A cura di Stefano Zampieri - Consulente Filosofico

domenica 30 luglio 2023

Introduzione alla Consulenza Filosofica: riflessioni sulla nascita

 

L'attesa e la dipendenza

 

L’attesa e l’arrivo di un figlio si accompagnano a sentimenti diversi, spesso contrastanti: gioia, gratitudine, senso di realizzazione da una parte; paura, malinconia, angoscia dall’altra.

Scegliere di avere un figlio porta alla luce questioni esistenziali per le quali spesso non ci sono risposte rassicuranti.

Quando è necessario abitare una domanda irrisolvibile, per non rimanere paralizzati servono fiducia e degli argomenti sufficientemente convincenti.

 

Un argomento buono può essere che la vita è forte e vuole perpetuare se stessa al punto da riprodursi, per eternarsi nel tempo quanto più possibile. La vita è forte e si rivela nella potenza generativa dell’essere, corporeo e spirituale, che dà vita e mantiene in vita attraverso la cura, cura per ciò che esiste e nell’esistere manifesta la propria mancanza e il proprio bisogno. La fiducia nella propria capacità di sostenere e far prosperare la vita può renderci più saldi nell’affrontare l’incertezza.

 

Un altro buon argomento può sorgere dalla considerazione del ruolo genitoriale non solo come responsabilità ma anche e soprattutto come dono, dono della vita nuova che ci è concesso di custodire.

Dopo il parto, il bambino non è più una parte della madre ma vive attraverso il suo sostegno, il suo affetto, le sue energie e la sua sensibilità, il suo tempo e la sua fatica; ma oltre a ciò, il genitore ha il privilegio di essere testimone della novità del bambino, del suo essere che si dispiega accogliendo il mondo nel proprio orizzonte e, al contempo colorando quell’orizzonte con la sua presenza unica e originale.

 

Un terzo argomento può prodursi nel constatare l’inevitabilità delle relazioni di cura nel corso della nostra esistenza. Quando veniamo al mondo dipendiamo totalmente dalla cura altrui per poter vivere e crescere. In seguito sperimentiamo la dipendenza dagli altri per dispiegare le nostre possibilità di vita e ci troviamo noi stessi correlati agli altri nell’aiutarli a concretizzare le loro. Non avere figli non significa potersi sottrarre all’interdipendenza della cura: cura di cui necessitiamo da parte degli altri e cura che dobbiamo a chi si aspetta di riceverla da noi.

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