A cura di Stefano Zampieri - Consulente Filosofico

lunedì 16 gennaio 2023

Introduzione alla Consulenza Filosofica 2: COLLOQUIO

COLLOQUIO



Un colloquio ovvero una forma del discorso nella quale due persone si scambiano esperienze in una condizione di parità, una parità di status che non abolisce ovviamente la differenza di ruolo che esiste tra il consulente e il suo ospite, tuttavia entrambi parlano con la medesima autorevolezza e ciò che viene detto da entrambi va preso da entrambi come vero e va accolto per ciò che significa senza collocare le parole all'interno di una griglia interpretativa più o meno rigida, senza interpretare le parole dell'altro come se fossero soltanto l'affioramento di una verità nascosta, => distanza significativa rispetto alle pratiche di natura psicoterapeutica.

Prima postilla importante, perché il primo degli equivoci che è stato prodotto dalla diffusione giornalistica della consulenza filosofica consiste proprio nel confondere il dialogo filosofico come una delle molte pratiche di natura psicoterapeutica, si tratta di ambiti totalmente differenti: il filosofo non è un medico, non fa diagnosi, non fa terapie, il filosofo non affronta malattie,  non ha di fronte a sé malati, e dunque il suo sforzo è quello di accogliere le persone in un colloquio autentico, e attraverso di esso di fare luce su alcuni punti di riferimento, valori, scelte, decisioni, progetti, tutti elementi di cui l’esistenza di ognuno di noi si nutre. 

 

domenica 15 gennaio 2023

Immaginare il futuro: Zigmunt Bauman, Scrivere il futuro

Zigmunt Bauman, Scrivere il futuro, (2016)


 Nel 1814 Laplace sosteneva che una conoscenza puntuale di tutte le strutture dell’Universo ci avrebbe messo in condizione di conoscere anche il futuro: è il sogno positivista che domina il XIX sec. e parte del XX. Ma al contempo è la precisa affermazione per cui le persone comuni (che non avranno mai la sufficiente conoscenza) non potranno nemmeno conoscere il futuro, con tutto il carico di angoscia che questa consapevolezza comporta.

Queste le parole di Laplace:

«Possiamo considerare lo stato attuale dell'universo come l'effetto del suo passato e la causa del suo futuro. Un intelletto che ad un determinato istante dovesse conoscere tutte le forze che mettono in moto la natura, e tutte le posizioni di tutti gli oggetti di cui la natura è composta, se questo intelletto fosse inoltre sufficientemente ampio da sottoporre questi dati ad analisi, esso racchiuderebbe in un'unica formula i movimenti dei corpi più grandi dell'universo e quelli degli atomi più piccoli; per un tale intelletto nulla sarebbe incerto ed il futuro proprio come il passato sarebbe evidente davanti ai suoi occhi»

(Essai philosophique sur les probabilités, Laplace)

Questa situazione mutò più o meno alla metà del ‘900. A partire da Ilya Prigogine e quindi dall’affermazione della incertezza come condizione ontologica insuperabile del mondo. Prigogine fa notare come sia finita l’epoca della fede positivista ma anche quella successiva che potremmo chiamare del divenire: cioè l’idea di un mondo dominato dalla probabilità.

Allora non possiamo più descrivere il mondo in termini di certezza positivistica né in quelli probabilistici. Perché la maggior parte dei sistemi sono instabili (cfr. Prigogine) e quindi la maggior parte dei cambiamenti che avvengono non possono tornare allo stato precedente, sono irreversibili. Il nostro mondo è dunque imbevuto dalla turbolenza: tutto può accadere, ma nulla può essere fatto con certezza assoluta. In un mondo complesso ogni evento può accadere ma anche no, e non vi è modo di prevederlo con certezza.

Per via della complessità, dunque, non siamo mai in grado di liberarci dal mistero del futuro. Anche se sappiamo che la più piccola azione individuale può avere effetti enormi, ma al contempo nessuna azione può avere effetti prevedibili  con certezza.

In questo senso la complessità ci esalta e ci umilia.

Un esempio di turbolenza è il fenomeno migratorio moderno, che provoca tendenze opposte come la mixofilia e la mixofobia (mixo per mescolanza).

Mixofilia: considera la diversità come occasione di incontro e di sperimentazione. Facilita la comprensione e riduce la Paura, e stimola la collaborazione e la solidarietà.

Mixofobia: sentimento di disagio e di paura di fronte allo straniero. Può sfociare nell’aggressività. Spinge alla formazione di comunità chiuse.

