A cura di Stefano Zampieri - Consulente Filosofico

sabato 22 luglio 2023

Due collane di filosofia una occasione sprecata



 Hanno inizio in questi giorni due iniziative editoriali interessanti dedicate alla filosofia: "Imparare a pensare" e "Scoprire la filosofia" una sessantina di volumetti ciascuna dedicati ai grandi filosofi a partire, entrambe, da Platone. Vorrei provare a capire il senso di due operazioni commerciali così simili e concorrenziali. 

Si tratta, in entrambi i casi, di case editrici spagnole che sbarcano in Italia. Nel primo caso RBA e nel secondo EMSE, entrambe puntano alla vendita esclusiva in edicola. Dunque in entrambi i casi si tratta di traduzioni dallo spagnolo, e fin qui poco male. Gli autori dei testi, infatti, sono Ramon Alcoberro e E. A. Dal Maschio, due scrittori noti in patria soprattutto per il lavoro di  divulgazione non certo due filosofi accreditati sulla scena della filosofia contemporanea. 

Ho provato a leggere e confrontare il primo volume delle due collane e ne ho tratto delle  considerazioni che vi propongo. 

Ci troviamo di fronte in entrambi i casi ad esposizioni molto scolastiche e didascaliche, soprattutto nel primo caso, niente più di un capitolo di un qualsiasi manuale tradizionale (ma il vecchio Abbagnano è più  problematico e più incisivo), la differenza tra le due narrazioni è minima, più centrata sul lato politico nel primo caso, più su quello ontologico nel secondo, manca egualmente ogni riferimento alle dottrine non scritte, manca un minimo di riferimento alle letture contemporanee del platonismo, manca qualsiasi tentativo di attualizzazione. Ma davvero siamo convinti che la filosofia sia solo questo? Davvero non c'è altro da dire di fronte al testo platonico, al repertorio dei miti, alla fondazione linguistica e concettuale, all'istituzione del dialogo come strumento di ricerca?

Dubito che qualcuno possa "imparare a pensare" oppure "scoprire la filosofia" in questo modo. Mi verrebbe da dire che per fortuna la filosofia è un'altra cosa! 

Sarebbe ora di smetterla di pensare che la filosofia si esaurisca in una galleria di medaglioni (Platone, Aristotele, Kant, Nietzsche...) e cominciare a chiedersi cosa sia in gioco in quella particolare forma del discorso che chiamiamo filosofia. 

Certo la quotidianità del Terzo Millennio non è quella  della Grecia del quinto secolo a. C., ma ugualmente il testo platonico come ogni altro testo filosofico, è ancora capace di suscitare interrogativi profondi, ma bisogna riportarlo ai grandi temi dell'uomo, del suo mondo, della sua esistenza, della giustizia e della politica e per questo una presentazione scolastica priva dei testi originali non è sufficiente a creare le domande decisive. 

Insomma, in conclusione, queste due iniziative similari ci fanno pensare che gli editori intravedano un mercato per la filosofia e questa è sicuramente una buona notizia, peccato che l'impostazione arcaica delle collane si traduca in una occasione sprecata.

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