A cura di Stefano Zampieri - Consulente Filosofico

lunedì 14 ottobre 2019

Il futuro della filosofia?


"Ma non è un caso che, nella società mercificata, dominata dal capitale finanziario e dalla logica di mercato nella quale viviamo, proprio la pratica filosofica venga sempre più emarginata e mortificata, cioè tenuta lontana dai grandi luoghi «di massa» della presunta «formazione». Qui essa non ha quasi più spazio o possibilità di esistenza, a meno che non si riduca a piccolo storiografismo erudito, a chiacchiera culturale, a uso meramente formale dei numeri al posto delle parole (quasi un bel lavoretto a maglia), a estetica minimale, a gioco accademico (quasi un «Monopoli» delle carriere), a quasi invisibile prodotto di nicchia dell'industria editoriale." (C. Sini)
Puro pessimismo o puro realismo? Osservazione cupa o previsione fondata?  Le parole di un grande filosofo dovrebbero farci riflettere.

lunedì 7 ottobre 2019

Una vera comunità


Materiale per un laboratorio di pratica filosofica.

Vi sono ancora dei luoghi ove il dominio incontrastato della società mercantile, non si è  interamente realizzato, Bauman le chiama zone grigie, per indicare situazioni in cui la società del consumo illimitato non ha ancora totalmente asservito le persone. Zone di confine, zone marginali, zone che sopravvivono, che producono resistenza alla società dei consumi. Ma quali caratteristiche può avere una simile area?
“quella che nell’ottica della conquista del mercato – già acquisita o ancora soltanto progettata – è rappresentata come un’«area grigia», per i suoi abitanti conquistati, parzialmente conquistati o obiettivo di conquista, è una comunità, un quartiere, una cerchia di amici, compagni di vita e compagni per la vita: un mondo in cui solidarietà, compassione, partecipazione, aiuto reciproco e reciproca simpatia (tutte nozioni sconosciute alla teoria economica e aborrite dalla pratica economica) sospendono o rifiutano la scelta razionale e il perseguimento dell’auto-interesse. Un mondo i cui abitanti non sono né competitori né oggetti di uso e consumo, ma compagni (che aiutano e sono aiutati) nel costante, incessante, comune sforzo di costruire una vita partecipativa e di renderla vivibile. (Z. Bauman).
La sfida è cominciare a pensare questo mondo: è possibile? è reale? è auspicabile?  è già iniziato? Quanti di noi sarebbero seriamente in grado di pensare alla propria esistenza al di fuori del mondo del consumo? Perchè Bauman parla di una zona grigia, ovvero di una zona di confine, una terra di mezzo e non invece di un mondo realizzato?