A cura di Stefano Zampieri - Consulente Filosofico

domenica 18 giugno 2023

Introduzione alla Consulenza Filosofica: riflessione sulla nascita - Ricevere e guidare

Riflessione sulla nascita - Ricevere e guidare

 

Si potrebbe associare il verbo “ricevere” all’accoglienza per la dimensione “naturale” del bambino: osservare il suo modo d’essere, porre attenzione ai suoi bisogni e rispondervi in modo adeguato, accogliere i suoi interessi… in poche parole, amarlo per la sua unicità.

D’altra parte è necessario anche “guidare” il bambino, selezionando per lui ciò che è adeguato al momento che vive, indirizzandolo verso abitudini positive per la sua salute e un comportamento che aiuti il suo “andare verso il mondo”; il genitore deve favorire lo sviluppo della capacità del bambino di “ricevere”, a sua volta, l’Altro da sé.

MARINA DA CANAL

 

giovedì 15 giugno 2023

Letture: Thich Nhat Hanh, Le quattro verità dell’esistenza (2012)


 Il buddismo è una religione o una filosofia? A sentire i praticanti sembrerebbe più la seconda, in realtà, la struttura argomentativa del buddismo e il suo tessuto narrativo, ci mostrano esattamente lo squadernarsi di una religione, anche se diversa dalle tre religioni monoteiste, molto più rigide ed esclusive.

Infatti il sistema di verità che sostiene il buddismo si fonda sul richiamo a un principio di autorità (piuttosto che su quello di argomentazione) che ha nella parola di Budda il suo fondamento. Il fondatore infatti esprime nobili verità, ordinatamente elencate all’interno di una sistema metaforico semplice ma molto chiaro (il sentiero, la pratica, ecc.). Fatta dunque questa precisazione che serve a spiegare perché non ho simpatia per il buddismo mi resta da precisare che molte delle cose affermate da  Thich Nhat Han sono sicuramente condivisibili e apprezzabili.

D’altra parte Thich Nhat Han è stato una figura straordinaria di monaco buddista ma, allo stesso tempo, finissimo filosofo e figura esemplare. Nel testo Le quattro verità dell’esistenza (ed. originale 2012,  trad. italiana 2016, ristampato nel 2023 nella collana «Il senso della vita») espone con grande chiarezza e semplicità i fondamenti di un cammino buddista alla vita buona.

Come nella tradizione di questo genere di pratiche discorsive appare subito il gusto a metà strada tra la didattica e la geometria (nel senso di Spinoza di un apparente disciplina logica) per gli elenchi rigorosi e articolati. Utili per dare al lettore la sensazione di uno che parla sempre alla luce di un certezza rassicurante.  Proviamo a fare il punto su queste classificazioni edificanti:

La  Tesi, condivisibile, dell’autore ruota intorno alla necessità di un’etica globale che si può sviluppare a partire dalle 4 NOBILI VERITA’:

1. La sofferenza esiste

2. La sofferenza ha delle cause

3. La sofferenza può essere superata

4. Esiste un sentiero che porta alla fine della sofferenza (cioè a uno stile di vita etico).

Il quarto punto racchiude però IL NOBILE OTTUPLICE SENTIERO:

1. Retta comprensione (basata sui principi del non-dualismo, della non permanenza, e dell’interessere).

2.Retto pensiero

3. Retta parola

4. Retta azione

5. Retto sostentamento (nutrirsi di cibo commestibile, di impressioni sensoriali, di volizione, di coscienza)

6. Retta diligenza

7. Retta consapevolezza

8. Retta concentrazione.

Lungo questa difficile strada  verso un’etica globale si incontrano però una serie di vincoli, anche qui, per fortuna, abbiamo l’elenco numerato:

1. il desiderio

2. L’ignoranza

3. Il dubbio

4. Il dualismo

5. L’attaccamento a riti e rituali

6. La rabbia

7. I complessi

8. Il corpo

9. L’attaccamento alle opinioni

10. La visione distorta.

Se poi ci chiediamo quale comportamento sia veramente etico, allora abbiamo un elenco di criteri utili per distinguere ogni azione come  buona o cattiva:

1. Produce sofferenza o felicità?

2. Ha un effetto benefico o non benefico?

3. Sono illuso o vigile?

4. Ci consente di aprire o sbarrare la strada?

5. Si ferma all’apparenza o va alla sostanza?

Per ottenere la consapevolezza ci sono 5 addestramenti:

1. Rispetto per la vita

2.Vera felicità

3. Vero amore

4. Parola amorevole e ascolto profondo

5. Nutrimento e guarigione.

Sulla base di tutti questi principi Thich Nhat Han ha contribuito a elaborare un Manifesto Unesco per una cultura di pace a non violenza (2000), che può essere riassunto in questo modo:

1. rispettare la vita e la dignità di ogni persona

2. praticare la non – violenza

3. porre fine a ogni esclusione, ingiustizia, oppressione

4. difendere la libertà di espressione

5. promuovere un comportamento responsabile da parte dei consumatori

6. creare nuove forme di solidarietà.

