A cura di Stefano Zampieri - Consulente Filosofico

domenica 26 febbraio 2023

Immaginare il futuro: Deborah Danowski e Eduardo De Castro, Esiste un mondo a venire? Saggio sulle paure della fine (2017)

 


La fine del mondo

È un tema molto sviluppato in tutti i settori (letteratura, cinema, critica, filosofia…) in concomitanza con l’accentuarsi dei mutamenti ambientali. Controcorrente con l’ottimismo umanista che predomina in Occidente da tre o quattro secoli.

Spesso si ipotizza un evento catastrofico (virus, guerra atomica, evento cosmico, ecc). Accelerazione è la premessa di un futuro distopico.

Riemerge il NO FUTURE del movimento punk.

Antropocene non è solo un’età della Terra ma è anche la fine della “epocalità” per quanto riguarda la nostra specie. Il nostro è un “presente senza avvenire” (22). Il futuro ha cessato di esistere.

Si tratta, nel complesso, della formazione di una mitologia adeguata al presente.

Allora, se la fine del mondo appartiene alla nuova mitologia, la metafisica ne è lo strumento. Fantascienza e metafisica appartengono allo stesso genere. Forti sono infatti le intersezioni tra metafisica e alcuni autori (Lovecraft, Philip Dick, Gibson, David Brin, China Mieville)

 Processi biofisici del sistema Terra che già ora sono vicini al collasso:

- cambiamenti climatici

- acidificazione degli oceani

- diminuzione dell’ozono nell’atmosfera

- consumo di acqua dolce

- perdita della biodiversità

- inquinamento chimico e dell’atmosfera

- sfruttamento del suolo.

Siamo già  arrivati al punto di non ritorno? Stiamo per entrarci? Si chiedono gli autori.

“Il futuro prossimo, nello spazio di poche decadi, diviene imprevedibile, se non addirittura inimmaginabile al di fuori degli scenari della fantascienza o delle escatologie messianiche.” (32)

Di qui la sensazione di una accelerazione del tempo.

Entrare in questa mitologia e pensare l’opposizione vita / umanità, ovvero l’ipotesi di una vita terrestre senza la presenza umana,  significa pensare l’idea del mondo prima di noi.  E dopo di noi.

 Il mondo prima di noi

L’Eden è il mondo senza di noi: il mito dell’Eden permane nell’idea della “wilderness” (regione selvaggia): luogo incontaminato, inesplorato, oggi limitato a quei luoghi ove popolazioni primitive vivono in armonia con la natura. Armonia che si rompe non appena interviene la civiltà.

Il mondo dopo di noi

È l’ipotesi di molte narrazioni: la scomparsa dell’umanità come guarigione della Terra. Oppure il superamento dell’umanità come la conosciamo in una qualche forma di sublimazione tecnica che consenta una formazione trans-umana ridotta a impulsi trasmissibili nel cosmo (sogno californiano, dell’ingegnere capo di Google: Kurzweil). A questi “singolaristi” si contrappongono gli “accelerazionisti” (per es. mondo cyborg, cyberpunk ecc.) che hanno per riferimento Deleuze-Guattari, Lyotard, Baudrillard. Accelerazionismo è incarnazione contemporanea della filosofia marxista della storia.

Bisogna invece ripartire da due nozioni chiave: Gaia e Antropocene.

 “Se la guerra nucleare totale significa la fine dell’umanità per mezzo della fine del mondo, la Shoah ha significato la fine del mondo dell’umanità, il mondo umanista europeo nato con il Rinascimento. La fine dell’umanità, in questo senso, è iniziata ad Auschwitz, così come la fine del futuro è iniziata a Hiroshima. (167)

 


 

Nessun commento:

Posta un commento