A cura di Stefano Zampieri - Consulente Filosofico
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lunedì 13 febbraio 2023

Introduzione alla Consulenza Filosofica 6: ORIENTAMENTO

 ORIENTAMENTO


 La consulenza filosofica individuale è un colloquio volto a orientare le scelte non nel senso che il filosofo assuma la figura del maestro che è in grado di proporre i valori giusti, le scelte buone eccetera, ma bensì perché si presume che dallo scambio, dal confronto, dall'interrogazione comune, dalla comune ricerca, possano emergere per tutti gli interlocutori dello scambio sia esso duale sia quello collettivo, la possibilità di fissare i propri valori, fissare dei valori, dei punti di riferimento, che ci consentono di orientare la nostra esistenza; a me piace la metafora spaziale quando descrivo queste situazioni: la metafora spaziale mi consente di immaginare in questo modo l’esistenza, come un percorso attraverso luoghi spesso sconosciuti, nel quale noi abbiamo costantemente bisogno di fissare dei punti di riferimento per non perdere l'orientamento, per non perdere l'orientamento noi poniamo dei punti fissi all'orizzonte questi punti fissi sono i nostri valori; però l'esistenza è perennemente in movimento e noi sappiamo che lungo il nostro percorso alcuni riferimenti verranno perduti alcuni elementi resteranno indietro nell'orizzonte e forse spariranno, sappiamo cioè che questo mondo di valori e di verità locali, come le chiamo io, cioè di verità che sono tanto forti da consentirci di essere regolative nell'esistenza ma non così forti da diventare valori assoluti e definitivi perché la vita è un percorso e dobbiamo essere pronti a interrogare i nostri valori a mettere in questione i nostri punti di riferimento,  alcuni saranno più solidi e più stabili, alcuni saranno probabilmente da rivedere, altri ancora andranno abbandonati, comunque tutti dovranno essere sottoposti a interrogazione. 


giovedì 15 novembre 2018

Presenza


Qui, proprio ora. Adesso. In questo particolare campo di spazio tempo. In questo frangente in questo evento. Voglio dire: il quotidiano è prima di ogni cosa un qui e ora.
Certo anche nel quotidiano, viviamo gli sbilanciamenti, i movimenti della nostalgia, della colpa, del rimorso, della speranza, dell'attesa, del progetto, viviamo cioè tutto quel che per semplicità definiamo come ambito del passato e del futuro. Ma il punto di partenza, sempre, è un qui e ora. Perché è distintivo che il pensiero del quotidiano appaia collocato, c'è appunto emerso in un particolare spazio tempo, nel quale io che scrivo, io che racconto, io che penso, mi trovo appunto a pensare, o a parlare.
È da qui, da questa precisa prospettiva, da questa parte del mondo e della storia che io posso parlare e pensare così come faccio, così come rappresentato in queste righe. Il quotidiano è sempre situato perché è un gesto non simulato ma è accadimento, evento.

Il filosofico nel quotidiano è, dunque, prima di tutto presenza, cioè determinazione di un campo spazio temporale. Qui e ora.
Bisogna forzare la scrittura, perché essa è per sua natura lavoro di ripetizione, che spezza la linearità dell’hic et nunc e introduce piuttosto la ripetizione: ogni lettura è ripresentazione, momento che si replica. Non possiamo cambiare la natura stessa della scrittura, ma possiamo appunto "forzarla" o forse "provocarla", ad esempio fissando nero su bianco quel momento creativo: sono le 15:36 del 5 gennaio 2018 a Mestre. Questa indicazione, è ovvio, diventa ora che è stata scritta, un momento destinato a ripetersi, tuttavia si sforza provocatoriamente di fermarsi dentro quelle precise coordinate spazio temporali. Assomigliando in questo ad una fotografia, rappresentazione che appunto cerca di aggirare la ripetizione mostrandosi quale traccia di un determinato e irripetibile evento nello spazio e nel tempo.
So, sappiamo tutti benissimo, che al destino della scrittura non si sfugge, ma almeno abbiamo mostrato quel che il quotidiano esige da noi, cioè una presenza consapevole. Perché consapevole? Perché una presenza non consapevole sarebbe un assurdo. Se parliamo di presenza dobbiamo per forza parlare di consapevolezza, perché la consapevolezza della presenza è la presenza stessa. Una presenza inconsapevole non sarebbe diversa da un'assenza. Siamo presenti in un determinato campo dello spazio tempo solo se siamo consapevoli di essere presenti. La presenza è la consapevolezza della presenza.
"Ma lo sai dove ti trovi?" È quel che chiediamo a qualcuno quando vogliamo capire il suo stato di orientamento. E viceversa, "non so nemmeno dove mi trovo", è frase che dice piuttosto uno stato di confusione mentale, di disorientamento, di assenza appunto.