A cura di Stefano Zampieri - Consulente Filosofico

venerdì 15 febbraio 2019

Tornare al quotidiano


La proposta di tornare al quotidiano, è innanzi tutto legata all'idea che la filosofia non sia soltanto la disciplina che studiamo scuola, o meglio è vero che la filosofia è una disciplina, è la sua storia, la sua tradizione, i testi dei grandi autori, ma allo stesso tempo bisogna sottolineare che quella disciplina, quei testi, hanno senso di esistere, hanno una  ragione di esistere in quanto rappresentano il tentativo di dare delle risposte a problemi che le persone hanno vissuto e vivono all'interno della loro esistenza. La filosofia procede e sopravvive soltanto se continua a ricordare questa parte, questo aspetto, se continua ricordare il fatto di essere legata profondamente in modo indissolubile alla realtà, alla vita, la vita di noi tutti, la vita di tutti i giorni.

Allora l'idea che io sto cercando di sviluppare, di diffondere è proprio questa: ricordiamoci che la filosofia nasce nella vita e non può non tornare alla vita; da questa prospettiva allora la disciplina diventa molto più interessante, a mio modo di vedere, perché diventa una modalità con la quale ognuno di noi nella propria individualità può interrogarsi e può darsi delle risposte. Oraa, lo sappiamo bene che l'esistenza stessa non è fatta che di domande e risposte, anche se spesso si vive in modo automatico, in modo ripetitivo;  ecco è proprio questo che bisogna cercare di smantellare. Una filosofia del quotidiano, la filosofia che si introduce nella vita quotidiana, nelle vicende che viviamo tutti i giorni, nelle scelte, nelle ragioni che utilizziamo per vivere, nei valori che individuiamo come i nostri valori, ecco una filosofia che si introduce sistematicamente con una forma di consapevolezza, io chiamo questo atteggiamento mettere in questione, e penso che il mettere in questione sia l'atteggiamento che caratterizza, che deve caratterizzare, la filosofia

Ma la cosa non è così semplice. Perché noi siamo abituati a pensare che ciò che viviamo tutti i giorni, la nostra vita quotidiana sia in fondo una vita di secondo grado, di secondo livello, di modesto valore rispetto tutto ciò che potrebbe accadere di grande, di straordinario, le conquiste, le vittorie, le affermazioni che si ottengono;  siamo abituati a pensare che ci sia un momento banale, lavarsi i denti la mattina, e un momento alto, fare una conferenza, vincere un una competizione, ottenere un dieci in filosofia. Ecco io sto provando ad argomentare a favore invece di un'idea per cui la filosofia che torna alla vita non sia affatto interessata esclusivamente agli eventi straordinari, alle grandi idee, ma sia viceversa proprio quella filosofia che si applica alle cose apparentemente banali, lavarsi i denti la mattina.

Non bisogna pensare che la quotidianità che noi viviamo sia soltanto superficialità sia soltanto routine, ripetizione, perché in realtà è molto di più, è in realtà il luogo in cui noi mettiamo alla prova tutto ciò che siamo, è il luogo nel quale si realizza esattamente quel contatto tra noi e il mondo che è la nostra natura, ciò che noi viviamo come esseri umani;  e ciò che accade nella nostra quotidianità, tutte le problematiche che la filosofia chiama della ontologia ad esempio, sono problematiche che si realizzano proprio nella punto di contatto tra noi e il mondo che è la nostra vita di tutti i giorni. Noi siamo abituati a pensare che la nostra vita di tutti i giorni sia banale e occasionale, che quello che facciamo sempre sia qualcosa che ha poco valore, ma in realtà è proprio in quella vita di tutti i giorni, in quel contatto quotidiano con il mondo che noi mettiamo alla prova tutte le nostre convinzioni ontologiche, appunto, cioè che riguardano l'essere delle cose.

