I tre paradossi del
tempo:
a) tutte le società umane hanno pensato una vita prima e
dopo,una continuità;
b) l’uomo non riesce a pensare qualcosa che non abbia un
inizio e una fine;
c) il paradosso dell’evento: solo gli eventi rendono
possibile percepire lo scorrere del tempo, ma ogni evento sembra introdurre una
rottura nella continuità del tempo.
Con questi tre paradossi si sono confrontate tutte le
simbolizzazioni del tempo. Non è un caso che il controllo del calendario sia
sempre stato una forma del controllo religioso o politico. In questo senso
appare chiaro che tempo e spazio non si possono mai separare. Il controllo del
tempo diventa controllo dello spazio /sistemi di divisione, urbanistica,
pubblico-privato, sacro-profano…)
Oggi domina una ideologia
del presente che è caratteristica
della società dei consumi e che ripropone rivisti i tre paradossi storici del
tempo.:
a) la storia nel momento in cui riguarda il mondo intero
(globalizzazione) sembra terminare;
b) dubitiamo della nostra capacità di influire sul nostro
comune destino;
c) la sovrabbondanza dei mezzi ci impedisce di ragionare sui
fini.
Culture
dell’immanenza
Le civiltà cosiddette “fredde”, cioè prive di sviluppo,
prive della successione degli eventi, sarebbero per l’antropologia le società dell’immanenza. In realtà si
tratta di un abbaglio dell’antropologia ossessionata dall’idea di esaltare una
cultura dell’avvenire, dello sviluppo, del futuro (la società occidentale).
In tutte le società possiamo trovare culture dell’immanenza,
è ciò che Bourdieu chiama habitus: disposizione a essere e a fare, sentirsi a
casa nel tempo e nello spazio.
Bisogna ripensare tutto tenendo presente che “oggi il tempo
come principio di speranza sembra essere scomparso dalle nostre discussioni,
dalle nostre coscienze e dalle nostre prospettive politiche.” (23)
Cambiamento di scala
Abbiamo tutti ormai la sensazione di vivere una dimensione
globale: questo è il cambiamento di scala.
Ma c’è anche un cambiamento di scala temporale: per
descrivere i grandi fenomeni del passato dobbiamo fare riferimento ai secoli
per l’epoca contemporanea bisogna fare riferimento a unità molto più piccole
(decenni – anni).
Ormai da due decenni il presente è diventato egemonico. La
sua apparizione fa sparire il passato e satura l’immaginazione del futuro.
D’altra parte ogni idea di futuro oggi è strettamente legata
all’avvenire della scienza che però è sfuggita dalla possibilità di
comprensione e di controllo del semplice cittadino.
Globalizzazione
Due aspetti:
a) estensione planetaria del mercato e del mondo delle
merci;
b) presa di coscienza planetaria di natura ecologica e
sociale.
=> Cambia il nostro rapporto con la storia (che viene
decolonizzata, planetarizzata).
“La coscienza planetaria, come coscienza ecologica e
sociale, è pertanto una coscienza infelice.” (34)
Un problema nasce dal fatto che a fronte della
globalizzazione, non esiste uno spazio pubblico planetario dove possa formarsi
e confrontarsi l’opinione pubblica.
Internet non è in grado di agire in questo senso (esso
rappresenta lo spazio del pubblico, in senso teatrale, luogo di
acquisizione passiva, spettatore).
I media cancellano la realtà perché cancellano la frontiera
tra realtà e finzione. “Non ci sono più eventi al di fuori di quelli
mediatizzati.” (39)
I media “sono totalitari per essenza” (41) perché spiegano
tutto, si rivolgono a tutti, raccontano tutto e di fatto esiste solo ciò che
passa per i media.
Altro aspetto della globalizzazione è il processo di
urbanizzazione planetaria: “Il mondo è come un’unica immensa città.” (41) I
luoghi dove si prendono le decisioni costituiscono una specie di meta-città
virtuale (Virilio). Le grandi città però replicano i modello delle frontiere
distinguendo lo spazio (quartieri bene e quartieri ghetto, centro/periferia,
luoghi dello shopping, quartieri dormitorio…). Sono le contraddizioni della
globalizzazione: pretesa apertura, realtà di chiusura.
Coscienza storica
Pensare il tempo è una necessità oggi ma anche una sfida.
Perché viviamo nell’ideologia del presente. La storia dell’arte ci insegna che
l’artista tanto più appartiene al proprio tempo tanto più ha la possibilità di
sopravvivergli.
Arte, storia e società sono sempre collegate. L’artista
“precursore” è sempre colui che più appartiene al proprio tempo.
Modernità
Augé ritiene che la modernità debba far tesoro del grande
insegnamento dei greci (cfr. Vernant, Castoriadis) e in particolare
l’insegnamento che ci viene dalla democrazia ateniese: la società deve continuamente
superarsi attraverso una riflessione su se stessa (vs la staticità del modello
mitico).
Invece la nostra società attuale, chiusa nel modello
immanentista, si limita a giustificare l’esistenza così com’è.
Pensare la cultura come natura è l’errore. Le culture sono pluralità in mutamento
continuo.
Non esiste nemmeno un’unica natura umana, perché dal punto
di vista antropologico l’uomo concreto è la composizione di almeno tre uomini:
quello singolo nella sua diversità, quello culturale (che ha legami con altri
uomini); quello generico (l’umanità).
L’uomo esiste solo nella relazione ad altri e nel suo
appartenere al flusso del cambiamento, la storia collocata in uno spazio.
Passato e memoria
Nel ‘900 l’idea della storia si contamina con gli sviluppi
della riflessione psicoanalitica: Freud => il passato è presente nel
presente sotto forma di ritorno del rimosso; la memoria come oblio (non panico,
né lotta contro il passato), o come
traccia (ritorno del dimenticato. il passato come fantasma amletico.)
Storiografia => stabilisce una cesura tra il passato come
oggetto di conoscenza e il presente come luogo di conservazione o di
rielaborazione delle rappresentazioni del passato. La storiografia del ‘900 tende a sfumare la
differenza tra i due modelli => l’antropologia
storica (Le Goff, Duby) osserva il passato come un presente. La Storia delle idee (Furet) pone al
passato interrogativi per i quali trova risposte nel passato. I Luoghi della memoria (Nora) ci
interrogano sul nostro rapporto con il passato.
In ogni caso, si nota, la storia non viene più scritta come
un tempo in funzione dell’avvenire, del futuro (si pensi ai concetti di restaurazione,
progresso, rivoluzione…).
Utopia
“Come possiamo, più che prefigurare il futuro (essendo il cambiamento
tanto inimmaginabile quanto ineluttabile), attrezzarci nella misura del
possibile perché sia l’avvenire di tutti?” (86)
Ma oggi regna nel pianeta un’ideologia del presente e
dell’evidenza che cancella la possibilità di pensare il presente come storia e
quindi il desiderio di immaginare il futuro.
Ideologia del presente => fine delle grandi narrazioni basate sull’avvenire
(cfr, Liotard); => fine della storia (Fukuyama) => fine del dibattito; => paura dell’evento
(rischio, assicurazioni, pratica medica…)
Mondo di domani
L’estrema utopia oggi riguarda l’educazione, per evitare che
il mondo futuro sia diviso tra aristocrazia del sangue e una massa di
ignoranti. Distinzione che replica in grande quella delle condizioni
economiche. La vera priorità e la vera utopia dunque è l’istruzione.