A cura di Stefano Zampieri - Consulente Filosofico

mercoledì 19 giugno 2024

Robin Attfield, Il primo libro di etica ambientale, Einaudi, 2024 ( 2018)

 

 


Il primo libro di etica ambientale di Robin Attfield, tradotto da Einaudi nel 2024, originale del 2018, è sicuramente un testo capace di darci un inquadramento generale molto preciso intorno al tema dell'etica ambientale anche se non brilla certamente per originalità.

Attfield individua gli antecedenti di una riflessione sull'etica ambientale in Leopold, Pensare come una montagna (1949) e Carson, Primavera silenziosa (1962).

La nuova idea della filosofia dell'etica ambientale nasce negli anni settanta a seguito dello sviluppo di un'etica pratica (questioni scientifiche, mediche eccetera) e allo svilupparsi della cosiddetta ecologia profonda cioè quell'ecologia secondo la quale l’identità personale è legata alla natura e  bisogna salvaguardare tutte le specie anche dall'aggressione umana.

Il rifiuto di una prospettiva antropocentrica e l’adozione di una prospettiva rispetto ai soggetti futuri implica l’etica della responsabilità (cfr. Jonas).

Attfield illustra brevemente alcuni concetti chiave necessari per entrare in questa disciplina e in particolare il concetto di natura, a partire dalla prospettiva darwinista secondo la quale l'uomo è parte della natura non distinto da essa distinguendo cioè il naturale dall'artificiale, dal soprannaturale, dall'innaturale; illustra poi il tema dell'ambiente: non è solo lo spazio che circonda una  persona ma il sistema della natura come è stata modificata nel corso del tempo. Anche il locale dipende fenomeni globali. Segue il tema del dignità morale secondo cui ogni entità a cui può essere fatto del bene è degna di considerazione morale : "biocentrismo”: mettere al centro tutte le creature viventi. Limite: ma questo deve valere anche per la natura per le creature future che non esistono ancora. 

Infine indica il concetto di Valore: “Una cosa verrà detta di valore qualora esista un motivo per promuoverla, preservarla proteggerla o rispettarla.” (29)

Distingue però vari tipi di valore: valore di scambio, valore estetico, valore simbolico, valore strumentale.

 

Le generazioni future

Nasce con l’illuminismo l’idea di essere giudicati dagli altri.  Non da alcuni in particolare (perché non sappiamo chi saranno) ma in base alla qualità media della vita delle persone (chiunque esse siano).

L’incertezza rispetto al futuro non è argomento che metta in crisi la responsabilità verso le generazioni future.  Gli interessi delle generazioni future non possono essere le loro preferenze, (che non possiamo conoscerle) ma bensì i loro bisogni che possiamo conoscere: gli elementi che oggi e domani non sono rinunciabili (abitazione, alimentazione, abbigliamento, ambiente sano ecc.)

Ma per conservare anche nelle generazioni future la giusta sensibilità è necessaria una Educazione Ambientale diffusa e precoce.

 

Principi per l’agire corretto

Si rifà innanzi tutto a Rawls e al concetto del velo d’ignoranza come teoria del contratto basata su patti da convenire tra le parti interessate. Ciò comporta, rispetto alle generazioni future, il principio del Giusto Risparmio.

Ma il limite della posizione di Rawls è che al tavolo del contratto iniziale siedono soltanto i rappresentanti delle generazioni presenti non di quelle future.

Prende allora in considerazione l’Etica delle Virtù di origine aristotelica (= il carattere è più importante delle buone azioni), questa però ha il suo limite nelle possibili conseguenze non volute delle azioni virtuose (per es.: ripagare un debito, azione virtuosa, ma tagliando una foresta, conseguenza negativa). Allora non bastano le buone intenzioni, servono Regole Morali scelte accuratamente, basate su un principio conseguenzalista (sarà giusta l’azione che determina un equilibrio tra conseguenze positive e negative) e abbia per riferimento l’ecocentrismo (centralità dei sistemi ambientali nel loro insieme e nel loro equilibrio, animali, piante, esseri umani, ambiente naturale) vs il sensiocentrismo (centralità solo delle creature senzienti) e l’antropocentrismo (centralità solo dell’uomo).

 

Sostenibilità e conservazione

Definizione: la sostenibilità di una società ne indica “la possibilità di essere praticata o riprodotta indefinitamente” (70)

Non è di per sé un termine solo positivo: schiavitù e prostituzione sono “sostenibili”.

Oggi si usa ovunque la definizione del Rapporto Brunland (Rio 1992) secondo cui la sostenibilità è quello sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere le capacità delle generazioni future di realizzare i propri.

Gli 8 Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDG) non sono stati raggiunti, Rimpiazzati nel 2011 dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) adottati nel 2015 con l’Agenda 2030

 

Movimenti sociali e politici

L’autore esamina i principali attori politici e sociali sulla scena dell’etica ambientale:

- Movimento dell’Ecologia Profonda fondato da Arne Naess che propone l’identificazione dell’uomo con gli altri esseri, e una riduzione della popolazione mondiale.

- il movimento dell’Ecofemminismo che propone l’equivalenza tra la sottomissione della donna e lo sfruttamento della natura;

- Il movimento dell’Ecologia Sociale fondato da Murray Bookchin secondo cui tutti i problemi ecologici sono prima di tutto problemi sociali;

- Il movimento per la Giustizia Ambientale, che si muove contro la discriminazione di gruppi svantaggiati costretti a subire inquinamenti, devastazioni ambientali ecc.

- Il movimento politico dei Verdi.

 

 

Etica ambientale e religione

Parte dal recupero critico delle riflessioni dello storico Lynn Whyte, secondo il quale la cristianità sarebbe il fondamento dello sviluppo tecnologico nel Medio Evo.

Esamina la nozione di Stewardship diffusa negli ambienti religiosi: l’uomo come amministratore, responsabile della natura. L’uomo deve prendersi cura del creato non “dominarlo”

 

Le etiche del cambiamento climatico

Gli scienziati sono concordi (a gran maggioranza) che l’aumento della temperatura, il riscaldamento globale, è un fenomeno antropogenico, ovvero  causato dall’umanità.

In ogni caso è necessario il principio di precauzione = prevenire un esito irreversibile anche prima di un completo consenso scientifico.

Le politiche di mitigazione, adattamento  risanamento sono insufficienti e poco produttive se non sono collegate con politiche di sostenibilità.

Per la CO2 propone il sistema detto Convergenza e Contrazione: stabilire il tetto massimo globale possibile per restare intono a un aumento della temperatura non superiore a 1,5 gradi e distribuirlo tra le nazioni favorendo degli scambi di carattere economico (compravendita dei Diritti di Emissione)

 

Chiude il volume una interessante Postfazione  dal titolo Disfarsi o disporre del concetto di natrura.

Contesta chi vorrebbe abbandonare il termine Natura (Latour, Morton, McKibben…) ma lo usa piuttosto come indice di ciò che NON  è artificiale e NON è soprannaturale.

 

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