
Per sua natura la rete non può sostenere alcuna forma credibile di verità e di sincerità, foto contraffatte, discorsi fantasiosi, notizie farlocche, battute mai dette o enfatizzate ad arte, tutto un insieme di falsità, mezze verità, mezze omissioni, fantasie e bizzarrie una volta immesse nel circuito si diffondono come virus senza che sia mai possibile smentire, rivedere, rispondere, precisare. Questo in buona parte è il sistema dell'informazione in rete. Da questo punto di vista il web è davvero una macchina infernale, ma lo è molto di più se chi lo frequenta crede che solo in esso si trovino "le verità che gli altri non vogliono dirvi".
Così chi voleva - ed era un obiettivo altissimo - garantire la democrazia dell'informazione ha contribuito piuttosto a dissolvere la consistenza stessa della sua credibilità. Ha vinto un atteggiamento pre-scientifico che ci ha fatto arretrare di secoli, ad un'epoca preilluminista, nella quale pregiudizi, magie, superstizioni, hanno lo stessa credibilità dei fatti accertati e delle conclusioni scientifiche.
Dubito che ora il mondo politico sia davvero interessato a risolvere questo problema, più probabile che lo si sfrutti per operare una qualche stretta censoria che protegga il ceto politico dal contatto con il mondo reale delle persone. Perchè affrontare davvero la questione delle "bufale" vorrebbe dire affrontare il problema ben più grande della credibilità di chi parla pubblicamente - politici o giornalisti, o opinionisti - della incapacità critica di chi legge o ascolta, della rinuncia alla valutazione dei fatti e delle ragioni, quindi della rinuncia al pensiero, e della incapacità di distinguere l'affidabilità delle persone, cioè in definitiva il problema della incapacità di riconoscere le competenze reali, e persino la superiore saggezza.