A cura di Stefano Zampieri - Consulente Filosofico
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giovedì 8 giugno 2023

Letture: Saggezza di Eugenio Borgna (2019)

 


 

Il libro di Eugenio Borgna Saggezza, uscito la prima volta nel 2019 e ora riproposto nella collana “Il senso della vita” da cui cito, è costruito nella forma di un inesauribile colloquio con la cultura filosofica e letteraria. L'autore costituisce una sorta di archivio di esperienze, di ipotesi, non necessariamente suffragate da una vera e propria elaborazione teorica, supponendo però che la riflessione possa scaturire naturalmente dalla lettura e dalla intima acquisizione di una serie abbastanza particolare e articolata di citazioni, di brani, di testi, accuratamente selezionati.

In questo senso il testo ha una natura rapsodica che dà ampio spazio in particolare ad alcuni autori, per esempio Schopenhauer. Alla fine della lettura si ha la sensazione di aver mancato un pochino l'oggetto della ricerca tuttavia non c'è dubbio che saper leggere, saper ascoltare, saper entrare nel testo filosofico, è importante, è il primo passo verso un percorso di elaborazione, ed è altrettanto importante e l'autore sembra suggerirlo a ogni passo,  a ogni riga, che saranno poi soltanto le esperienze individuali capaci di ricostruire a mettere insieme e fare sintesi della complessità, della ricchezza, della varietà delle esperienze che i testi nella loro varietà possono suggerirci.

Tuttavia, per chiarezza, è bene precisare che l'autore muove da una precisa definizione della saggezza intesa come "la capacità di giungere alla conoscenza razionale non di cose alte e sublimi, remote dalla comune umanità, come è proprio della sapienza, ma alla conoscenza razionale delle attività umane, e del modo migliore di realizzarle” (11). Questo che, in qualche modo, è l'idea comune che abbiamo noi tutti della saggezza è poi un'idea che va composta mettendo insieme tanti aspetti, tanti elementi, che solo nel loro articolato comporsi possono dare vita alla figura di cui si sta parlando. In questo senso la saggezza è anche conoscenza di se stesso e la conoscenza di se stesso non è però la sapienza che è invece conoscenza delle cose alte e sublimi mentre la saggezza per definizione o perlomeno per la tradizione aristotelica è conoscenza delle faccende umane.

La saggezza è la capacità di saper ascoltare, è attenzione alla nostra interiorità, ma anche a ciò che ci circonda, attenzione agli altri, è il nostro modo di vivere immedesimandoci nelle esperienze vissute, è la sensibilità necessaria a raccogliere il linguaggio del corpo vivente, saggezza è anche capacità di vivere il tempo, il tempo interiore, quello vissuto, capacità di sopportare il passato senza esserne annientato, capacità di vivere nel momento presente, la capacità di affrontare il futuro senza eccessivi timori.

La saggezza si compone anche di gentilezza: gentilezza e saggezza, infatti, "sono premesse alla comprensione e l'accoglienza delle debolezze e delle fragilità, delle tristezze e delle angosce presenti nella vita" (65)

Saggezza è saper affrontare l’età anziana, è saper affrontare la memoria ferita, saggezza è essere continuamente in dialogo: "essere in dialogo senza fine con gli altri, con le persone che conosciamo, e con quelle che non conosciamo" (77)

La saggezza è una forma di ricerca del senso, il senso che stas nel cuore delle apparenze, il senso che è nelle parole che aprono il nostro cammino.

Da questo punto di vista dovremmo cercare di lavorare a una vera e propria etica della saggezza. La saggezza, infatti, è una scelta alla quale possiamo essere chiamati in ogni momento della nostra esistenza, una scelta etica fondamentale: "la saggezza che si chiude in una deserta e autistica solitudine non serve né alla nostra vita né a quella degli altri: l'una fatalmente legata all'altra."(87) Tuttavia è chiaro che non è facile fare della saggezza la propria stella polare, è un compito che richiede fatica e impegno e una grande dose di determinazione.

