A cura di Stefano Zampieri - Consulente Filosofico
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martedì 10 gennaio 2017

Camus libertario

Alla prima apparenza questo testo è una biografia di Albert Camus, nella quale Onfray legge con accanimento degno di una missione, tutta l'opera del grande filosofo e scrittore francese, comprese le lettere e molta documentazione diretta poco nota tratta dai materiali d'archivio di Camus che Onfray ha potuto lungamente studiare.
Ma Onfray non si limita a questo, il suo obiettivo più profondo è infatti duplice: da un lato riabilitare lo scrittore duramente  attaccato in vita, ma anche dopo la morte prematura nel 1960; e dall'altro esaltare la proposta che egli ricava dall'esperienza di Camus, di un progetto politico libertario, anticomunista ma da sinistra, anticapitalista e antioppressivo.
Sul primo versante Onfray non risparmia critiche feroci alla schiera intellettuale capeggiata da Jean Paul Sartre e Simone de Beauvoir, che ha guidato la cultura francese - e non solo - del Novecento, tra grandi obiettivi, svolte e giravolte, e prese di posizione, spesso contraddittorie, quasi sempre smentite dalla storia, e non esenti da ipocrisie e meschinità personali.
Ne esce, di converso, esaltata la figura di Camus, figlio di una famiglia povera, intimamente legato alla propria terra natale, l'Algeria, artefice del proprio destino ad onta di tutte le difficoltà, l'emigrazione, la guerra, la resistenza, la malattia...
Dall'altro lato, invece, Onfray sembra usare la figura di Camus per elaborare una sorta di manifesto politico che riprende i riferimenti classici della tradizione anarchica, Stirner,  Proudhon, per ricollocarli in uno schema adatto al Terzo Millennio. Evocando quindi un anarchismo non violento, e non integralista, che chiude i conti con il marxismo leninismo, ma anche con il pensiero giudaico cristiano, niciano ma di sinistra, che punta a una democrazia pratica, e promuove una politica che non sia solo commercio di concetti ma attività pratica, nella quale si contemoeri l'etica della convinzione con l'etica della responsabilità, nessun sole dell'avvenire, nessuna rivoluzione priovvidenziale, ma un niciano sì alla vita e un no a tutto quello che la ostacola.
Non so se davvero ci sia Camus in tutto questo, e ho il sospetto che ci sia prevalentemente Onfray, ma soprattutto non posso negare la spiacevole sensazione di trovarsi di fronte ad un progetto che non pare poi tanto diverso da quello della quadratura del cerchio. Probabilmente la figura di Camus merita un percorso di rilettura più rispettoso e più umile, che sappia far riemergere quel che la distanza storica oggi rende più chiaro e più interessante, cioè l'esperienza di una vita filosofica autenticamente vissuta.

Michel Onfray
L'ordine libertario. Vita filosofica di Albert Camus
Milano, Ponte alle Grazie, 2016
pp. 573  € 28

giovedì 29 dicembre 2016

Filosofia nel quotidiano



Qual è dunque il compito della filosofia oggi? A mio avviso non può che essere una filosofia nella vita quotidiana, ove ciò che è decisivo è proprio la preposizione, non si tratta infatti di cogliere il quotidiano solo come un oggetto di studio, di fare una teoria del quotidiano, ovvero in parte è anche questo, ma al contempo, nello stesso tempo, la filosofia che torna alla vita  trova il suo luogo naturale proprio nel quotidiano, essa non è solo filosofia del quotidiano, ma ancor prima e più profondamente filosofia nel quotidiano. È questo che s’intende quando si allude a una pratica della filosofia. 

Nel suo essere pratica la filosofia mostra il suo essere dentro la realtà, profondamente implicata, piuttosto che fuori con l'intento di descrivere o comprendere un oggetto esterno. Significa una filosofia vissuta quotidianamente, agita nella quotidianità, uno stile di vita prima che un sapere.