Credo sia venuto il momento di spostare l'attenzione dal tema socratico del "che cos'è la Consulenza Filosofica" a quello non meno filosofico del " qual è la finalità ideale che rende ragione dell'esistenza della Consulenza Filosofica?". Ciò comporta, ovviamente uno spostamento radicale dal concetto della pratica, sul quale molto si è dibattuto - e poco si è scritto - in questi anni, al soggetto della pratica. Perché l'aspetto teleologico non può che essere focalizzato sul sistema delle scelte individuali - qual è la finalità ideale che rende ragione del tuo essere un Consulente Filosofico? -
Tuttavia non bisogna equivocare : nessuno adotta una pratica privatamente, nella più perfetta solitudine. Una pratica è sempre un movimento collettivo, e dunque la finalità individuale è anche una finalità collettiva, non può non esserlo. Il singolo può avere anche finalità proprie - affermazione, denaro, ecc. - ma se aderisce al movimento di una pratica non può non condividerne le finalità generali. Ma allora questa si profila come la domanda chiave sulla base della quale dovremmo ritrovare il senso del nostro agire, e magari superare certe difficoltà nel concetto della pratica entro le quali la discussione tende a incagliarsi.
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