1 FINESTRA
D’improvviso si fermò tutto. Le auto furono abbandonate nei
parcheggi e lasciate lì. Le bici restarono nei sottoscala. I negozi furono
chiusi definitivamente, le attività produttive furono interrotte. Quel che si
doveva fare sarebbe stato fatto in qualche posto lontano, in Africa, in Estremo
Oriente, e portato nei magazzini locali e da questi con dei lunghi tubi
sottili, tali e quali la rete della fibra, portati fin dentro ogni casa. Da
quei tubicini sarebbe uscito, per ventiquattro ore al giorno, l’alimento
necessario a ogni famiglia.
Ogni casa fu sigillata. Le finestre chiuse, le porte
sbarrate. E tutti restarono stretti dentro la propria abitazione come api nelle
celle. Dentro ogni casa le famiglie stavano protette. Nessuno correva pericolo.
Certo, qualcuno ci moriva, qualcuno si sentiva male e doveva restare in casa a
morire sotto gli occhi dei parenti. Ma in fondo per secoli si è morti in questo
modo. Nulla di veramente nuovo, dunque.
In compenso, si risolveva, una volta per tutte, l’irritante
questione dei contatti, delle relazioni, dei confronti, degli scontri. Una
società pura, senza frizioni, senza alterazioni che venissero dal contatto
degli uni con gli altri. Una società felice, fatta di individui e di celle, e
per tutti, per ognuno, dentro casa, una sola finestra, ma non come quelle
solite che ti fanno vedere solo una scena, un panorama, sempre lo stesso, una
prospettiva, un profilo, un’immagine. No, una finestra speciale che mostra il
mondo, il passato, il presente, il futuro, e tutto il bello e tutto il brutto
della vita che si vive fuori. E che noi possiamo vedere solo da qui.
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