A cura di Stefano Zampieri - Consulente Filosofico

lunedì 29 maggio 2023

10 Tesi sulla prassi filosofica (Philosophisce Praxis)

 

10 Tesi sulla prassi filosofica (Philosophisce Praxis)

 


1. La Prassi Filosofica è la naturale evoluzione della filosofia.

 2. La Prassi Filosofica è il trait d'union tra la vita quotidiana e la prospettiva filosofica. Non è mediazione tra singoli individui ma tra gli individui, la quotidianità e il filosofico.

Non è solo mediazione tra i singoli e i loro problemi, ma tra l'immediatezza impensata della quotidianità e la modalità filosofica di pensare.

 3. La Prassi Filosofica crea i contesti nei quali si realizza una filosofia. Ogni contesto è una pratica di vita.  

 4. La Prassi Filosofica è una forma di narrazione. È la vita che pensa, si pensa, e alza lo sguardo verso il mondo raccontandosi. Perché non si può non pensare il mondo e non si può non raccontarlo. Pensare è pensare il mondo, pensare il mondo è raccontarlo. Nelle due forme del visibile e dell’invisibile.

 5. La Prassi Filosofica si realizza tra Ospiti (nel duplice senso di ospitante e ospitato): coloro che condividono un luogo, cioè un ambito di possibilità, di responsabilità, di linguaggi. Gli ospiti sono tenuti a rispettare le pratiche di accoglienza che sono insite nelle regole dell'ospitalità.

6. Tutti coloro che partecipano a un evento di Prassi Filosofica sono prima di tutto testimoni della loro esperienza.

 7. La pratica che si realizza nella Prassi Filosofica è un intreccio di narrazione e testimonianza, è una conversazione ospitale. Essa punta al mettere in questione, al considerare come prima risposta alla complessità:

- selezione del luogo comune

- Apertura all’incertezza, al dubbio, ecc.

- messa in questione della possibilità vs il dato.

 8. La Prassi Filosofica è un sistema aperto, che sottopone l’esperienza alla prova del racconto, ed espone la testimonianza reciproca come forma di conoscenza del mondo. In questo modo fa luce sulle verità locali, giungendo alla fissazione dei concetti. 

 9. Il metodo della Prassi Filosofica è letteralmente méthodos: percorso per estendere la conoscenza. Movimento dall’invisibile al visibile e dal visibile all’invisibile.

 10. Il motore di ogni prassi filosofica è l’esigenza del meglio che muove ogni attività umana.

 

 

 


giovedì 25 maggio 2023

Letture: Marc Augé, Momenti di felicità (2018)


 Considero Marc Augé uno dei grandi filosofi del Novecento, i suoi contributi sul tema dello spazio e anche su quello del futuro sono certamente tra i più rilevanti, interessanti, innovativi, che si possano leggere, tuttavia il libriccino che dedica al tema della felicità appare assai debole soprattutto dal punto di vista filosofico.

 Certo si può ricavare con facilità l'idea generale che lo sostiene, peraltro condivisibile:  il fatto che la felicità non è uno status raggiunto una volta per sempre ma piuttosto una condizione occasionale che si raggiunge talvolta, sotto determinate situazioni e che dura, evidentemente, soltanto per pochi istanti, oppure una condizione che emerge soltanto dalla memoria.

  Al di là di questo, tuttavia, l'autore non riesce a elaborare un percorso di analisi, non riesce ad articolare più approfonditamente il tema filosofico della felicità.

Si percepisce, con una certa chiarezza, che il testo è stato scritto prima dell'epoca Covid, e per questo appare un poco sfasato rispetto alla nostra attualità.  L'autore si limita ad andare alla ricerca di quelli che chiama momenti di felicità al plurale, e lo fa o attraverso spunti autobiografici, oppure rovistando nella letteratura tra Rousseau, Stendhal, Flaubert. Oppure nei ricordi delle vecchie canzoni cantate in famiglia. O nei piaceri della buona tavola. O ancora nella bellezza di un paesaggio.

 Propongo come sintesi adeguato di tutto il testo una citazione, forse un po’ lunga ma molto chiara ed emblematica.