Anche di fronte a queste affermazioni di principio non si può non essere d’accordo, ma la sensazione generale è quella di una esortazione assai poco argomentata.  

domenica 11 giugno 2023

Introduzione alla Consulenza Filosofica: riflessione sulla nascita - la sfida di natura e cultura

 

Riflessione sulla nascita – la sfida di natura e cultura

 Abbiamo visto come persino l’Altro che si è dato alla luce come genitori, sia da loro non conosciuto.

Il paradosso che i genitori possono incontrare, quello che vede il bambino rivelarsi e, al contempo, venire formato, può costituire un problema in molti aspetti e in svariati momenti della crescita del bambino. Lasciare che il bambino si manifesti, esprimendo a pieno il suo temperamento, i suoi interessi e il suo specifico modo di conoscere, è affascinante, spesso commovente. Ma l’essere umano, creatura relazionale e non finita, si forma e trova il suo posto nel mondo attraverso la guida di chi si prende cura di lui e la sua mediazione tra lui e il mondo. Individuare il giusto equilibrio tra natura e cultura è un compito non scontato e, soprattutto, mai del tutto concluso: variano nel tempo la misura e la modalità dell’intervento necessario e non vi è una regola che si adatti a ognuno, genitore e figlio.

MARINA DA CANAL

giovedì 8 giugno 2023

Letture: Saggezza di Eugenio Borgna (2019)

 


 

Il libro di Eugenio Borgna Saggezza, uscito la prima volta nel 2019 e ora riproposto nella collana “Il senso della vita” da cui cito, è costruito nella forma di un inesauribile colloquio con la cultura filosofica e letteraria. L'autore costituisce una sorta di archivio di esperienze, di ipotesi, non necessariamente suffragate da una vera e propria elaborazione teorica, supponendo però che la riflessione possa scaturire naturalmente dalla lettura e dalla intima acquisizione di una serie abbastanza particolare e articolata di citazioni, di brani, di testi, accuratamente selezionati.

In questo senso il testo ha una natura rapsodica che dà ampio spazio in particolare ad alcuni autori, per esempio Schopenhauer. Alla fine della lettura si ha la sensazione di aver mancato un pochino l'oggetto della ricerca tuttavia non c'è dubbio che saper leggere, saper ascoltare, saper entrare nel testo filosofico, è importante, è il primo passo verso un percorso di elaborazione, ed è altrettanto importante e l'autore sembra suggerirlo a ogni passo,  a ogni riga, che saranno poi soltanto le esperienze individuali capaci di ricostruire a mettere insieme e fare sintesi della complessità, della ricchezza, della varietà delle esperienze che i testi nella loro varietà possono suggerirci.

Tuttavia, per chiarezza, è bene precisare che l'autore muove da una precisa definizione della saggezza intesa come "la capacità di giungere alla conoscenza razionale non di cose alte e sublimi, remote dalla comune umanità, come è proprio della sapienza, ma alla conoscenza razionale delle attività umane, e del modo migliore di realizzarle” (11). Questo che, in qualche modo, è l'idea comune che abbiamo noi tutti della saggezza è poi un'idea che va composta mettendo insieme tanti aspetti, tanti elementi, che solo nel loro articolato comporsi possono dare vita alla figura di cui si sta parlando. In questo senso la saggezza è anche conoscenza di se stesso e la conoscenza di se stesso non è però la sapienza che è invece conoscenza delle cose alte e sublimi mentre la saggezza per definizione o perlomeno per la tradizione aristotelica è conoscenza delle faccende umane.

La saggezza è la capacità di saper ascoltare, è attenzione alla nostra interiorità, ma anche a ciò che ci circonda, attenzione agli altri, è il nostro modo di vivere immedesimandoci nelle esperienze vissute, è la sensibilità necessaria a raccogliere il linguaggio del corpo vivente, saggezza è anche capacità di vivere il tempo, il tempo interiore, quello vissuto, capacità di sopportare il passato senza esserne annientato, capacità di vivere nel momento presente, la capacità di affrontare il futuro senza eccessivi timori.

