A cura di Stefano Zampieri - Consulente Filosofico

martedì 7 aprile 2020


     
8     MENTIRE

Jenny e u suoi amici sollevarono il calice rosso e si augurarono reciprocamente la salute. La tradizione dell’aperitivo del sabato serra era una di quelle che meritavano di essere preservate anche in tempi difficili come quelli. Tuttavia, Gigi che da un po’ di tempo lottava contro i mal di stomaco, sollevò un calice rosso ma non di bevanda alcolica piuttosto di un infuso al karkadè. Visto da lontano lo si poteva facilmente scambiare per uno spritz Campari, ma era una finzione, era solo un espediente per brindare con gli amici anche senza bere l’alcol che gli era nocivo.
E in effetti il primo momento non se ne accorse nessuno, solo dopo, quando gli altri lo videro bere ad ampie sorsate, invece di assaporare lentamente, qualcuno sospettò che il bicchiere fosse contraffatto. La cosa in sé non era grave, s’intende, ognuno è libero di bere ciò che vuole, ma è fastidiosa, irritante, la finzione, mentire agli amici quando potresti semplicemente raccontare la verità e nessuno si scandalizzerebbe.
Ma la menzogna si nutre della distanza, e una finzione che sembra vera, in fondo non si distingue dalla verità, vista da lontano. È il gesto che ti tradisce. Così Luca, spavaldo e un po’ provocatore, chiese «Ma cosa bevi?», e a quel punto Gigi si trovò di fronte a due opzioni: poteva rispondere la verità, ma così avrebbe ammesso di aver mentito precedentemente, al momento del brindisi, oppure avrebbe potuto mentire adesso e sostenere convinto che quello nel suo calice era un autentico spritz Campari. Nel primo caso sarebbe stato un mentitore di fronte a tutti, anche se disposto ad ammettere l’errore, nel secondo sarebbe stato un mentitore di fronte a se stesso, avrebbe cioè fornito alla sua coscienza la prova provata della sua malafede.
Nessuna delle due prospettive lo attirava. Ma era con le spalle al muro e doveva scegliere tra due mali, Nessuno dei quali poteva essere definito minore dell’altro.
Gigi stava per rispondere, quando la sua mano destra schiacciò, - per errore o per scelta? - il tasto off del tablet col quale si stava collegando allo spritz virtuale.  Scomparve dallo schermo degli amici che pensarono al solito guasto della linea, e continuarono l’aperitivo senza di lui.
Gigi restò lì, col suo bicchiere di acqua colorata, da solo, nel suo salotto. Fuori s’intravedevano le prime ombre della sera.

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