A cura di Stefano Zampieri - Consulente Filosofico

lunedì 31 luglio 2023

LA FILOSOFIA SPIEGATA AI GIOVANI

 


2. UNO STILE DI VITA

 

 Come abbiamo visto la filosofia è prima di tutto un tipo di discorso con certe regole, la razionalità, l’obiettivo della verità,  ma allo stesso tempo essa è anche un modo di rapportarsi al mondo: meravigliarsi, fare un passo indietro, interrogare, adottare una prospettiva universale,  cioè un modo di essere e, infine, abbiamo notato come essa si realizzi in molte pratiche diverse. Quest’ultimo elemento deve essere ulteriormente chiarito. 

Uno dei grandi filosofi dell’antichità, per molti il primo vero  e proprio filosofo, Socrate, dice chiaramente che una vita non esaminata non è degna di essere vissuta, e ci mette sull’avviso: quella del filosofo non è una attività come tante altre, ma qualcosa di più, qualcosa che riguarda l’esistenza stessa, il modo di vivere, il modo di essere, in questo senso il filosofo è colui che vive filosoficamente. In questo senso vanno intese le esperienze dei filosofi antichi, non si trattava infatti solo di correnti di pensiero, ma di vere e proprie comunità. In età moderna questo aspetto della filosofia si è perso, ma esso appartiene alla natura stessa del filosofico e può in qualche modo essere recuperato, non certo nella forma della setta ma, più semplicemente, come ambizione, per chi si avvicina alla filosofia, di vivere filosoficamente.

Dunque proveremo a pensare la filosofia come una forma di vita, quella forma in cui l’uomo è presente a se stesso e al mondo, sa meravigliarsi di esso, e si interroga. In questo senso tutti gli uomini sono filosofi in quanto desiderano di sapere, cioè cercano le risposte alle proprie domande e cercano di vivere nel modo migliore. Cioè con saggezza.

Qui tocchiamo un’altra parola chiave che merita di essere pensata in modo adeguato. Ma servirà un lungo giro. Ne riparleremo alla fine del percorso.

domenica 30 luglio 2023

Introduzione alla Consulenza Filosofica: riflessioni sulla nascita

 

L'attesa e la dipendenza

 

L’attesa e l’arrivo di un figlio si accompagnano a sentimenti diversi, spesso contrastanti: gioia, gratitudine, senso di realizzazione da una parte; paura, malinconia, angoscia dall’altra.

Scegliere di avere un figlio porta alla luce questioni esistenziali per le quali spesso non ci sono risposte rassicuranti.

Quando è necessario abitare una domanda irrisolvibile, per non rimanere paralizzati servono fiducia e degli argomenti sufficientemente convincenti.

 

Un argomento buono può essere che la vita è forte e vuole perpetuare se stessa al punto da riprodursi, per eternarsi nel tempo quanto più possibile. La vita è forte e si rivela nella potenza generativa dell’essere, corporeo e spirituale, che dà vita e mantiene in vita attraverso la cura, cura per ciò che esiste e nell’esistere manifesta la propria mancanza e il proprio bisogno. La fiducia nella propria capacità di sostenere e far prosperare la vita può renderci più saldi nell’affrontare l’incertezza.

 

Un altro buon argomento può sorgere dalla considerazione del ruolo genitoriale non solo come responsabilità ma anche e soprattutto come dono, dono della vita nuova che ci è concesso di custodire.

Dopo il parto, il bambino non è più una parte della madre ma vive attraverso il suo sostegno, il suo affetto, le sue energie e la sua sensibilità, il suo tempo e la sua fatica; ma oltre a ciò, il genitore ha il privilegio di essere testimone della novità del bambino, del suo essere che si dispiega accogliendo il mondo nel proprio orizzonte e, al contempo colorando quell’orizzonte con la sua presenza unica e originale.

 

Un terzo argomento può prodursi nel constatare l’inevitabilità delle relazioni di cura nel corso della nostra esistenza. Quando veniamo al mondo dipendiamo totalmente dalla cura altrui per poter vivere e crescere. In seguito sperimentiamo la dipendenza dagli altri per dispiegare le nostre possibilità di vita e ci troviamo noi stessi correlati agli altri nell’aiutarli a concretizzare le loro. Non avere figli non significa potersi sottrarre all’interdipendenza della cura: cura di cui necessitiamo da parte degli altri e cura che dobbiamo a chi si aspetta di riceverla da noi.