“Oggi la felicità si declina in modi diversi: felicità al passo con il nostro tempo, in primo luogo; felicità del consumo, per coloro che non ne sono esclusi. Quindi, la felicità di sempre: felicità d’incontrare un viso, un paesaggio, un libro, un film, una canzone, un’alterità ricevuta e reinventata; felicità talvolta istantanea e, spesso, presto svanita, ma che permane nel ricordo; felicità del ritorno o della prima volta – felicità del ricordo e della fedeltà. Tutti questi diversi modi di provare felicità esistono soltanto per coloro che li hanno desiderati al punto di averli inventati, a dispetto dell’epoca, del dubbio e della paura. Sono modi di conoscere la felicità concessi a tutti, indipendentemente da origini, cultura, sesso: una felicità di resistenza, la cui idea rimarrà sempre nuova, a dispetto dell’odierna mediocrità. Momenti di felicità “nonostante tutto”. (p. 122)

 

lunedì 22 maggio 2023

Introduzione alla Consulenza Filosofica 20 : Essere liberi

 

ESSERE LIBERI

 


 La prima cosa che mi viene in mente, la più ovvia e la più banale è che la mia libertà cessa dove inizia quella degli altri. Si sa, è un vecchio principio, ma sento che davvero non basta.

Certo essere libero per me significa in primo luogo non essere legato da una costrizione fisica, ma sento che anche questo è insufficiente. È un fatto che ci sono testimonianze di chi, anche nella costrizione più spaventosa, è riuscito a conservare una libertà interiore indistruttibile. Ma anche qui si pone un problema: si può essere davvero liberi interiormente e costretti esternamente? Si può essere costretti nell’agire e insieme  liberi nel pensare? Ma se noi siamo anche il nostro agire, le due cose non possono essere separate così rigidamente e la libertà deve per forza tenere insieme i due lati della nostra natura, l’interno e l’esterno. Posso liberamente pensare solo se posso liberamente vivere.

Ma sento che devo riflettere ancora intorno al fatto di trovarsi nella costrizione della natura o degli uomini. L’opposto di questa condizione estrema non è l’essere liberi dalla natura e dagli uomini. L’opposto dell’essere costretti dalla natura e dagli uomini è l’essere uniti alla natura e agli uomini. Insomma il contrario della costrizione non è propriamente la libertà, quanto piuttosto la solidarietà. Oppure potrei dire che la libertà senza la solidarietà non è autentica, è solo apparente. Non posso essere libero in solitudine, posso esserlo solo realizzando me stesso attraverso il rapporto con gli altri e con il mondo.Nessuno è veramente libero in un mondo di schiavi.

E ancora non basta, perché per essere veramente libero nelle mie scelte devo essere responsabile di esse. Non posso lasciare che esse siano casuali, avventate, devo farle stare dentro il mio progetto di vita, nei margini delle mie possibilità, nella misura del mio essere.

 

giovedì 18 maggio 2023

Letture: Victor Frankl, Sul senso della vita (1946)

Sul senso della vita - Viktor E. Frankl - copertinaIl libro di Victor Franck Sul senso della vita, pubblicato da Mondadori nella traduzione di Elena Sciarra e con una introduzione di Daniel Goleman, raccoglie tre conferenze che l'autore ha tenuto nel 1946 cioè subito dopo la liberazione del campo di concentramento.

Il fondatore della logoterapia si interroga a partire dalla sua drammatica esperienza e offrendo a supporto una serie di ricordi e di testimonianze, anche legate alla sua attività di psichiatra, sulla questione fondamentale della ricerca di un senso della vita.

 Innanzitutto secondo Frankl il senso della vita deve essere cercato dall'individuo, dal singolo, e deve essere cercato in una forma attiva sono queste le due caratteristiche che egli individua innanzitutto e che mette alla prova, per esempio, cercando di dimostrare come il suicidio sia una scelta assolutamente insensata in quanto in ogni momento della vita è possibile trovare un significato anche quando essa è ridotta ai minimi termini. Agendo noi esseri umani diamo significato alla vita ma non soltanto, anche amando, amando gli altri, amando la natura, amando il mondo, e in ultima analisi anche persino soffrendo, cioè nella sofferenza.

Dunque anche nel dolore è possibile trovare un senso e trovare e riconoscere il valore della vita, la quale  in questo modo, secondo Frankl, può essere resa significativa sempre, fino all'ultimo fiato, fino all'ultimo respiro, e non c'è mai nulla che giustifichi il nostro eventuale desiderio di abbandonare la partita.

