A cura di Stefano Zampieri - Consulente Filosofico
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martedì 7 novembre 2023

Letture: Socrate di Hannah Arendt (2015)

Socrate - Hannah Arendt - copertina  

Hannah Arendt si è occupata spesso di Socrate e in questo corso del 1954 lo fa con vera passione, anche se non punta a un lavoro filologico quanto piuttosto a un recupero nel quale si contrappone Socrate a Platone soprattutto dal punto di vista delle conseguenze delle rispettive proposte filosofiche.

 

Socrate di Hannah Arendt (2015)

Arendt giustappone il maestro all’allievo sul piano del rapporto con la verità: Socrate cerca la verità nella doxa, Platone fissa la verità incontrovertibile nelle idee.

Entrambi però hanno di mira la dimensione politica, ma Platone reagisce al delitto della polis che ha ucciso Socrate proponendo una specie di dittatura della verità. Mentre Socrate, secondo l’interpretazione di Arendt, avrebbe una posizione più complessa e profonda: il “conosci te stesso” è la chiave per comprendere la fondazione della coscienza in quanto due-in-uno. In questo modo l’attività del pensare, il due-in-uno appunto, introduce la pluralità nella singolarità. Così la dimensione politica per Socrate è sempre scambio, confronto, discussione, è una continua ricerca di verità nelle opinioni dei cittadini, e nelle proprie stesse opinioni perché il pensare in quanto due-in-uno introduce la insuperabile pluralità anche nel singolo.

“Gli uomini non soltanto esistono al plurale, come tutto ciò che è terreno, ma portano in sé un indizio di questa pluralità.” (44)

Quel che esce da questo breve ma intensissimo saggio è il fondamentale – per Arendt – contrasto tra Politica e Filosofia: la prospettiva socratica puntava a realizzare una relazione stretta e diffusa, quella del “tafano” che si rapporta ai cittadini mettendo in discussione le loro opinioni per ricavarne una o molte verità nascoste, al contrario Platone immaginerà una posizione di dominio da parte del filosofo che non deve più confrontarsi con le opinioni di nessuno, perché è colui che possiede la verità.

Va riconosciuto, secondo me, ad Hannah Arendt il merito di essere stata tra i primi a pensare il tema della pluralità, probabilmente a partire da una suggestione heideggeriana (si ricordi la questione esistenziale del con-essere – mit-Sein – come fondamento della natura umana), ma non c’è dubbio che la figura più originale che la filosofa ci offre è quella del due-in-uno, che attribuisce, forse un po’ affrettatamente, a Socrate e attraverso la quale cerca di mettere a tema il rapporto tra pensare e agire, che sarà fondamentale nelle sue ultime opere, ma che è ancora essenziale e da pensare per noi oggi.

venerdì 22 marzo 2019

In altre parole (il quotidiano)

"Cosa fa del resto Socrate? Socrate non ha un "contenuto" del quale vuole convincerti, ma ti dice: «Fermati, guarda la vita che sei!». Allora il discorso della filosofia è sempre un discorso che si rivolge contro i saperi non perchè ce l'abbia coi saperi, anzi è essa stessa un sapere, ma è quel sapere che vuole, sempore ricominciare da una fenomenologia della vita. Cioè chiede conto di come siamo, perchè non siamo come dicono i saperi e non siamo neanche come dico io adesso qui. La vera domanda della filosofia mi sembra così emblematicamenbte concentrata in una battuta di Socrate di fronte a Gorgia. L'episodio è bellissimo, uno dei tanti esempi dell'arte sublime di Platone. Gorgia non è solo il grande sofista, è il proprietario della parola, è quello che dice che con la parola ottieni tutto: consoli dal dolore, nutri delle illusioni, convinci che devi essere amato, che devi essere votato... Poi si trova davanti Socrate che gli chiede: «Gorgia, dicci chi sei!». Non è meraviglioso? Tutti lo sanno, chi è Gorgia, e lui gli chiede chi è!
E lo manda in crisi...
Certo, infatti la cosa finisce male... Lo scontro è al calor bianco perchè viene messo in questione il potere nascosto dietro l'ideologia della parola e della scrittura, che è un potere che va contro la vita. E allora di nuovo, sempre di nuovo - immer wieder - dentro la scrittura devi rivendicare la vita. Non si tratta cioè di dire: «Non facciamo più le tavolette», perchè sento che non è possibile all'essere umano. Ma invece: «Senti, proviamo a farne di nuove, ricominciamo da zero, ricominciamo a vedere la vita intorno a noi, diciamoci chi siamo e cosa siamo diventati». Ecco, se la filosofia non fa questo, secondo me tradisce la vita e quindi tradisce se stessa."
(C. Sini, La verità è un'avventura, Edizioni Gruppo Abele, 2012)

martedì 2 ottobre 2018

Il nostro Socrate

Può accadere che un libro nato da un presupposto a mio modo di vedere piuttosto dubbio, possa tuttavia svilupparsi in un modo intelligente e stimolante, e suscitare riflessioni davvero interessanti. E' il caso di questo libro fortunato di Pietro Del Soldà, Non solo di cose d'amore, opera che sta riscuotendo un meritato successo di pubblico e di critica. Il presupposto a mio modo di vedere discutibile è quello di voler leggere la contemporaneità alla luce delle opere di Platone, anche se con un filo d'astuzia Del Soldà si appella piuttosto a Socrate, come se non si trattasse in fondo di un personaggio platonico. Resta il fatto che io continuo a trovare poco plausibile un approccio riattualizzanrte della grecità, soprattutto se si tratta di leggervi in trasparenza la realtà contemporanea: la maggior parte dei conflitti e delle problematiche di oggi apparirebbe infatti inconcepibili ai greci che non hanno mai conosciuto un'economia capitalistica, nè uno stato nazionale, nè una società stratificata, nè un'opinione pubblica, nè la politica dei diritti, nè le dinamiche del consumo illimitato e della produzione... 
A meno che non ci si accontenti di riprendere qualche formulazione morale molto generica e decontestualizzata, la grecità, che pure è la fonte della nostra cultura, non si presta a diventare strumento d'indagine dell'attualità. 
Certo Del Soldà è sempre molto cauto nelle sue affermazioni e attento a non cadere in anacronismo evidenti. Tuttavia il limite di fondo resta.
D'altra parte, ed è il lato davvero bello del libro, la sua lettura delle problematiche attuali è profonda e non superficiale sia quando interroga l'individuo d'oggi, sia quando allarga lo sguardo allo spazio della città e alle contradizoni della democrazia.  Il suo Socrate alla fine appare prima di tutto come l'emblema della ragione dialogica, del domandare autentico, della filosofia come strumento di cittadinanza. In questo senso possiamo facilmente accoglierlo come una figura utile al pensiero, non tanto per quel che forse è stato davvero, quanto per l'immagine che l'autore ne propone, inautentica ma efficace. In questo senso: viva Socrate!

Pietro Del Soldà
Non solo di cose d'amore. Noi, Socrate  e la ricerca della felicità
Venezia, Marsilio, 2018
pp.191 €17,00