Per una riflessione di pratica filosofica
“La natura ha posto nell’uomo il dolore come pungolo dell’attività, a cui
egli non può sottrarsi per progredire sempre verso il meglio” (Kant,
Antropologia pragmatica, p. 124), il dolore è dunque una componente essenziale
dell’esistenza e per quanto sia ovvio che ognuno di noi cerchi di evitarlo e di
cancellarlo, esso resterà sempre parte decisiva della nostra vita, perché ne
rappresenta lo stimolo, il pungolo, l’energia che ci spinge verso il meglio. E
per questo “Essere assolutamente
contenti nella vita sarebbe una quiete inerte e una cessazione degli impulsi,
uno svanire delle sensazioni e dell’attività che vi si connette. Una tal quiete
può tanto poco accordarsi con la vita intellettuale dell’uomo quanto l’arresto
del cuore in un corpo animale, nel qual caso, se non interviene (col dolore) un
nuovo stimolo, inevitabilmente segue la morte.” (ib.)
Noi e il nostro dolore: quale storia e quale avventura? Il domani che ci attende, quale memoria e quale speranza? Come vivere il dolore?
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