Alcune pagine veramente profonde mettono in scena il tema della morte: anche la morte, secondo Frankl, è una parte significativa della vita. Esattamente come la sofferenza, perché apre la dimensione esistenziale e quella irripetibilità e finitezza dell'esistenza umana che è esattamente ciò che la valorizza: abbiamo soltanto questa vita che è una vita parziale limitata finita.

 Molte sono le pagine nelle quali Frankl ricorda la sua esperienza drammatica nel lager e sottolinea come nel Lager si siano salvati proprio coloro che in qualche modo erano riusciti a dare un senso a quel barlume di vita che ancora era rimasta.

Particolarmente interessante mi sembra, e particolarmente attuale, la proposta di Frankl quando egli ci propone di elaborare una sorta di etica del quotidiano cioè una ricerca del tema della responsabilità nelle proprie azioni, nel proprio agire di ogni giorno, dire sì alla vita come gli propone, e come in fondo sembra riprendere da Nietzsche, significa assumersene la responsabilità nei propri confronti e nei confronti degli altri.

Vorrei far osservare un particolare:  Frankl è ovviamente uno psicologo, uno psichiatra, uno psicoterapeuta, è il fondatore addirittura di una corrente della psicoterapia, uno dei vertici della psicologia umanistica, ma in realtà appartiene a quella generazione per la quale, in fondo, la distinzione tra la psicologia e la filosofia è estremamente sottile e estremamente difficile da definire esattamente. Soltanto in seguito il mondo psi interpreterà se stesso in forma rigidamente medicale.  Frankl appartiene ancora alla generazione dei fondatori, che sono insieme analisti della psiche ma anche acuti e profondi filosofi ed è per questo che la lettura di queste pagine è ancora così potente e ancora così efficace per noi che ci occupiamo di filosofia pratica, perché ci mostra come nella quotidianità della nostra esistenza vi siano valori fondamenti concetti tensioni energie che devono essere interrogate profondamente e che non sono soltanto dinamiche psichiche ma sono prima di tutto scelte, valori, argomentazioni, sono quella metafisica del quotidiano come gli stesso la definisce, con la quale siamo tenuti a confrontarci noi tutti in ogni momento della nostra vita.

Alla fine della lettura di queste potenti conferenze forse ci rendiamo conto che la vita non ha propriamente un significato Ma che è essenziale per noi attribuirglielo, la vita non ha valore in sé in modo astratto e assoluto, ha valore sempre per noi, per me, per ognuno di noi, siamo noi che dobbiamo dare senso alla nostra esistenza rendendola degna di essere vissuta.

 

lunedì 15 maggio 2023

Introduzione alla Consulenza Filosofica 19 : essere responsabili

ESSERE RESPONSABILI

 


Il fatto stesso di essere venuto al mondo significa che qualcuno se n’è assunto la responsabilità. È questa infatti la prima delle relazioni che mi costituiscono. E dove c’è relazione c’è responsabilità, per forza di cose. In questo senso è la realtà stessa ad imporre la responsabilità  perché mi mette di fronte agli altri, mi costituisce attraverso delle relazioni. E il solo modo per non sentirsi in colpa di fronte agli altri è quello di assumersene la responsabilità. Perché anche la semplice indifferenza è un atteggiamento colpevole.

Ciò non significa essere responsabili di tutto ciò che fanno gli altri, non significa sentirsi in colpa per loro, per ciò che fanno. Non sono io responsabile del male compiuto da un altro, ma sono responsabile di non aver fatto tutto ciò che era in mio potere per impedire che facesse del male. E nello stesso tempo sono responsabile della sua fame e della sua sete, della sua felicità e del suo dolore.

Certo, di fronte a tutta la sofferenza del nostro mondo, è anche vero che non sentirsi responsabili è anche il modo più semplice per non sentirsi in colpa. 

Da un altro punto di vista, però io sono responsabile anche verso me stesso. Quando stabilisco degli obiettivi e mi interrogo sugli ostacoli che devo superare per raggiungerli. Quando valuto il cammino più opportuno per dare vita al mio progetto di vita. Quando compio di volta in volta tutte le scelte necessarie per realizzarlo. Quando devo mettermi di fronte alle conseguenze di quelle scelte, e di tutto il cammino percorso. In ogni momento io sono responsabile di me stesso.  Sono responsabile nel momento in cui, prima di agire, devo prevedere tutto quel che potrà accadere, ma anche quando, dopo, devo sopportare le conseguenze di tutti i miei atti.