivoluzioni e ricostruzioni.

Il motivo per cui la mente legale e l’abitudine retrospettiva sono così forti sta nel fatto che noi crediamo che il passato sia certo, definito, e conoscibile, mentre il futuro no.

“La nostra ignoranza del futuro, e la nostra persuasione che questa ignoranza sia assolutamente  incurabile, basta a dare al passato la sua enorme prevalenza sui nostri pensieri.” (50)

Ma in realtà credere di possedere stabilmente il passato è una illusione. Anche ciò che sembra più sicuro del passato, i nostri ricordi, sono talvolta annebbiati, e comunque sono sempre parziali. Ciò che apprendiamo (testimoni, documenti, ecc.) è tanto meno affidabile quanto più si allontana dal presente.

Wells fa notare una terza via di conoscenza del passato: La scienza. Che ci ha aperto alla conoscenza del passato pre-storico (es: la geologia, lo studio dei fossili…).

Attraverso lo stesso metodo scientifico induttivo è possibile per Wells conoscere il futuro quanto conosciamo il passato (=> NASCITA DELLA FUTUROLOGIA).

Si pensi a come l’astronomia è in grado di prevedere il movimento degli astri. Ma si pensi anche alla scienza medica e alla meteorologia, o alla chimica ove si prevede l’effetto di certe reazioni o combinazioni.

In questo senso si può affermare che “la scienza mira alla profezia” (60). Per questo è possibile ipotizzare di costruire sulla base di un insieme di previsioni scientifiche “un’immagine ordinata del futuro” (60).

La domanda però è: fino a che punto saranno attendibili? Certo il futuro individuale resterà nascosto perché ciò è nella natura delle cose. Ma prendendo in considerazione il futuro collettivo (dove l’individuo fa media) è possibile produrre generalizzazioni sicure.

Che comunque saranno profezie condizionali, nel senso che non si può mai prevedere l’apparizione di un individuo o di un elemento eccezionali, ma se gli uomini continueranno a comportarsi in un certo modo allora si possono prevedere alcune conseguenze.

E comunque secondo Wells incidono più le forze che stanno dietro gli individui che non gli individui anche se eccezionali: il mondo non sarebbe diverso anche se non ci fosse stato Napoleone.

Ciò che tuttavia va notato per Wells, contro il positivismo di Compte, è che comunque l’uomo non è il fine di tutto. E dunque nell’analisi del futuro la domanda più affascinante è ciò che  viene dopo l’essere umano.

Quel che però possiamo per ora pensare del futuro del genere umano è che:

- l’umanità si riunirà in un unico Stato mondiale

- non si può negare la possibilità della fine dell’umanità per via di un evento cosmico o di una pestilenza o malattia, di una droga, o di un atto folle.

D’altra parte per natura la specie umana è dinamica. E destinata a mutare continuamente. Così oggi possiamo dire che: “Siamo creature del crepuscolo.” (75), Ma al contempo possiamo affermare che:

“Tutto questo mondo è pieno di promesse di cose più grandi, e verrà il giorno, un giorno in una successione infinita di giorni, in cui gli esseri, esseri che oggi sono latenti nei nostri pensieri e nascosti nelle nostre menti, si innalzeranno su questa terra come possiamo ergerci su uno sgabello, e ridendo tenderanno le mani verso le stelle. “ (76)

 


 

mercoledì 25 gennaio 2023

Immaginare il futuro: Arjun Appadurai, Il futuro come fatto culturale

Arjun Appadurai, Il futuro come fatto culturale, (2013)

 


L’A. discute la teoria della modernizzazione della quale critica in particolare l’aspetto predittivo.

In effetti la teoria della modernizzazione è prima di tutto una forma di previsione: essa sostiene che la diffusione di strumenti tecnologici, imprenditorialità e formazione non possono che portare all’affermazione di libertà, uguaglianza, prosperità, nella prospettiva di società democratiche, libere, secolarizzate.

La storia ci mostra che le cose non sono andate in questo modo.

