Fino a 40.000 anni fa coesistevano almeno cinque tipi di Homo separati (Neanderthal, Denisovo, Giava, Florensis, Sapiens) e indipendenti. Dunque l'idea della specie umana solitaria è un'idea recente non veritiera: siamo l'esito di molte combinazioni di fattori (climatici in primo luogo ma non solo, colli di bottiglia, esempio del vulcano Toba sull'isola di Sumatra 75 anni mila anni fa, effetti del fondatore ripetuti, ciò che comporta ridotta varietà genetica dell'uomo d'oggi). Discendiamo tutti da 20.000 individui.
"Dai deserti ai ghiacci, la diversità umana è stata plasmata dai continui spostamenti e dalle relazioni con gli ecosistemi. "(45)
Non c'è una unica linea di evoluzione per l'uomo, ma nemmeno per la vita in generale. Oggi abbiamo testimonianze di ipotesi alternative, di forme di vita che non hanno avuto seguito, suscitate da mutazione ambientali, climatiche, di quantità di ossigeno, eccetera
"L'evoluzione sperimenta soluzioni alternative, scegliendone alcune anziché altre non sempre sulla base di criteri di rigida e ottimale efficienza." (90).
La diversità attuale degli esseri viventi è solo una piccola percentuale di ciò che avrebbe potuto essere.
Il nostro è un universo di possibilità e non di necessità. Non c'è un piano preordinato ma una infinita serie di situazioni occasionali. L'evoluzione assomiglia più a un bricolage che a una piano ordinato, si procede per rimaneggiamenti (exaptazione) e per compromessi.
L'evoluzione, dunque, procede anche in base a vincoli interni, (strutture, pressioni selettive) ed esterne, (funzione di sopravvivenza in dato ambiente ed eventi storici peculiari, glaciazioni, vulcani eccetera)
Dunque non un piano ma piuttosto il caso? bisogna intenderci ci sono almeno tre accezioni di casualità:
-la semplice ignoranza delle cause di un evento
-definiamo casuali le conseguenze indipendenti dagli effetti, anche se sono cause, esempio: le mutazioni genetiche
-la contingenza che si realizza quando due catene di cause indipendenti si incontrano, esempio caduta in testa del vaso di fiori mentre sto camminando. Ciò che è improbabile ci appare anche impossibile.
Le evidenze scientifiche testimoniano oltre ogni dubbio "del carattere radicalmente contingente della storia naturale che ha portato fino a noi e della vertiginosa sequenza di biforcazioni, di catastrofi, di estinzioni, di perturbazioni, e di deviazioni che hanno plasmato il corso dell'evoluzione "(128)
Né puro caso dunque né disegno: che sono deresponsabilizzanti, ma contingenza che è impegnativa: se il futuro, come il passato, è aperto allora ogni scelta conta.
Il libro si conclude con una lunga analisi delle controversie tra creazionisti ed evoluzionisti, dove l'autore smentisce la radicalità e l'assolutismo degli uni e degli altri, che dimenticano entrambi che: "la teoria dell'evoluzione è comunque scienza corroborata, è una spiegazione potente integralmente naturalistica che non ha più bisogno di ricorrere a piani preordinati, a cause finale, a provvidenze e a disegni intelligenti. " (186)
Ma al contempo lungi dall'essere fondamento di ateismo e gretto materialismo, muove dalla constatazione che: "tutti gli esseri viventi hanno un'esistenza imperfetta e limitata, e ciò vale anche per le specie, compresa la nostra, per i pianeti abitati, per i sistemi solari, per la galassia. " (198)
Il principio base è appunto quello della contingenza connessa al fatto che l'uomo è per natura un essere insieme naturale e culturale, e costruisce da sé la le proprie norme di vita in un universo indifferente.
La certezza di possedere la profonda logica della storia è il fondamento di ogni pensiero totalitario.
"Siamo liberi e responsabili, in questo frammento di tempo che ci è stato dato in dono di vivere. Nella contingenza dei nostri cammini individuali, condividiamo un appartenenza naturale e planetaria." (225)
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