 Non possiamo sapere se prevarrà l’una o l’altra. Questi fenomeni, queste turbolenze, ci fanno comprendere che il futuro non è dato. Cioè che “la storia deve essere fatta. Siamo noi a doverla realizzare. Dobbiamo cercare i modi per scriverla in conformità ai nostri desideri.” (19) Ma non c’è una ricetta per questo. Bauman chiude parafrasando una affermazione di Antonio Gramsci: “Per prevedere la storia dobbiamo unirci, organizzarci. Dobbiamo farla, la storia” (20)

 

mercoledì 11 gennaio 2023

Imaginare il futuro: Roberto Paura, Occupare il futuro

 

Roberto Paura, Occupare il futuro, (2022)


 TESI

Il paradosso del Presente: siamo incapaci di pensare al Futuro fuori dei luoghi comuni (dominio della tecnologia e del digitale, vita su Marte…), oppure fuori delle visioni catastrofiste, dove il pericolo atomico è stato soppiantato dai cambiamenti climatici come causa prima della catastrofe.

Ma bisogna pensare al Futuro in modo diverso da quello egemonizzato dall’élite economica del mondo, l’1 % che decide del destino di tutti.

1. COMPRENDERE IL FUTURO

Positivismo e storicismo => la storia è il prodotto di un processo razionale che può essere compreso e anticipato. In questo senso nell’800 positivismo e storicismo tentano di elaborare una scienza del futuro (es. Fourier, Compte, Saint Simon ). Secondo i Positivismo è possibile elaborare i dati della storia per formulare previsioni razionali sul futuro.

In fondo il punto di partenza di Asimov nell’elaborare la “psicostoria” non è diverso.

Dopo la 1° GM cominciano a emergere  previsioni distopiche (Spengler, Toynbee), preannunci di decadenza.

 Il potere ha sempre cercato di avere il controllo del Futuro. Uso dei supercalcolatori per analizzare scenari di guerra; la RAND Corporation, il think tank fondato nel 1946 e ancora attivo, della difesa americana (finanziato dalla CIA e dalla Ford Foundation) che ha il compito di abbozzare il quadro del Futuro. Ma sempre in funzione di una ipotetica 3° GM e utilizzando la teoria dei giochi come modello di analisi.

Solo dopo gli anni ’60 la futurologia di impianto e finalità militare viene soppiantata dai Futures Studies che mettono a tema il futuro del mondo dal punto di vista ambientale, sociale, economico

Dalla celebrazione degli sviluppi tecnologici alla visione delle conseguenze nefaste dello sviluppo.

 In Europa i Futures Studies partono negli anni ’60 con De Jouvenel che distingue

- FACTA => eventi nel passato

- FUTURA  => esistono nel futuro ma solo come possibilità

- FUTURIBILI  => le congetture rispetto al futuro che si basano sugli stati presenti.

E Introduce il termine CONGETTURA contrapposto a quello di Previsione.

Oggi i Futures Studies sono centrati sulla Analisi di scenario dove si incrociano tendenze, fenomeni emergenti, immagini, azioni. E sui Megatrends.

 2. PREOCCUPARSI DEL FUTURO

Punto di svolta la Relazione del Club di Roma I limiti dello sviluppo (1972), che però non fu accolta in modo unanime. Anche se le linee direttive del Rapporto sono valide ancor oggi. Le ideologie sono state abbandonate.

Bauman ha coniato il termine RETROTOPIA: quando le speranze per una società migliore sono recuperate dal passato (il marxismo da questo punto di vista è un retrotopia). 

=> incapacità di pensare il futuro.

La stessa sensazione legata all’hikikomori, dove ci si rifugia in un eterno presente.

D’altra parte l’Ordine Economico Neoliberale cerca di colonizzare il Futuro e controllarlo esorcizzando la paura dell’ignoto. Convincendoci che il Futuro è solo l’innovazione tecnologica.

Secondo l’autore, invece, bisogna ritornare a pensare il futuro e a  costruire Utopie: dove sia chiaro che le utopie non sono quelle che hanno risposte certe, ma quelle che pongono le domande giuste.

Per sopravvivere all’Antropocene che è il nostro presente ma anche il nostro futuro bisogna saper esercitare il pensiero profondo: capacità di pensare a lungo termine (lo spazio e il tempo). Per l’espressione cfr. Douglas Adams, Guida galattica per gli autostoppisti (1980) e poi  il computer scacchistico Deep Thought della IBM (primo computer capace di battere un Grande maestro internazionale in un match, 1988).

