A cura di Stefano Zampieri - Consulente Filosofico
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lunedì 6 marzo 2023

Introduzione alla Consulenza Filosofica 9: FARE PRATICA FILOSOFICA


 C’è una filosofia come oggetto di studio, cioè una materia strutturata rigidamente da un complesso di regole, che provengono dalla sua storia e che garantiscono la sua identità. Una materia che si può facilmente rappresentare attraverso un insieme di  opere e un elenco di nomi, tutti i bei nomi di cui essa può vantarsi: Platone, Aristotele, Agostino, Cartesio ecc. Potremmo chiamarla la filosofia dell’Accademia perché oggi essa sopravvive, un po’ stancamente, quasi soltanto nelle Università. Ma c’è anche un’altra filosofia che va intesa piuttosto come un’attività di natura personale, esistenziale, il fare pratica filosofica. Attraverso questa attività scopro la via che mi appartiene, la direzione verso me stesso  lungo la quale posso divenire ciò che sono.

Nel primo caso la filosofia si pone dunque come oggetto di studio, come un sapere al quale io posso avvicinarmi ma che resta inesorabilmente altro da me. Nel secondo caso invece, essa diviene una pratica, che si presenta innanzi tutto come il progetto in base al quale mi propongo di vivere filosoficamente e quindi di assumere l’atteggiamento filosofico come il filtro attraverso il quale mi getto nel mondo alla ricerca di me stesso. La Pratica Filosofica è un modo di vita, dunque, ben prima di essere una materia di studio .

In questo senso la Pratica Filosofica non può essere intesa come un mezzo, essa infatti, non serve a nulla perché non è serva di nulla, e quando dà l’impressione di servire vuol dire che essa è già caduta in rovina. Quando, dunque, ti domandi quale sia l’utilità della filosofia, sei già lontano da essa. Il semplice fatto di aver posto una simile domanda dimostra una profonda incomprensione della sua natura più autentica.

In questo senso, ancora, la filosofia è origine. Ed io posso accoglierla come quel modo di vita che mi impone di interrogare la mia stessa esistenza nei suoi rapporti con il mondo e con gli altri. La Pratica Filosofica è questa scelta  originaria, a partire dalla quale mi avvio sul cammino della conoscenza di me stesso. Ma la conoscenza di me stesso non è un fine, come potrebbe esserlo la contemplazione di una immagine in un quadro perfetto (o in uno specchio lucidissimo). La conoscenza di sé è un processo, un cammino, lungo il quale ci si avvia all’insegna del motto: diventa ciò che sei.

martedì 1 settembre 2020

Conversazioni sulla prassi filosofica

 


Da lunedì 7 settembre2020 ogni settimana un video di approfondimento della prassi filosofica. Un vero e proprio percorso conoscitivo e di riflessione. Da non perdere!

martedì 18 agosto 2020

Settembre filosofico

                                                  

Dal prossimo mese di Settembre su questo blog riprenderà la riflessione su Consulenza Filosofica e Pratiche Filosofiche: proposte, analisi, novità, ipotesi di lavoro, polemiche, si riprende alla grande!

martedì 10 gennaio 2017

Camus libertario

Alla prima apparenza questo testo è una biografia di Albert Camus, nella quale Onfray legge con accanimento degno di una missione, tutta l'opera del grande filosofo e scrittore francese, comprese le lettere e molta documentazione diretta poco nota tratta dai materiali d'archivio di Camus che Onfray ha potuto lungamente studiare.
Ma Onfray non si limita a questo, il suo obiettivo più profondo è infatti duplice: da un lato riabilitare lo scrittore duramente  attaccato in vita, ma anche dopo la morte prematura nel 1960; e dall'altro esaltare la proposta che egli ricava dall'esperienza di Camus, di un progetto politico libertario, anticomunista ma da sinistra, anticapitalista e antioppressivo.
Sul primo versante Onfray non risparmia critiche feroci alla schiera intellettuale capeggiata da Jean Paul Sartre e Simone de Beauvoir, che ha guidato la cultura francese - e non solo - del Novecento, tra grandi obiettivi, svolte e giravolte, e prese di posizione, spesso contraddittorie, quasi sempre smentite dalla storia, e non esenti da ipocrisie e meschinità personali.
Ne esce, di converso, esaltata la figura di Camus, figlio di una famiglia povera, intimamente legato alla propria terra natale, l'Algeria, artefice del proprio destino ad onta di tutte le difficoltà, l'emigrazione, la guerra, la resistenza, la malattia...
Dall'altro lato, invece, Onfray sembra usare la figura di Camus per elaborare una sorta di manifesto politico che riprende i riferimenti classici della tradizione anarchica, Stirner,  Proudhon, per ricollocarli in uno schema adatto al Terzo Millennio. Evocando quindi un anarchismo non violento, e non integralista, che chiude i conti con il marxismo leninismo, ma anche con il pensiero giudaico cristiano, niciano ma di sinistra, che punta a una democrazia pratica, e promuove una politica che non sia solo commercio di concetti ma attività pratica, nella quale si contemoeri l'etica della convinzione con l'etica della responsabilità, nessun sole dell'avvenire, nessuna rivoluzione priovvidenziale, ma un niciano sì alla vita e un no a tutto quello che la ostacola.
Non so se davvero ci sia Camus in tutto questo, e ho il sospetto che ci sia prevalentemente Onfray, ma soprattutto non posso negare la spiacevole sensazione di trovarsi di fronte ad un progetto che non pare poi tanto diverso da quello della quadratura del cerchio. Probabilmente la figura di Camus merita un percorso di rilettura più rispettoso e più umile, che sappia far riemergere quel che la distanza storica oggi rende più chiaro e più interessante, cioè l'esperienza di una vita filosofica autenticamente vissuta.

Michel Onfray
L'ordine libertario. Vita filosofica di Albert Camus
Milano, Ponte alle Grazie, 2016
pp. 573  € 28