A cura di Stefano Zampieri - Consulente Filosofico

martedì 31 ottobre 2023

Letture: L’etica del viandante di Umberto Galimberti (2023)

L’etica del viandante di Umberto Galimberti (2023)

 


Volume massiccio e impegnativo ma, a mio modo di vedere, ricco di fascino e di stimoli alla riflessione.

Per chi conosce le opere di Galimberti non c’è molto di nuovo: la sua tendenza a ripetere temi e concetti già percorsi nelle sue molte opere è abbastanza evidente, ma è un fatto sensato perché ne esce un lavoro di grande completezza, un affresco davvero di vaste dimensioni, che articola il tema etico non superficialmente ma affrontandolo da molti punti di vista: storico, fenomenologico, teoretico.

La maggior parte del libro, infatti, è dedicata a una ricostruzione epocale, per arrivare a definire la natura della contemporaneità e conclude poi con le pagine più belle, a tratti appassionate e toccanti, nella delineazione dell’etica del viandante che costituisce la proposta – utopica – dell’autore.

Tema centrale appare immediatamente, come del resto accade in tutte le riflessioni di Galimberti, il tema della Tecnica. L’autore fa notare come essa sia determinante per comprendere la natura della nostra epoca, ma soprattutto come abbia determinato un inquietante ribaltamento del rapporto tra mezzi e fini: doveva essere solo un mezzo per il Progresso del genere umano ma è diventato un fine in sé, ma un fine vuoto, poiché la Tecnica punta solo al proprio sviluppo infinito. La Tecnica non ha un vero fine, essa semplicemente funziona.

Ormai il dominio tecnologico è sfuggito completamente al controllo umano.

Questo è lo scenario generale nel quale si inserisce ogni considerazione etico-morale.

Appare chiaramente che nel nostro tempo, il tempo dominato dalla Tecnica, non è più possibile un’etica antropologica, cioè centrata sull’essere umano, sia che si tratti dell’etica dell’intenzione, tanto nella versione cristiana della coscienza e del peccato, quanto nella versione kantiana dell’uomo come fine, ma anche se si tratta dell’etica della responsabilità di Weber e Jonas: ormai è impossibile, infatti prevedere le conseguenze del fare tecnico e dunque è anche difficile assumersi delle responsabilità per ciò che non si conosce.

Resta, dunque, soltanto la possibilità di un’etica del viandante intesa prima di tutto come un’etica non antropologica ma planetaria, cioè rivolta a tutte le parti di un pianeta che oggi appare chiaramente interconnesso.

L’etica del viandante sarà allora quella di chi percorre il mondo consapevolmente senza una meta determinata, senza voler trovare verità assolute, sapendo che l’attuale modello di vita non è sostenibile.

Parole d’ordine di questa etica del viandante saranno: nomadismo senza meta e senza punti di partenza e di arrivo; fine del legalismo della proprietà e dei confini; cosmopolitismo; l’uomo non deve più pensarsi come “padrone della natura” ma come sua “parte” senza nessun privilegio; fraternità; etica del trascendimento: l’uomo può evolversi non solo biologicamente come l’animale, ma soprattutto culturalmente.

 

In conclusione si tratta sicuramente di una lettura complessa, e a tratti anche faticosa, ma non c’è alcun dubbio, lo sforzo è alla fine ampiamente ripagato.

 

 

 

 

 

 

martedì 24 ottobre 2023

Letture: La sfida di Gaia di Bruno Latour (2015)

La sfida di Gaia di Bruno  Latour (2015)

 


La sfida di Gaia.  Il nuovo regime climatico edito da Meltemi, è un saggio  scritto da Bruno Latour, uno dei massimi antropologi contemporanei. Nel libro, Latour esamina le molteplici e ambigue figure di Gaia, concentrandosi sul concetto di "nuovo regime climatico". L'autore fa notare come la nostra comprensione del clima e dell'ambiente sia cambiata nel corso degli anni e come questi cambiamenti abbiano influenzato la nostra relazione con il pianeta.

Fa notare come solo nei confronti della Terra non si è applicato il principio di precauzione e si sono ignorati tutti gli indizi di trasformazione: scioglimento dei ghiacci, tasso di CO2, innalzamento dei mari, estinzione di molte specie, mutamento climatico, desertificazione ecc.

Siamo di fronte oggi a una vera e propria “follia della negazione” (32), ci sono i clima-scettici, i clima-negazionisti, i complottisti, i clima-quietisti (quelli che si rimettono alla volontà di Dio), ecc.

