A cura di Stefano Zampieri - Consulente Filosofico

mercoledì 15 gennaio 2025

Andrea Staid, Essere natura 2022

 

La cultura, sostiene, non è un fatto esclusivamente umano, ed è quindi impossibile una separazione netta tra natura e cultura.

Aristotele, il Cristianesimo e Cartesio hanno introdotto il principio delle due sostanze e fondato il dualismo. Nell’epoca dell’antropocene, gli animali umani sono posti al di sopra di tutto, gli altri esseri sono trasformati in oggetti, mezzi per la vita dell’uomo.

La colonizzazione ha portato ovunque l'antropocentrismo, cioè l'idea della superiorità dell'uomo rispetto alle altre specie, l'idea che l'uomo sia il centro dell'universo, oltre che l'idea di una netta separazione tra natura e cultura.

Il colonialismo è esattamente legato all'estrattivismo cioè il bisogno di materie prime dell'Occidente che a sua volta è causa di deforestazione e uso improprio del suolo. Di qui il modello predatorio, la devastazione dell'ambiente e la subordinazione dei popoli del Sud globale.

Bisogna dunque tornare alla natura, e riscoprire la vita del bosco, perché anche gli alberi vivono e pensano al loro modo e hanno una loro sensibilità. Le differenze tra le specie sono di grado e non di genere!

In questo senso bisogna riconsiderare il posto di Homo Sapiens nel mondo e dunque decostruire la rappresentazione di esso che impedisce di pensare una società ecologica senza confini di specie.

 L'autore fa l'elogio dell'orto urbano e familiare, benefico per la natura e per gli esseri umani, è una pratica possibile tra le tante, necessaria a combattere il collasso ecologico. Dobbiamo tornare a immaginare il futuro, un futuro diverso da quello della produzione e del consumo illimitati e del dominio sulla natura. 

La seconda parte del libro è costruita sulla testimonianze etnografiche di disastri della crescita e di pratiche di cambiamento radicale negli stili di vita.

 

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