La saggezza si compone anche di gentilezza: gentilezza e saggezza, infatti, "sono premesse alla comprensione e l'accoglienza delle debolezze e delle fragilità, delle tristezze e delle angosce presenti nella vita" (65)

Saggezza è saper affrontare l’età anziana, è saper affrontare la memoria ferita, saggezza è essere continuamente in dialogo: "essere in dialogo senza fine con gli altri, con le persone che conosciamo, e con quelle che non conosciamo" (77)

La saggezza è una forma di ricerca del senso, il senso che stas nel cuore delle apparenze, il senso che è nelle parole che aprono il nostro cammino.

Da questo punto di vista dovremmo cercare di lavorare a una vera e propria etica della saggezza. La saggezza, infatti, è una scelta alla quale possiamo essere chiamati in ogni momento della nostra esistenza, una scelta etica fondamentale: "la saggezza che si chiude in una deserta e autistica solitudine non serve né alla nostra vita né a quella degli altri: l'una fatalmente legata all'altra."(87) Tuttavia è chiaro che non è facile fare della saggezza la propria stella polare, è un compito che richiede fatica e impegno e una grande dose di determinazione.

La saggezza infine deve essere anche consapevolezza del limite senza il quale nulla saremmo “non si può agire con saggezza se non si è consapevole dei confini, dei limiti, che sono retaggio della vita.” (91)

 Nella vita quotidiana essere saggio significa avere senso della misura e l'etica della saggezza non può che essere un'etica fatta di scelte che tengono conto della misura delle cose, della disposizione a scegliere bene a evitare il male e a non rifiutare mai le connessioni reciproche e il reciproco confronto di valori, in questo senso la saggezza è anche amore del prossimo.

STEFANO ZAMPIERI 

 

lunedì 5 giugno 2023

Introduzione alla Consulenza Filosofica: nativi consumatori

 

Nativi consumatori.  Dobbiamo smettere di parlare di nativi digitali perché si tratta di un errore, di un equivoco, di una semplice suggestione, non è il termine giusto, i nativi digitali non esistono, i giovani di oggi sono semplicemente dei perfetti consumatori, la familiarità con i mezzi elettronici che si produce essenzialmente per abitudine, per esperienza, per continuità e certo si serve della flessibilità mentale propria del giovane, non produce tuttavia una radicale mutazione della struttura cognitiva dei ragazzi, ma tende piuttosto ad una condizione ben precisa e questa sì molto diversa da quella dell'adulto. Il giovane, proiettato immediatamente nella dimensione virtuale della rete, più che scoprirne le infinite possibilità di informazione, di apprendimento e di scambio, finisce per apprendere il meccanismo più semplice, fluido, flessibile, per diventare un perfetto consumatore. E diventare perfetti consumatori è l'obiettivo fondamentale di coloro che stanno in rete e attraverso la rete pensano di poter guadagnare tempo, comodità, semplicità. Con un solo clic, con la sola pressione di un tasto, possono acquistare il disco che hanno appena sentito, il libro di cui hanno sentito parlare, il telefono di nuova generazione, il computer, l'accessorio, ma anche le scarpe, la camicia, il viaggio, non c'è attività che si faccia in rete che non abbia al suo fianco una possibilità di cliccare l’acquisto,  non c'è nulla che non si faccia in rete che non sia anche un comprare, non c'è un luogo interno della spazio virtuale della rete che non sia essenzialmente, o marginalmente, o in parte, un mercato. Forse la definizione più corretta per lo spazio virtuale della rete è proprio questa, è lo spazio di un mercato globale nel quale non soltanto puoi acquistare in qualsiasi luogo della terra, in qualsiasi momento della giornata -  tempo e spazio sottratti alla vita e consegnati all’economia - , ma poi associare il gesto dell'acquisto ad ogni istante della tua esistenza, ogni gesto che compi ogni atto che fai, ogni interesse, ogni desiderio, ogni curiosità, può immediatamente essere trasformato in un acquisto, saltando i tempi degli spostamenti fisici, del traffico, degli orari di chiusura, evitando le difficoltà degli incontri con le persone, evitando la noia della ricerca dell'oggetto giusto al prezzo migliore, della situazione più idonea, un solo clic e il tuo desiderio è realizzato. Certo in tutto questo c’è una difficoltà che probabilmente al giovane non appare immediata, poter acquistare significa avere una carta di credito e avere una carta di credito significa avere del denaro disponibile, avere un lavoro, avere delle risorse. Ma il nativo consumatore così potremmo chiamarlo, il nativo consumatore non ha una chiara cognizione del denaro, si fida dell'idea del denaro virtuale, si affida all'idea del credito interminabile, capirà crescendo, capirà col tempo, che acquistare significa poter acquistare, in primo luogo avere accesso al mercato e questo non è da tutti, anzi,

il mondo si divide proprio in due parti: coloro che hanno accesso al mercato, coloro che non ce l'hanno.