D’altra parte ci sono tutti coloro che colgono i segnali ma non pensano che si possa fare più niente e cadono in depressione.

Latour invita piuttosto a non disperarsi ma anche a non affidarsi solo alla speranza, si tratta invece di scoprire un percorso di certezza e di rendersi conto che l’uomo appartiene alla natura. L’uomo è insieme essere di natura e di cultura: dimensioni che non possono essere mai separate. Latour propone infatti di usare l’espressione convenzionale Natura/Cultura come sintesi delle due, così come “Umano” è la sintesi di uomo e donna. E ogni volta che si parla di Natura o di Cultura, si parla della metà di una coppia definita da un concetto unico

 “Stiamo conducendo un esperimento fuori controllo” (75) dichiara Latour: siamo di fronte a una guerra. Ma se sottovalutiamo o ignoriamo i segnali e quindi “stiamo a vedere” saremo destinati a perderla. Chi si richiama alla scienza sperando che possa mobilitare le risorse per risolvere il problema si sbaglia, perché spetta piuttosto alla politica.

Latour sostiene che Gaia, intesa come l'interconnessione tra tutti gli esseri viventi e l'ambiente, rappresenta una sfida per l'umanità. Egli mette in evidenza come la crisi climatica e le sue conseguenze abbiano messo in discussione le nostre concezioni tradizionali di natura e società, richiedendo una nuova forma di pensiero e azione.

Come Galileo a suo tempo ha scoperto che la Terra si muove e non è il centro del mondo, così oggi bisogna tornare all’idea di una Terra che si commuove (98), agisce come se fosse animata, ha un “comportamento” come se avesse un soggetto dentro di sé. E si rompe così la certezza in ogni Diritto Naturale, in ogni Legge di Natura. Così come cade la possibilità di contrapporre Soggetto e Oggetto.

La Terra non è inerte. Ha una capacità di azione (agency)!

Le tre celebri ferite indicate da Freud all’orgoglio degli uomini, determinate da Copernico, da Darwin e da Freud stesso sono dunque poco rispetto alla ferita più grande che si realizza oggi: rendersi conto che siamo imprigionati nella minuscola atmosfera di questo pianeta, ecco allora la necessità di ritornare a un cosmo chiuso, rientrando dal sogno dell’universo infinito.

Il comportamento della Terra è inspiegabile senza il lavoro compiuto dagli organismi viventi, questo è il senso di Gaia.  Ciò che era naturale ora è sempre più sociale come è accaduto al Paesaggio. In questo senso non si può “pensare globalmente” perché siamo sempre parte di quell’insieme. Nessuno di noi può tenere in mano il Globo come nelle rappresentazioni moderne.

 

Attraverso queste otto conferenze, Latour affronta dunque temi come la politica climatica, la responsabilità umana nei confronti dell'ambiente, la necessità di una nuova etica del clima e la sfida di costruire un futuro sostenibile. Il libro invita i lettori a riflettere sulle implicazioni sociali, politiche e filosofiche del cambiamento climatico e a considerare come possiamo affrontare questa sfida in modo efficace. Perché una cosa è sicura : non c’è più tempo!

 

martedì 17 ottobre 2023

Letture: Novacene di James Lovelock (2019)

Novacene di James Lovelock (2019)

 

Novacene: L'era dell'iperintelligenza è un saggio del 2019 scritto dallo scienziato e ambientalista James Lovelock noto per aver creato l'ipotesi di Gaia, cioè l’idea che considera la Terra come un organismo vivente in grado di autoregolarsi.

In Novacene, Lovelock presenta una teoria sorprendente sul futuro della vita sulla Terra. Egli sostiene che stiamo entrando in un'era chiamata appunto  Novacene, destinata a soppiantare l’era dell’Antropocene
iniziata nel 1712 con l’invenzione della pompa a vapore di Newcomen. Novacene, è l’epoca inaugurata piuttosto da Guglielmo Marconi, in quanto inventore della prima tecnologia informatica, il telegrafo senza fili. Sarà l’epoca in cui l'intelligenza artificiale supererà l'intelligenza umana ma soprattutto l’epoca in cui le macchine saranno in grado di produrre loro stesse, evento non così lontano visto che già oggi accade: ci sono per esempio i microchip che vengono costruiti da altre macchine perché nessun essere umano sarebbe in grado di costruire oggetti di dimensioni così ridotte.

