Il Filosofo Praticante non si situa nella linea di successione accademica, e dunque è fuori della scena istituzionale della filosofia. E' il suo limite e insieme la sua forza. Il suo ambiente non è il chiuso di una istituzione, ma l'aperto dell'esistenza vissuta. Ciò non lo rende adatto ad apparire in una "storia della filosofia" del futuro, ma probabilmente potrebbe renderlo adatto ad entrare in una futura "storia della società". Sempre ammesso che il Filosofo Praticante possa costituire a sua volta una "comunità di pensiero".
Ma i Filosofi Praticanti possono costituire una comunità di pensiero? La risposta è difficile. Bisogna prima intendersi sul senso della "comunità". E ciò che di primo acchito appare chiaro è che una ipotetica comunità futura dei Filosofi Praticanti dovrebbe per forza essere diversa dalle diverse forme di comunità cui i filosofi hanno aderito nella storia millenaria della nostra civiltà. Con quali forme? Con quali caratteristiche? Forse è venuto il tempo di interrogarsi su questo.
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