Mio figlio neonato dorme sul mio petto.
La sua espressione di totale abbandono mi commuove.
Non mi ha chiesto lui di nascere: io lo ho messo al mondo per un desiderio che va al di là di me stessa.
Ora siamo qui, esposti al destino, al mondo, al nostro stesso amore che nutre le nostre vite e, al contempo, ci rende immensamente vulnerabili.
Lui dorme, fiducioso. Se lo accomodo nella culla dopo un po’ si agita, si risveglia. Basta un mio tocco, basta tornare ad avvolgerlo tra le mie braccia e lui si calma, si rilassa, come un viaggiatore smarrito che ha fatto ritorno a casa.
“Casa” è quella sensazione di fiducia, di essere accolto, protetto, conosciuto e riconosciuto, che sempre andrà cercando anche da adulto per poter posare i bagagli, togliere le scarpe e le maschere, per tornare a sentirsi se stesso.
Quando nasce, il bambino si trova improvvisamente fuori dalla sua casa originaria. Allora piange, per il freddo, la luce e i suoni non più attutiti che feriscono i suoi sensi ma, più di tutto, piange per la separazione da ciò che prima era tutto il suo mondo, era parte di lui. Adagiato sul petto di sua madre si calmerà un poco e poi cercherà il seno e questo gesto lo aiuterà ad ambientarsi nel mondo esterno, il mondo della separazione e del desiderio, nel quale, capisce, si trovano cose buone per lui, cure e sostentamento e un amore intenzionale che imparerà a riconoscere e a ricambiare a sua volta.
Osservo mio figlio appena nato e mi chiedo se sono all’altezza di essere la sua casa anche adesso che è nato, ora che si sente esposto, come me, alla mancanza e al capriccio di ciò che è essenziale per la sua vita.
Ci sarò, gli dico con lo sguardo, ti proteggerò, sarò il ponte per far giungere a te il buono di questo mondo e mi farò ponte quando sarai pronto a incontrare il mondo tu stesso. Ti ascolterò e ti guiderò.
Ma sono io stessa così inesperta della vita, così insicura.
E ho paura: mi sento esposta e vulnerabile, ancora di più ora che il mio benessere dipende anche da quello di questa piccola persona di cui devo prendermi cura.
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