 Secondo Lovelock, l'IA diventerà una forza dominante sulla Terra ma lungi dal distruggere l’umanità come si ipotizza in tante opere di fantascienza, essa  lavorerà piuttosto insieme agli esseri umani per preservare la vita sul pianeta.

Lovelock esplora le implicazioni di questa transizione verso l'iperintelligenza e discute come l'IA potrebbe aiutare a risolvere i problemi ambientali e a garantire la sopravvivenza del nostro pianeta. Egli esprime un'ottimistica visione del futuro, in cui l'umanità e l'IA collaborano per affrontare le sfide globali e preservare la vita sulla Terra. In particolare preoccupandosi di mantenere una temperatura abitabile sia per  gli esseri viventi sia per quelli che chiama i cyborg,  cioè le macchine. Perché questi esseri iperintelligenti non possono non sapere di essere totalmente dipendenti dallo stato di salute del pianeta, e quindi avranno bisogno difendere Gaia e la sua capacità di autoregolazione  che dipende proprio dalla vita organica, e quindi sarà loro interesse preservarla, non certo distruggerla.

Lovelock ha scritto questo suo ultimo saggio ormai centenario ed è stupefacente la leggerezza e l’ottimismo che  traspare da ogni pagina. Il libro è frutto di una profonda conoscenza scientifica ma è anche ispirato dalla volontà di comprendere e anticipare il futuro prossimo che noi umani abbiamo di fronte. Stimolante e suggestivo non è un caso che sia stato accolto positivamente dalla critica per la sua prospettiva innovativa sul rapporto tra l'umanità e l'IA.


 

 

mercoledì 11 ottobre 2023

Intervista a Stefano Zampieri

 Giorgio Giacometti Presidente di Phronesis - Associazione italiana per la consulenza filosofica intervista Stefano Zampieri su "La filosofia spiegata ai giovani. Come costruire la propria esistenza e orientarsi nella vita" edito da Diarkos.


 


martedì 3 ottobre 2023

LA FILOSOFIA SPIEGATA AI GIOVANI

 


7. PUOI APPROPRIARTI DEI TUOI VALORI

 

 

 

Nessuno deve gloriarsi se non di ciò che gli appartiene. Noi lodiamo la vite se appesantisce i tralci con germogli d’uva, se essa a causa del peso dei grappoli che ha prodotto piega a terra i tralci: forse che qualcuno preferirebbe a questa vite quella da cui pendono grappoli e fogli d’oro? La virtù propria della vite è dunque la fertilità; e anche nell’uomo bisogna lodare ciò che è proprio dell’uomo stesso.

Seneca, Lettere a Lucilio 41, 7

 

Ogni giorno percorri il mondo, il tempo, lo spazio, e incontri nelle pieghe dei fatti, nei risvolti delle tue azioni e nelle parole di ogni dialogo, in ogni scelta, in ogni decisione, dietro il volto di ogni esperienza, certe parole che chiamiamo valori, ma anche punti di riferimento.  In questo spettacolo che il mondo ti presenta pochi sono i segni che per qualche motivo decidi di far tuoi, sono i valori che interroghi, quelli che sottoponi a esame, e attraverso un complicato processo trattieni per te, fino a farli diventare un pezzo della tua esistenza. Ti appropri di alcuni riferimenti che non sono più oggetti esterni del mondo, né termini di un colloquio ma tratti della tua stessa particolarità.  

Ma il termine appropriazione è complesso e va spiegato.

Ciò che è appropriato, ciò che diviene “per me”, non è affatto ciò che in un discorso potrei sostenere “secondo me”. La semplice opinione anche se suffragata da prove inconfutabili, anche se sostenuta da argomenti saldissimi, è altra cosa rispetto all’appropriazione: tanto è vero che spesso ci convinciamo di qualcosa, sappiamo che è davvero così, in quel modo, eppure per noi vale qualcos’altro. Perché? Perché comunque c’è qualcos’altro di cui ci siamo appropriati per ragioni altrettanto valide, non meno solide, rispetto alle quali anche se ci rapportassimo mettendo una accanto all’altra le diverse possibilità, ciò che avrebbe valore non sarebbe la verità più solida, ma ciò che ci persuade. Potresti affrontare un articolatissimo percorso argomentativo ma poi alla fine ciò che vale non è deciso esclusivamente dalle ragioni (per quanto possano essercene di buone) ma da ciò che ritieni  meglio, e il tuo giudizio su ciò che s’intende per “buone ragioni” è di già persuasione.