C’è il rischio del “traiettorismo”: pensare che ogni evoluzione sia parte di una traiettoria dalle tenebre alla luce. “il traiettorismo è la grande narrazione trappola dell’Occidente” (307).  Ma il traiettorismo ha anche un contenuto ideologico: è l’idea del cosmopolitismo europeo che costruisce il proprio dominio sul mondo.

I pregi della teoria della modernizzazione:

- è connessa a un progetto sociale (che sostiene e predice nello stesso momento)

- è una teoria della giustizia

- riconosce l’importanza delle idee, delle ideologie

- ha dimensione utopica rispetto a tutte le comunità umane

- Si riferisce a un modello di razionalità ibrido (sia rispetto al valore che rispetto allo scopo)

Rispetto alla tradizione weberiana del capitalismo (che si centra sullo “spirito” e ignora il rischio) la finanziarizzazione attuale dell’economia porta invece ad esaltare il ruolo del Rischio:

“I mercati finanziari guidano e modellano gli altri mercati, il capitale finanziario sorpassa di gran lunga quello manifatturiero o industriale, gli strateghi finanziari dominano la politica economica globale e le maggiori crisi economiche sono prodotte e prolungate dalla crescita fuori controllo degli strumenti di rischio, dei mercati, e dei dispositivi legali e contabili creativi.” (327)

L’A. però distingue (sulla base di Knight) tra Rischio e Incertezza:

Rischio: ci si confronta con esiti di cui si conosce la natura

Incertezza: ci si confronta con situazioni il cui esito non è quantificabile.

Secondo l’A. la diffusione dell’incertezza sta portando a uno sfruttamento della credulità. L’elemento chiave su cui il profitto fonda il suo successo o il suo fallimento è proprio l’incertezza delle cose (non la sobria metodicità dell’uomo d’affari weberiano). Si tratta dunque di saper affrontare l’incertezza più che saper gestire il rischio.

 IL FUTURO COME FATTO CULTURALE

Per comprendere il futuro come fatto culturale bisogna prendere in considerazione tre atteggiamenti verso il futuro: L’immaginazione, la previsione, l’aspirazione.

Le diverse forme che il futuro assume sono modellate da emozioni e sensazioni (soggezione, vertigine, agitazione, disorientamento…) che forniscono aspetti diversi all’immaginazione, alla previsione, all’aspirazione.

Immaginazione

L’immaginazione fa parte dei meccanismi primari di riproduzione sociale e quindi è una risorsa essenziale in tutti i processi e i progetti sociali.

Un’antropologia del futuro non può prescindere da un recupero delle tracce dell’immaginazione fin nella vita quotidiana.

 Aspirazione

L’aspirazione (la speranza) deve prendere il posto delle grandi utopie. “Dobbiamo vedere la capacità di aspirare come una capacità sociale e collettiva” (397). La capacità di aspirare va intesa come una capacità di navigazione, in particolare per le masse più povere.

“La capacità di aspirare è una capacità culturale, nel senso che trae la propria forza dai sistemi locali di valore, di significato, di comunicazione e di dissenso.” (398)

Da questo punto di vista è necessario analizzare in che modo ogni civiltà elabora il proprio concetto di buona vita e lo connette ai percorsi volti al suo raggiungimento.

 Previsione

Per comprendere questa dimensione del futuro secondo l’A. bisogna riflettere sulla tensione tra due etiche: etica della possibilità // etica della probabilità.

Etica della possibilità: “quei modi di pensare, sentire e agire che ampliano gli orizzonti della speranza, espandono il campo dell’immaginazione, generano una maggiore equità in ciò che ho chiamato la capacità di aspirare e allargano gli spazi di una cittadinanza informata, creativa e critica.” (405)

Etica della probabilità : Tutti quei modi di pensare che sfociano nei regimi di contabilità e di diagnosi numerica e sollecitano comportamenti immorali (speculazioni finanziarie, avventurismi, stati corrotti, capitalismo del disastro, industria delle assicurazioni…)

 CONCLUSIONI

Alla gente comune il futuro si presenta spesso come un lusso:

 “Alla gente più comune, e sicuramente a quelli che vivono in condizione di povertà, di esclusione, di spaesamento, di violenza e di repressione, il futuro si presenta sovente come un lusso, un incubo, un dubbio e una possibilità che si ritrae.” (410)