Concetto del Long Now: quanto dura il presente? 1 ora, 1 giorno, 1 anno? Mille anni?

lunedì 9 gennaio 2023

Introduzione alla Consulenza Filosofica 1 : LA FILOSOFIA È UNA


LA FILOSOFIA È UNA

Ciò che è da chiarire è che la filosofia è una, è quella che nasce in Grecia molti secoli fa, e che possiede una lunga storia, una tradizione, un corpus di autori, di testi.

Ma non basta, la filosofia si è realizzata nel corso del tempo attraverso pratiche differenti, (una pratica è un insieme di rituali, e di linguaggi, di comportamenti e di attese) oggi la pratica dominante della filosofia è quella che la intende come una disciplina di studio e di ricerca, e che si materializza nelle aule scolastiche e universitarie, e nell’editoria specialistica, e che si presenta per lo più nella forma della conferenza o della lezione frontale, e che, infine, fa uso di un linguaggio specialistico, talvolta molto settoriale (e involuto).

 Se questa è la pratica attraverso cui noi tutti siamo stati abituati vivere e comprendere la filosofia oggi bene la nostra proposta è quella di mettere in luce la possibilità di una pratica filosofica di natura differente ciò che appunto chiamiamo pratica filosofica o consulenza filosofica che  è nient'altro che una modalità differente di realizzare la filosofia, una modalità differente significa una diversa modalità di presentazione, un diverso linguaggio, scopi differenti. 

  NON la trasmissione accademica del sapere, né la lezione frontale, né la diffusione di una parola sapiente rivolta ad ammaestrare un pubblico assetato di verità.

RITORNO ALL’ANTICO cioè al modello originario socratico quello del filosofo che va al mercato, va in piazza, va nella palestra, a parlare con la gente comune, con le persone,  non semplicemente ed esclusivamente con gli altri filosofi. Un filosofo dunque che va a porre questioni, fare domande, interrogare, talvolta anche a mettere in crisi le certezze comuni, un filosofo che non ha risposte preconfezionate e non ha soluzioni facili, non ha strategie vincenti, [altre pratiche oggi magari alla moda che promettono di diventare forti, belli, aggressivi, vincenti, venditori, ecc. in quattro lezioni…] ma una attitudine interrogativa attraverso la quale provare a vivere diversamente l’esistenza.

 

 

domenica 8 gennaio 2023

Immaginare il futuro: Andrea Iacona, L’enigma del futuro

 

Andrea Iacona, L’enigma del futuro, (2019)

 


Passato e futuro si somigliano ma sono ontologicamente diversi. Sia dal punto di vista logico che da quello metafisico.  

LOGICA

I futuri contingenti sono affermazioni sul futuro probabilmente vere ma non necessariamente vere. (vs le verità necessarie => 2+2=4)

Ciò che è in questione è proprio la questione della verità o falsità dell’enunciato (non della conoscenza degli eventi).

Per studiare i futuri contingenti bisogna partire dai tre principi logici fondamentali:

1. BIVALENZA => un enunciato o è vero o è falso

2. TERZO ESCLUSO => p o non-p

3. FATALISMO => È necessario che p o è impossibile che p => niente è contingente => negazione del libero arbitrio. (Aristotele per questo nega il fatalismo).

Se la verità di un enunciato è la corrispondenza, gli enunciati sul futuro basano la loro veracità su dati attuali: lo spazio della possibilità è determinato dallo stato attuale delle cose.

 Critiche: Lukasiewicz rifiuta la bivalenza e le oppone la trivalenza, questo modifica la veridicità degli enunciati che riguardano il futuro: ogni enunciato può essere vero / falso/ indeterminato => es.: domani scoppierà la III Guerra Mondiale  => è indeterminato perché basato su quello che accadrà domani, ma esistono solo i fatti presenti e dunque non c’è nulla che possa renderlo vero o falso.

Tesi dell’indeterminatezza del futuro vs determinismo teologico   vs determinismo causale.

 Tuttavia esistono dei futuri contingenti verosimili: es. “domattina il sole sorgerà”, qui sull’indeterminazione prevale la possibilità desumibile dalla serie storica (è sempre accaduto prima).

 METAFISICA

- Presentismo

- Immanentismo (o incrementismo)

- decrementismo (o erosionismo)

- eternismo

 Cosa c’è davanti a noi? Tre possibili punti di vista:

a) Il futuro non esiste – Tesi del Nulla  => ciò che accadrà esisterà solo quando accadrà.

b) ci sono tanti futuri => Tesi dei Molti => molti rami, tutti esistenti, tutti reali (o almeno tutti hanno lo stesso livello di esistenza e di realtà)

c) C’è un solo futuro => Tesi dell’Uno. 

