5. SEI IN UNA
RETE DI RELAZIONI
Ognuno di noi è e diviene le sue relazioni. È la cura attiva e passiva, è il nostro pathos, a consegnarci la nostra identità.
V. Mancuso, Questa vita (2015)
Sei relazione
Sei dipendente, sei esposto, sei in relazione. Tre formule per dire, in verità, la stessa condizione che ti appartiene in quanto, semplicemente, sei un essere umano. E in quanto tale, fin dal primo istante della tua esistenza c’è qualcosa che nessuno ti ha insegnato, che sai prima di sapere qualsiasi altra cosa, che immediatamente ti connota come quella creatura vivente che sei: respirare e nutrirsi.
Fin dal primo momenti, dal primo respiro, appunto, sei in connessione con il mondo, ciò che immediatamente ti contraddistingue in quanto essere vivente, leib, corpo vivo, è l’essere relazione con il mondo, l’aria, l’alimento, l’esterno che diventa interno, l’esterno senza il quale non sarebbe possibile alcun interno. Il corpo vivo dell’essere umano non ha mai la costituzione di una monade chiusa, ma ha fin dal principio la forma della spugna, di una struttura aperta, qualcosa che filtra ciò che proviene dal mondo e lo restituisce mutato, lo trasforma, lo rimette nel mondo sotto forma di sostanza di “scarto”, ove ciò che per te è solo residuo, per la natura stessa è nient’altro che un elemento che si mescolerà ad altri elementi per conservare vitale il Processo entro cui tutto si articola. Dice molto bene a questo proposito Vito Mancuso: “C’è un legame essenziale tra tutti i viventi nel grande ecosistema della vita. È la legge dell’interconnessione del tutto, della non-separabilità di tutte le cose e dell’interdipendenza che ne scaturisce”.
Ma tu sei relazione anche in altro senso, lo sei in quanto Cura, nel senso in cui Heidegger usa questo termine, cioè in quanto costitutivo prendersi cura del mondo e degli altri: non puoi non occuparti delle cose, non puoi non occuparti degli altri, nel bene e nel male, perfino odiando e distruggendo. Il sogno della solitudine assoluta è, appunto, soltanto un mito disumano, la realtà è che siamo noi stessi parte di questa relazione, non soggetti e oggetti che s’incontrano, ma parti che si completano.
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