Per un laboratorio di pratica filosofica
Il dolore fa parte dell’umano, possiamo conviverci non possiamo certo
pensare di annullarlo definitivamente, se non nei nostri sogni, o in una
condizione di non-vita (il Nirvana, o la morte vera e propria). Tuttavia c’è un’altra facoltà umana che può
aiutarci di fronte al dolore, è la saggezza.
“Il più profondo e il più facile mezzo di addolcimento di tutti i dolori è
il pensiero, che si può bene ammettere in ogni uomo ragionevole, cioè che la
vita in genere, per quanto riguarda il godimento, che dipende dalle
circostanze, non ha un proprio valore, e che soltanto ha un valore per rispetto
all’uso che se ne fa in rapporto agli scopi cui è diretta: valore che non la
sorte, ma soltanto la saggezza può procurare all’uomo, il quale dunque l’ha in
suo potere.” (Kant, Antropologia pragmatica, p. 128).
È questa consapevolezza che aiuta l’uomo ad affrontare il dolore che è
parte costitutiva della sua esistenza: perché la vita in sé non ha un valore se
non in base agli scopi che ci prefiggiamo, non è dunque un caso che stabilisce
il valore della nostra esistenza, ma le concrete decisioni, le valutazioni, i
valori attraverso i quali la rendiamo viva. Cioè la saggezza che è sovrana di
tutto questo ambito di decisioni.
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RispondiEliminaTuttavia l'affermazione che la vita in sé non ha valore se non in base agli scopi che ci prefiggiamo, non mi trova d'accordo. Piuttosto è vero il contrario, ossia che la vita in sé ha valore che attende di essere disvelato ed emergere, mentre gli scopi che ci prefiggiamo fungono da meri strumenti per questo disvelamento in potenza.
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