11 CLIO
Il sole sorgeva dietro le case.
Lucido, pulito, abbagliante. La città dava segnali di risveglio. I balconi si
aprivano, le tapparelle si sollevavano, i primi fumatori si affacciavano.
Sconosciuti si scambiavano un cenno di saluto. Era così da un po’. Era così il
risveglio morbido di una città indolente, oziosa, una città in quarantena.
Ma quel giorno, era mercoledì per
la precisione, da occidente avanzò qualcosa. Tutti quelli posti dal lato
sbagliato della strada se ne accorsero osservando le facce dei fortunati posti
dall’altra parte. Perché si videro gli sguardi mutare dalla opacità del sonno
al brillare dell’incredulità. Quelli che avevano finestre dall’altra parte
della casa si precipitarono per non restare tagliati fuori da quel che stava
accadendo alle loro spalle, di qualsiasi cosa si trattasse.
Antonino che poteva muoversi per
via del cane Astra, un labrador di tre anni, scese subito in strada e fece il
giro dell’isolato, spinto dalla curiosità e dai segnali che venivano da quelli
sui balconi che continuavano a indicare qualcosa col dito e a emettere versi di
stupore incredulo. Antonino rallentò un poco, perché il ginocchio gli faceva
male, doveva stare attento non correre
per non forzarlo. Una storia vecchia, un incidente, una lunga ripresa, un ricordo
ormai.
Girò l’angolo, Astra prese ad
abbaiare ma non di spavento, piuttosto di sorpresa, scodinzolando. Antonino si
fermò all’incrocio. Non poteva andare oltre, la strada era occupata. Una donna,
alta come un condominio di quattro piani, con una gonna rosa e una camicetta
bianca vasta come la vela di un brigantino, e un fiocco tra i capelli come
s’usava una volta. Impressionante. Ma non paurosa. Lo sguardo curioso, il volto
sereno come di chi è sicuro di sé e sa quel che fa. Tutti la osservavano, dai
balconi, Antonino era fermo di fronte a lei, Astra smise di abbaiare, e prese
piuttosto a guaire debolmente. Antonino fece ancora un passo. «Chi è lei?»
Chiese. La donna rispose con una voce
profonda che fece tremare i vetri delle finestre. «Clio».
Antonino restò immobile, avrebbe
voluto fare altre domande, da dove vieni?, Che cosa vuoi? Che cosa sei? Sei un
alieno? Sei un mostro? Ma la voce gli si fermò in gola. La donna sorrise,
comprendendo l’imbarazzo.
«Niente paura. Me ne sto andando
Qui non servo più a niente. Ma tornerò quando avrete di nuovo bisogno di me.»
Fu così che Clio con quattro passi
lunghi se ne andò. La gonna sventolò nell’aria come il tendone di un circo
spazzato dal vento di bufera. Antonino restò lì in mezzo alla strada,
stupefatto. Poi si girò intorno, rivolto alla gente sui balconi. «L’avete vista
anche voi?» Quelli risposero di sì. «Ma chi era?» Chiese nuovamente. Tutti
tacquero, solo la signora Bastiani, grande compilatrice di cruciverba, rispose;
«Clio, la Musa della Storia.»
Astra annusò l’aria e abbaiò
contrariata. Antonino fece qualche passo nel luogo ov’era la donna e ora non
c’era più nulla. Il ginocchio stranamente non gli faceva più male.
Nessun commento:
Posta un commento