La saggezza infine deve essere anche consapevolezza del limite senza il quale nulla saremmo “non si può agire con saggezza se non si è consapevole dei confini, dei limiti, che sono retaggio della vita.” (91)

 Nella vita quotidiana essere saggio significa avere senso della misura e l'etica della saggezza non può che essere un'etica fatta di scelte che tengono conto della misura delle cose, della disposizione a scegliere bene a evitare il male e a non rifiutare mai le connessioni reciproche e il reciproco confronto di valori, in questo senso la saggezza è anche amore del prossimo.

STEFANO ZAMPIERI 

 

martedì 24 settembre 2019

La saggezza contro il dolore


Per un laboratorio di pratica filosofica

Il dolore fa parte dell’umano, possiamo conviverci non possiamo certo pensare di annullarlo definitivamente, se non nei nostri sogni, o in una condizione di non-vita (il Nirvana, o la morte vera e propria).  Tuttavia c’è un’altra facoltà umana che può aiutarci di fronte al dolore, è la saggezza.
“Il più profondo e il più facile mezzo di addolcimento di tutti i dolori è il pensiero, che si può bene ammettere in ogni uomo ragionevole, cioè che la vita in genere, per quanto riguarda il godimento, che dipende dalle circostanze, non ha un proprio valore, e che soltanto ha un valore per rispetto all’uso che se ne fa in rapporto agli scopi cui è diretta: valore che non la sorte, ma soltanto la saggezza può procurare all’uomo, il quale dunque l’ha in suo potere.” (Kant, Antropologia pragmatica, p. 128).
È questa consapevolezza che aiuta l’uomo ad affrontare il dolore che è parte costitutiva della sua esistenza: perché la vita in sé non ha un valore se non in base agli scopi che ci prefiggiamo, non è dunque un caso che stabilisce il valore della nostra esistenza, ma le concrete decisioni, le valutazioni, i valori attraverso i quali la rendiamo viva. Cioè la saggezza che è sovrana di tutto questo ambito di decisioni.

mercoledì 4 gennaio 2017

La bellezza e il destino dell'uomo

Riuniti a discutere del ruolo della bellezza nel destino umano, due fra i massimi interpreti del nostro tempo, Agnes Heller e Zygmunt Bauman, offrono le loro risposte in questo libro piccolo ma prezioso. La grande filosofa ungherese, allieva di György Lukács, fa notare il legame originario greco tra bellezza e amore e poi ripercorre le mutevoli accezioni del bello nel pensiero occidentale per ricavarne la conclusione che pur nelle diverse interpretazioni ciò che è in gioco è sempre la stessa questione: quali sono gli effetti della bellezza in noi? E la risposta che Heller propone è la stessa di Adorno, secondo il quale il bello è una promessa di felicità, e forse è destino della felicità di restare sempre una promessa.
E' per questo che la bellezza può salvarci dalla disperazione. Perchè, aggiungo io, la bellezza ci mette in condizione di pensare che un altro mondo è possibile, migliore di questo.
Da parte sua invece il sociologo polacco padre della "modernità liquida", sottolinea come la missione dell'arte contemporanea sia quella di rompere il velo della falsa armonia, della banalità, del conformismo, del consenso e della fede nell'ordine costituito.
Potrebbero sembrare due letture diverse, ma a ben guardare appaiono invece del tutto coerenti: da qualsiasi parte si osservi la bellezza, dal lato pacificato e armonico o da quello dissonante e problematico, ciò che emerge è che essa non è una formula, ma è piuttosto una variabile, essa può assumere forme differenti nel tempo, nel contesto, nelle aspettative, nelle aspirazioni, ma in tutti i casi la bellezza è un agire rivolto al meglio possibile, che sia una promessaa di felicità o comunque qualcosa che si riveli utile per rendere il mondo "un posto più ospitale per la vita degli esseri umani".

Agnes Heller - Zygmunt Bauman
La bellezza (non) ci salverà
Trento, Il Margine, 2016
€ 5,00