A cura di Stefano Zampieri - Consulente Filosofico

mercoledì 20 novembre 2024

Marco Aime, Cultura, 2013

 



 “La cultura è la base e allo stesso tempo l’essenza stessa della nostra vita. Determina il nostro agire quotidiano, così come ha modellato i nostri corpi nel corso dell’evoluzione. (…) la cultura non è solo un supporto della natura umana, ma è il fondamento della sopravvivenza stessa della nostra specie.” (12) È questa la tesi principale espressa nel libro dall’antropologo Marco Aime.

L’essere umano è in animale incompleto e indefinito. Ma proprio questa mancanza di specializzazione lo ha reso adattabile a ogni condizione ambientale. Ed è questa la sua arma vincente. Adattabilità significa sostituire gli istinti “con una serie di azioni e di strategie che siamo soliti chiamare culture.” (16), al plurale.

Definizione classica di Cultura (Edward Tylor 1871): “La  cultura, presa nel suo significato etnografico più ampio, è quell’insieme che include conoscenze, credenze, arte, morale, legge, costume e ogni altra capacità e usanza acquisita dall’uomo come appartenente a una società.” (20)  => evoluzionismo culturale.

Il primo a parlare di culture al plurale è Boas, che insiste sulla specificità di ogni espressione culturale => relativismo culturale.

Per la Scuola funzionalista (Malinowski): la cultura va intesa come risposta che ogni società elabora alle stesse domande e a bisogni universali: mangiare, dormire, ripararsi, riprodursi, ecc.

Per la Scuola strutturalista (Levi-Strauss): ogni cultura si rifà a un modello => ricerca degli elementi comuni alle diverse culture.

La svolta in          questo campo di studi si ha con Clifford Geertz, secondo il quale la cultura è un sistema simbolico e un meccanismo di controllo. Non esiste una cultura umana astratta, separata dalle condizioni ambientali in cui si sviluppa. Ogni cultura ha valore locale.

Oggi: la cultura è il prodotto di una costruzione ed è il frutto di relazioni fra più individui. E non esiste contrapposizione tra natura e cultura ma continua interazione (es. da Leroi-Gouran: il cervello si è sviluppato perché l’uomo ha usato gli utensili, non viceversa). La cultura modifica il corpo.

Ogni società interpreta secondo la propria cultura il rapporto con lo spazio, il tempo, la bellezza, la religione, il matrimonio, la medicina.

Cultura dunque come modo di leggere e interpretare il mondo che ci circonda, spesso dettato da esigenze ambientali e arricchito da molte contaminazioni e soggetto a un cambiamento continuo. Oggi influisce pesantemente anche la globalizzazione.

Di conseguenza si creano distorsioni intorno al tema dell’identità (radici, tradizione, ecc.) ma anche l’identità è un processo relazionale, non è mai unica ma plurale e mai definitiva (cioè muta col tempo e al mutare delle condizioni ambientali.

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