“Il futuro non è uno spazio vuoto (…) ma è lo spazio di un progetto democratico che deve iniziare dal riconoscimento che il futuro è un fatto culturale.” (410)

lunedì 23 gennaio 2023

Introduzione alla Consulenza Filosofica 3: STRUMENTI DEL PENSIERO

STRUMENTI DEL PENSIERO


La consulenza filosofica è dunque qualcosa ha a che fare con la filosofia, ciò significa che esse si serve di tutti gli strumenti del pensiero critico, si serve delle figure del pensiero filosofico, si serve delle esperienze che si possono dedurre, trarre dalla tradizione della filosofia, ma io aggiungerei soprattutto che si serve di un atteggiamento filosofico che va al di là della tradizione, della letteratura filosofica, e degli autori;

Origine della filosofia dalla meraviglia: questo atteggiamento filosofico è la nostra disponibilità alla interrogazione è la nostra disponibilità alla messa sotto esame  è la nostra sensibilità nei confronti delle parole che usiamo, alle quali ci sottoponiamo, è il nostro modo di sentire la condizione relazionale che ci costituisce, è il nostro modo di sentire il tempo lo spazio è la modalità attraverso la quale siamo consapevoli di essere testimoni del nostro tempo, di questo tempo e di questo mondo nel quale viviamo.



domenica 22 gennaio 2023

Immaginare il futuro: Marc Augé, Futuro

Marc Augé, Futuro,  (2012)

 Il futuro personale deriva sempre, in buona parte, dagli altri. Infatti si parla di esclusione sociale per gli individui che non hanno un futuro.


=> “Futuro” è espressione della solidarietà che unisce l’individuo e la società.

Bisogna però distinguere un futuro individuale, da quello collettivo (l’avvenire). Es.: del Martire: la sua rinuncia al futuro (personale) a favore dell’avvenire (collettivo).

 LE DUE FORME DEL FUTURO

1) LA MESSA IN INTRIGO

Il futuro come conseguenza del passato determina una situazione che possiamo definire di “intrigo”: in attesa dello scioglimento dell’intrigo, si vive in una situazione di sospensione (suspance).

Questo atteggiamento richiede una continua reinterpretazione del passato per immaginare il futuro (come nella letteratura poliziesca o nel discorso politico o in quello psicoanalitico). Ciò è possibile per la fondamentale ambiguità del passato.

2) L’INAUGURAZIONE

Ogni interrogazione sul nuovo dipende da un interrogativo sulla libertà. Perché è la libertà che rende possibile l’apparizione del nuovo nella storia altrimenti avremmo solo una continua ripetizione. Ma l’idea di novità e quella di libertà hanno senso solo in relazione all’esistenza umana. E si declinano in funzione delle età della vita.

La vita in società è dominata da due ossessioni contraddittorie. Quella per il senso che rimanda al passato, e quella per la libertà che rimanda al futuro.

Il futuro come inaugurazione esalta il secondo versante. L’inizio non è la ripetizione e non è quindi il rito. L’arte interpreta al meglio questa idea dell’inizio come novità.

Secondo Augé bisogna superare la contrapposizione tra le due prospettive, e dunque “Bisogna poter pensare il tempo come messa in intrigo ma anche, in modo complementare, come inaugurazione.” (41)


FLAUBERT

Augé discute questi temi studiando Flaubert nella cui opera vede un uomo che non crede più a niente tranne che alla scrittura e perciò, malgrado tutto, al futuro .

 LE NUOVE PAURE

La governance (arte di gestire) sottintende che la politica sia solo un fatto di competenze e di buona gestione => fine di ogni ipotesi di cambiamento radicale (di “rivoluzione”)

“Il concetto di governance proclama la fine della storia.” (69) E inaugura una società in cui il futuro immediato non ha più bisogno di alcun avvenire. D’altra parte l’interiorizzazione di tutte le paure del nostro tempo (ecologia, demografia, sviluppo, ecc.) fanno sì pensare a un avvenire che eccede le nostre capacità di immaginazione.

 CHE FARE?

