Nei limiti di una conferenza raccolta poi in un libro Piergiorgio Odifreddi prova a sintetizzare la nozione chiave della filosofia, cioè quella di Verità. E individua almeno tre vesioni principali di essa, implicitamente superando il modello metafisico della verità unica, e al contempo distanziandosi dalle dubbie etimologie heideggeriane. Odifreddi, dunque, indica l'aletheia intesa letteralmente come il non-dimenticabile, per esempio la verità matematica, che si può verificare solo dentro la propria testa; l'apokalypsis,cioè il disvelamento operato dalla scienza che solleva i veli della realtà esterna; e la veritas latina, cioè la verità stabilita da qualcuno autorizzato a fissarla, il giudice, il profeta. Qui si collocano la verità di fede e la verità del diritto.
Mentre la verità storica si colloca ad un gradino ancora più basso perchè, proiettandosi all'indietro diviene sempre più difficile da verificare.
Odifreddi coglie bene, a suo modo, l'articolazione non metafisica della verità, anche se, a mio modo di vedere, non si avvede dell'importanza di un'altra apparizione della verità, quella che la colloca sul piano morale, cioè delle scelte individuali di vita. La verità dei valori di cui ci nutriamo nel corso di tutta la nostra esistenza, che ne siamo consapevoli o meno, e che l'esperienza ci ha insegnato a pensare come verità locale, ossimoro che tiene insieme la normatività di una verità abbastanza forte da illuminare e guidare le nostre scelte, e la relatività spazio-temporale che ne fa comunque un valore non definitivo, ma rivedibile in funzione, appunto delle mutate condizioni di contesto o delle mutazioni del soggetto stesso nella sua naturale evoluzione.
Piegiorgio Odifreddi
Che cos'è la verità
Roma, Castelvecchi, 2016
pp. 45 € 5,00
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