La proposta di tornare al quotidiano, è innanzi tutto legata
all'idea che la filosofia non sia soltanto la disciplina che studiamo scuola, o
meglio è vero che la filosofia è una disciplina, è la sua storia, la sua
tradizione, i testi dei grandi autori, ma allo stesso tempo bisogna
sottolineare che quella disciplina, quei testi, hanno senso di esistere, hanno
una ragione di esistere in quanto
rappresentano il tentativo di dare delle risposte a problemi che le persone
hanno vissuto e vivono all'interno della loro esistenza. La filosofia procede e
sopravvive soltanto se continua a ricordare questa parte, questo aspetto, se
continua ricordare il fatto di essere legata profondamente in modo
indissolubile alla realtà, alla vita, la vita di noi tutti, la vita di tutti i
giorni.
Allora l'idea che io sto cercando di sviluppare, di
diffondere è proprio questa: ricordiamoci che la filosofia nasce nella vita e
non può non tornare alla vita; da questa prospettiva allora la disciplina
diventa molto più interessante, a mio modo di vedere, perché diventa una
modalità con la quale ognuno di noi nella propria individualità può
interrogarsi e può darsi delle risposte. Oraa, lo sappiamo bene che l'esistenza
stessa non è fatta che di domande e risposte, anche se spesso si vive in modo
automatico, in modo ripetitivo; ecco è
proprio questo che bisogna cercare di smantellare. Una filosofia del quotidiano,
la filosofia che si introduce nella vita quotidiana, nelle vicende che viviamo
tutti i giorni, nelle scelte, nelle ragioni che utilizziamo per vivere, nei
valori che individuiamo come i nostri valori, ecco una filosofia che si introduce
sistematicamente con una forma di consapevolezza, io chiamo questo
atteggiamento mettere in questione, e
penso che il mettere in questione sia l'atteggiamento che caratterizza, che
deve caratterizzare, la filosofia
Ma la cosa non è così semplice. Perché noi siamo abituati a
pensare che ciò che viviamo tutti i giorni, la nostra vita quotidiana sia in
fondo una vita di secondo grado, di secondo livello, di modesto valore rispetto
tutto ciò che potrebbe accadere di grande, di straordinario, le conquiste, le
vittorie, le affermazioni che si ottengono; siamo abituati a pensare che ci sia un momento
banale, lavarsi i denti la mattina, e un momento alto, fare una conferenza,
vincere un una competizione, ottenere un dieci in filosofia. Ecco io sto
provando ad argomentare a favore invece di un'idea per cui la filosofia che
torna alla vita non sia affatto interessata esclusivamente agli eventi
straordinari, alle grandi idee, ma sia viceversa proprio quella filosofia che
si applica alle cose apparentemente banali, lavarsi i denti la mattina.
Non bisogna pensare che la quotidianità che noi viviamo sia
soltanto superficialità sia soltanto routine, ripetizione, perché in realtà è
molto di più, è in realtà il luogo in cui noi mettiamo alla prova tutto ciò che
siamo, è il luogo nel quale si realizza esattamente quel contatto tra noi e il
mondo che è la nostra natura, ciò che noi viviamo come esseri umani; e ciò che accade nella nostra quotidianità, tutte
le problematiche che la filosofia chiama della ontologia ad esempio, sono problematiche che si realizzano proprio
nella punto di contatto tra noi e il mondo che è la nostra vita di tutti i
giorni. Noi siamo abituati a pensare che la nostra vita di tutti i giorni sia banale
e occasionale, che quello che facciamo sempre sia qualcosa che ha poco valore,
ma in realtà è proprio in quella vita di tutti i giorni, in quel contatto
quotidiano con il mondo che noi mettiamo alla prova tutte le nostre convinzioni
ontologiche, appunto, cioè che riguardano
l'essere delle cose.
Ma dirò di più e cioè proviamo a pensare le cose dall'altra
prospettiva, dal punto di vista della filosofia, della scienza, dell’arte, delle
grandi discipline alte rispetto alla
vita di tutti i giorni che sarebbe il luogo basso,
ma in verità accade questo strano fenomeno per cui tutto ciò che noi facciamo
di alto, sia nel campo della filosofia, della
riflessione, sia nel campo della scienza, ha senso soltanto se riesce a
realizzarsi nel luogo basso della
vita, cioè tutti i processi intellettuali, tutte le teorie, o restano vuote
teorie puramente astratte, oppure si concretizzano, diventano qualcosa di
concreto. Facciamo un esempio storico, una grande teoria economica può essere
quella di Adam Smith o quella di Marx ad esempio, o resta astratta teoria pura
divagazione accademica, oppure si traduce in eventi, fatti, società reali, vite
di persone, e chi ha vissuto nella Russia sovietica dal 1917 al 1989 ha chiaramente
materializzato quella teoria, ha vissuto
nella propria quotidianità quelle teorie astratte che si sono dunque confrontate
con la realtà e lì hanno mostrato la propria natura, giusta o sbagliata. Non si
può negare che quella teoria astratta si è manifestata, si è concretizzata nel
quotidiano di un'infinità di persone, ma attenzione potremmo dire la stessa
cosa per il liberalismo e per tutte le dottrine tutte le dottrine politiche
dell'otto novecento, la stessa democrazia rischia di restare una voce puramente
astratta se non si confronta con la realtà della vita di tutti i giorni. Non
c'è scelta allora, le grandi teorie, le grandi elaborazioni o si concretizzano
nella vita delle persone oppure restano astrazioni poco significative.