Pensare l’avvenire dell’uomo e del pianeta, significa affrontare prima di tutto il problema della conoscenza  =>

- la scienza progredisce a un ritmo superiore alla nostra capacità di immaginazione;

- la globalizzazione comporta un aumento della disparità ricchi/poveri ma ancor più la disparità sul piano scientifico  => formazione di una oligarchia mondiale del potere, del denaro, del sapere.

Per salvarsi da queste due difficoltà vale la stessa proposta: un’utopia dell’educazione. Governare in vista del sapere, darsi il sapere come fine individuale e collettivo.

“Forse la coscienza del futuro comune può dare a ciascuno di noi la forza di vivere questo presente in movimento che chiamiamo «futuro».” (132)

 


 

mercoledì 18 gennaio 2023

Immaginare il futuro: Marc Augé, Che fine ha fatto il futuro?

 

Marc Augé, Che fine ha fatto il futuro? (2008)


 I tre paradossi del tempo:

a) tutte le società umane hanno pensato una vita prima e dopo,una continuità;

b) l’uomo non riesce a pensare qualcosa che non abbia un inizio e una fine;

c) il paradosso dell’evento: solo gli eventi rendono possibile percepire lo scorrere del tempo, ma ogni evento sembra introdurre una rottura nella continuità del tempo.

Con questi tre paradossi si sono confrontate tutte le simbolizzazioni del tempo. Non è un caso che il controllo del calendario sia sempre stato una forma del controllo religioso o politico. In questo senso appare chiaro che tempo e spazio non si possono mai separare. Il controllo del tempo diventa controllo dello spazio /sistemi di divisione, urbanistica, pubblico-privato, sacro-profano…)

Oggi domina una ideologia del presente che è  caratteristica della società dei consumi e che ripropone rivisti i tre paradossi storici del tempo.:

a) la storia nel momento in cui riguarda il mondo intero (globalizzazione) sembra terminare;

b) dubitiamo della nostra capacità di influire sul nostro comune destino;

c) la sovrabbondanza dei mezzi ci impedisce di ragionare sui fini.

 Culture dell’immanenza

Le civiltà cosiddette “fredde”, cioè prive di sviluppo, prive della successione degli eventi, sarebbero per l’antropologia le società dell’immanenza. In realtà si tratta di un abbaglio dell’antropologia ossessionata dall’idea di esaltare una cultura dell’avvenire, dello sviluppo, del futuro (la società occidentale).

In tutte le società possiamo trovare culture dell’immanenza, è ciò che Bourdieu chiama habitus: disposizione a essere e a fare, sentirsi a casa nel tempo e nello spazio.

Bisogna ripensare tutto tenendo presente che “oggi il tempo come principio di speranza sembra essere scomparso dalle nostre discussioni, dalle nostre coscienze e dalle nostre prospettive politiche.” (23)

 Cambiamento di scala

Abbiamo tutti ormai la sensazione di vivere una dimensione globale: questo è il cambiamento di scala.

Ma c’è anche un cambiamento di scala temporale: per descrivere i grandi fenomeni del passato dobbiamo fare riferimento ai secoli per l’epoca contemporanea bisogna fare riferimento a unità molto più piccole (decenni – anni).

Ormai da due decenni il presente è diventato egemonico. La sua apparizione fa sparire il passato e satura l’immaginazione del futuro.

D’altra parte ogni idea di futuro oggi è strettamente legata all’avvenire della scienza che però è sfuggita dalla possibilità di comprensione e di controllo del semplice cittadino.

 Globalizzazione

Due aspetti:

a) estensione planetaria del mercato e del mondo delle merci;

b) presa di coscienza planetaria di natura ecologica e sociale.

=> Cambia il nostro rapporto con la storia (che viene decolonizzata, planetarizzata).

“La coscienza planetaria, come coscienza ecologica e sociale, è pertanto una coscienza infelice.” (34)

Un problema nasce dal fatto che a fronte della globalizzazione, non esiste uno spazio pubblico planetario dove possa formarsi e confrontarsi l’opinione pubblica.

Internet non è in grado di agire in questo senso (esso rappresenta lo spazio del pubblico, in senso teatrale, luogo di acquisizione passiva, spettatore).