 

 


 

mercoledì 4 gennaio 2023

Immaginare il futuro: Cristina Pozzi – Andrea Dusi, After. Il mondo che ci attende


Cristina Pozzi – Andrea Dusi, After. Il mondo che ci attende  (2021)

Come possiamo leggere il futuro ora che le grandi ideologie non ci possono più aiutare? Gli autori indicano le possibili fonti di una scienza del tempo Futuro:

- i TREND => tendenze presenti n uno specifico settore in un contesto ordinario

- i MEGATREND => tendenze su ampia scala prodotto delle combinazione tra più fattori

- le WILD CARD => eventi poco probabili che possono avere un grande impatto (eruzioni, cure innovative, rivoluzioni…)

- i SEGNALI DEBOLI => segnali che di solito restano inosservati, rumore di fondo, ma che se visti sotto un’altra luce o connessi con altri possono dare vita a cambiamenti potenziali.

Il grande passaggio di paradigma è avvenuto all’inizio del XX secolo, quando si è passati infatti dal determinismo al probabilismo, e si è cominciato a parlare del dualismo dei paradigmi: quello relativistico per il mondo fisico degli oggetti e quello quantistico per il mondo subatomico.

La rivoluzione digitale si inserisce nella dimensione probabilistica.

La prevedibilità degli eventi secondo metafore: il Covid 19 è un cigno nero (=> evento altamente improbabile ma di grande impatto) o un rinoceronte grigio (minaccia altamente probabile e di grande impatto ma trascurata dall’osservatore)?

È chiaro che il Covid 19 appartiene più al modello del rinoceronte grigio: l’umanità ha già visto in passato altre epidemie, il tipo di virus è conosciuto, l’epidemia di Sars è l’antefatto, ecc.

Rinoceronte grigio è piuttosto il cambiamento climatico, il livello di debito delle nazioni, i mutamenti nel mondo del lavoro per via delle nuove tecnologie, la disoccupazione giovanile, le disparità sociali.

Molti eventi catastrofici dimostrano che in un mondo dominato dall’incertezza bisogna prepararsi a ogni eventualità.

Vi sono poi le meduse nere => piccoli eventi che possono avere impatto enorme per un effetto di escalation. Sono eventi difficili da prevedere, inseriti in un sistema delicatissimo (come le meduse sono inserite nel sistema marino, temperatura, acidità, correnti, ecc.).

 

Emerge la complessità dei contesti. Oggi viviamo in un contesto di tipologia VUCA (=> Volatilità – Incertezza – Complessità – Ambiguità) (termine di origine militare: indica il mondo dopo la Guerra Fredda).

Volatilità => eventi imprevisti e non definitivi

Il modello VUCA => incrocio tra il grado di precisione con cui possiamo prevedere gli effetti delle nostre azioni e la quantità di informazioni a disposizione.

Il quadro VUCA:

 

SO DI NON SAPERE

Complesso

=> pratiche emergenti

SO DI SAPERE

Complicato

=> buone pratiche

NON SO DI NON SAPERE

Caotico

=> nuove pratiche

NON SO DI SAPERE

Ovvio

=> migliori pratiche utilizzate in passato

 

In un mondo dominato dalla complessità è necessario un sistema di gestione adeguato.

 

Il Covid 19 come punto di crisi: come si ci si riprende da una crisi? Tre possibili uscite:

a) ripristino dello status quo ante

b) regressione o distruzione

c) elaborazione di nuove soluzioni (nuovi paradigmi)

 

Per approcciarsi allo sviluppo dopo la crisi abbiamo tre metodi:

- probabilistico  (classico, newtoniano, debole perché basato sui fenomeni passati)

- possibilistico   (aprire scenari, anche con l’uso della fantasia e della creatività)

- costruttivistico   (il futuro costruito giorno per giorno, segue la logica dell’adattamento degli organismi).

La pandemia ha dimostrato con chiarezza che l’umanità è legata da una Comunità di Destino, nel bene e nel male, ma la reazione è stata quella delle logiche individualistiche e nazionalistiche.

Mentre il nuovo paradigma dovrebbe essere quello del solidarismo (cfr. Morin) che è il più vantaggioso anche da un punto di vista evoluzionistico (=> sopravvivono le specie più in grado di collaborare in reti flessibili e quindi resilienti).

Quali saranno le conseguenze dell’epidemia di Covid 19 sul futuro?

Per natura, ci insegna la storia, tutte le pandemie sono divisive e traumatiche. In particolare quella da Covid 19 ha rimesso in discussione il futuro della globalizzazione, soppiantato da una tendenza al bipolarismo (Usa – Cina) e l’assenza di un Governance globale efficace.