Attenzione però, perché vale anche il contrario. Sì perché ciò
che accade nella nostra vita quotidiana, non può essere lasciato impensato ma
deve al contrario essere messo in
questione, deve essere interrogato, dobbiamo immaginare una sorta di continuo
movimento che dall'alto delle teorie delle elaborazioni della scienza della
tecnica e della filosofia della politica si abbassa alla quotidianità delle
cose, perché lì vengono verificate, lì si scopre se sono buone o cattive, lì si
scopre se sono o meno false e viceversa ciò che viviamo, la nostra vita di tutti i giorni, non è privo
di valore privo di senso, ma al contrario deve essere interrogato, dev'essere
portato anche a una teoria se necessario.
S tratta allora di osservare che il quotidiano è lo spazio
dell'evento, e questa formulazione di natura filosofica dice una cosa assai
semplice cioè che noi siamo abituati a pensare l'importanza degli eventi, degli
eventi significativi, degli avvenimenti che cambiano la storia, degli eventi che
cambiano la nostra vita e pensiamo siano quelli che valgono, siano quelle le
cose che contano, e non ci rendiamo invece sufficientemente conto che l'evento
può accadere soltanto all'interno di uno spazio quotidiano, che tutto ciò che
avviene di straordinario avviene all'interno della ordinari età, tutto ciò che
avviene di straordinario l'indomani deve portarsi, deve ritradursi, in una
quotidianità; anche l'eroe torna a casa, anche il vincitore delle Olimpiadi alla
sera si toglie le scarpe e si siede in poltrona a guardare la televisione,
oppure anche ogni trauma il giorno dopo deve entrare o rientrare nella
quotidianità, nella normalità, ma la normalità revisionata perché i traumi
modificano, trasformano. Spesso noi siamo abituati a parlar male della
quotidianità della vita di tutti i giorni, a pensare che in fondo si tratti di semplice
routine, cose che si ripetono, e la ripetizione può anche essere intesa come
qualcosa di alienante, di noioso, mentre lo sballo del sabato sera quello sì è unico
e divertente, ma riflettiamo un istante sulla ripetizione, sulla routine,
perché essa dà significato alla nostra vita, anche la ripetizione dei gesti, e attenzione
che qui noi mettiamo in questione,
ecco il lavoro del filosofo, se noi la mettiamo in questione anche la nostra
banalità, anche la nostra routine, anche la nostra ripetizione quotidiana, ci
accorgiamo che essa ha un senso, quello di garantirci, di darci sicurezza: non
calcolo ogni volta che attraverso la strada la velocità dell'auto che sta
arrivando, la velocità del mio passo, non faccio calcoli o ragionamenti di
fisica, piuttosto agisco in automatico, guardo da una parte e dall'altra e
senza stare a pensare – o meglio lo fa qualche parte di me in maniera
automatica, inconscia, - attraverso.
Ma quell’agire ripetitivo, è una scelta di sicurezza che ci
consente di affrontare la vita con un minimo di tranquillità. Lo stesso può
dirsi del buon senso, che non è una qualità così disprezzabile, è facile esaltarsi
certo con le affermazioni di ciò che è fuori della normalità, l’eccezionale, il
raro, il fuori scala, ma la realtà di
ogni giorno è molto più semplice, è la realtà nella quale il buon senso ci
garantisce di non fare grandi sciocchezze, o grandi errori e poi certo si può
di violare il buon senso, ma alla fine si torna lì, perché è una forma di vita
civile. E ancora lo stesso vale per il modesto concetto di analogia: noi
ragioniamo per analogia non solo per logica, non dobbiamo pensare che ciò che
facciamo sia il frutto di una ragione logica che mette in modo rigoroso le
scelte le une accanto alle altre, in un preciso rapporto di causa ed effetto,
in un preciso sistema di valutazione degli effetti, delle conseguenze, delle
responsabilità, certo anche questo deve essere fatto, perché non si può essere
totalmente irrazionali, ma al contempo in realtà spesso noi agiamo soltanto per
analogia: lo faccio solo perché l'hanno fatto anche gli altri e questo talvolta
è una forma di dipendenza, Nietzsche direbbe un modo per essere nel gregge, le
altre volte è un modo per sopravvivere e per stare nella comunità di cui siamo
parte, non bisogna pensare che fare come gli altri sia sempre per forza un dato
negativo, spesso fare come gli altri significa garantirsi di fare la cosa
giusta.
Nessun commento:
Posta un commento