I media cancellano la realtà perché cancellano la frontiera tra realtà e finzione. “Non ci sono più eventi al di fuori di quelli mediatizzati.” (39)

I media “sono totalitari per essenza” (41) perché spiegano tutto, si rivolgono a tutti, raccontano tutto e di fatto esiste solo ciò che passa per i media.

Altro aspetto della globalizzazione è il processo di urbanizzazione planetaria: “Il mondo è come un’unica immensa città.” (41) I luoghi dove si prendono le decisioni costituiscono una specie di meta-città virtuale (Virilio). Le grandi città però replicano i modello delle frontiere distinguendo lo spazio (quartieri bene e quartieri ghetto, centro/periferia, luoghi dello shopping, quartieri dormitorio…). Sono le contraddizioni della globalizzazione: pretesa apertura, realtà di chiusura.

 Coscienza storica

Pensare il tempo è una necessità oggi ma anche una sfida. Perché viviamo nell’ideologia del presente. La storia dell’arte ci insegna che l’artista tanto più appartiene al proprio tempo tanto più ha la possibilità di sopravvivergli.

Arte, storia e società sono sempre collegate. L’artista “precursore” è sempre colui che più appartiene al proprio tempo.   

 Modernità

Augé ritiene che la modernità debba far tesoro del grande insegnamento dei greci (cfr. Vernant, Castoriadis) e in particolare l’insegnamento che ci viene dalla democrazia ateniese: la società deve continuamente superarsi attraverso una riflessione su se stessa (vs la staticità del modello mitico).

Invece la nostra società attuale, chiusa nel modello immanentista, si limita a giustificare l’esistenza così com’è.

Pensare la cultura come natura è l’errore.  Le culture sono pluralità in mutamento continuo.

Non esiste nemmeno un’unica natura umana, perché dal punto di vista antropologico l’uomo concreto è la composizione di almeno tre uomini: quello singolo nella sua diversità, quello culturale (che ha legami con altri uomini); quello generico (l’umanità).

L’uomo esiste solo nella relazione ad altri e nel suo appartenere al flusso del cambiamento, la storia collocata in uno spazio.

 Passato e memoria

Nel ‘900 l’idea della storia si contamina con gli sviluppi della riflessione psicoanalitica: Freud => il passato è presente nel presente sotto forma di ritorno del rimosso; la memoria come oblio (non panico, né lotta contro il passato), o come  traccia (ritorno del dimenticato. il passato come fantasma amletico.)

Storiografia => stabilisce una cesura tra il passato come oggetto di conoscenza e il presente come luogo di conservazione o di rielaborazione delle rappresentazioni del passato.  La storiografia del ‘900 tende a sfumare la differenza tra i due modelli => l’antropologia storica (Le Goff, Duby) osserva il passato come un presente. La Storia delle idee (Furet) pone al passato interrogativi per i quali trova risposte nel passato. I Luoghi della memoria (Nora) ci interrogano sul nostro rapporto con il passato.

In ogni caso, si nota, la storia non viene più scritta come un tempo in funzione dell’avvenire, del futuro (si pensi ai concetti di restaurazione, progresso, rivoluzione…).

 Utopia

“Come possiamo, più che prefigurare il futuro (essendo il cambiamento tanto inimmaginabile quanto ineluttabile), attrezzarci nella misura del possibile perché sia l’avvenire di tutti?” (86)

Ma oggi regna nel pianeta un’ideologia del presente e dell’evidenza che cancella la possibilità di pensare il presente come storia e quindi il desiderio di immaginare il futuro.

Ideologia del presente => fine  delle grandi narrazioni basate sull’avvenire (cfr, Liotard); => fine della storia (Fukuyama) =>  fine del dibattito; => paura dell’evento (rischio, assicurazioni, pratica medica…)

Mondo di domani

L’estrema utopia oggi riguarda l’educazione, per evitare che il mondo futuro sia diviso tra aristocrazia del sangue e una massa di ignoranti. Distinzione che replica in grande quella delle condizioni economiche. La vera priorità e la vera utopia dunque è l’istruzione.