Ma dirò di più e cioè proviamo a pensare le cose dall'altra prospettiva, dal punto di vista della filosofia, della scienza, dell’arte, delle grandi discipline alte rispetto alla vita di tutti i giorni che sarebbe il luogo basso, ma in verità accade questo strano fenomeno per cui tutto ciò che noi facciamo di alto,  sia nel campo della filosofia, della riflessione, sia nel campo della scienza, ha senso soltanto se riesce a realizzarsi nel luogo basso della vita, cioè tutti i processi intellettuali, tutte le teorie, o restano vuote teorie puramente astratte, oppure si concretizzano, diventano qualcosa di concreto. Facciamo un esempio storico, una grande teoria economica può essere quella di Adam Smith o quella di Marx ad esempio, o resta astratta teoria pura divagazione accademica, oppure si traduce in eventi, fatti, società reali, vite di persone, e chi ha vissuto nella Russia sovietica dal 1917 al 1989 ha chiaramente materializzato quella teoria,  ha vissuto nella propria quotidianità quelle teorie astratte che si sono dunque confrontate con la realtà e lì hanno mostrato la propria natura, giusta o sbagliata. Non si può negare che quella teoria astratta si è manifestata, si è concretizzata nel quotidiano di un'infinità di persone, ma attenzione potremmo dire la stessa cosa per il liberalismo e per tutte le dottrine tutte le dottrine politiche dell'otto novecento, la stessa democrazia rischia di restare una voce puramente astratta se non si confronta con la realtà della vita di tutti i giorni. Non c'è scelta allora, le grandi teorie, le grandi elaborazioni o si concretizzano nella vita delle persone oppure restano astrazioni poco significative.

Attenzione però, perché vale anche il contrario. Sì perché ciò che accade nella nostra vita quotidiana, non può essere lasciato impensato ma deve al contrario essere messo in questione, deve essere interrogato, dobbiamo immaginare una sorta di continuo movimento che dall'alto delle teorie delle elaborazioni della scienza della tecnica e della filosofia della politica si abbassa alla quotidianità delle cose, perché lì vengono verificate, lì si scopre se sono buone o cattive, lì si scopre se sono o meno false e viceversa ciò che viviamo,  la nostra vita di tutti i giorni, non è privo di valore privo di senso, ma al contrario deve essere interrogato, dev'essere portato anche a una teoria se necessario.

S tratta allora di osservare che il quotidiano è lo spazio dell'evento, e questa formulazione di natura filosofica dice una cosa assai semplice cioè che noi siamo abituati a pensare l'importanza degli eventi, degli eventi significativi, degli avvenimenti che cambiano la storia, degli eventi che cambiano la nostra vita e pensiamo siano quelli che valgono, siano quelle le cose che contano, e non ci rendiamo invece sufficientemente conto che l'evento può accadere soltanto all'interno di uno spazio quotidiano, che tutto ciò che avviene di straordinario avviene all'interno della ordinari età, tutto ciò che avviene di straordinario l'indomani deve portarsi, deve ritradursi, in una quotidianità; anche l'eroe torna a casa, anche il vincitore delle Olimpiadi alla sera si toglie le scarpe e si siede in poltrona a guardare la televisione, oppure anche ogni trauma il giorno dopo deve entrare o rientrare nella quotidianità, nella normalità, ma la normalità revisionata perché i traumi modificano, trasformano. Spesso noi siamo abituati a parlar male della quotidianità della vita di tutti i giorni,  a pensare che in fondo si tratti di semplice routine, cose che si ripetono, e la ripetizione può anche essere intesa come qualcosa di alienante, di noioso, mentre lo sballo del sabato sera quello sì è unico e divertente, ma riflettiamo un istante sulla ripetizione, sulla routine, perché essa dà significato alla nostra vita, anche la ripetizione dei gesti, e attenzione che qui noi mettiamo in questione, ecco il lavoro del filosofo, se noi la mettiamo in questione anche la nostra banalità, anche la nostra routine, anche la nostra ripetizione quotidiana, ci accorgiamo che essa ha un senso, quello di garantirci, di darci sicurezza: non calcolo ogni volta che attraverso la strada la velocità dell'auto che sta arrivando, la velocità del mio passo, non faccio calcoli o ragionamenti di fisica, piuttosto agisco in automatico, guardo da una parte e dall'altra e senza stare a pensare – o meglio lo fa qualche parte di me in maniera automatica, inconscia, - attraverso.

Ma quell’agire ripetitivo, è una scelta di sicurezza che ci consente di affrontare la vita con un minimo di tranquillità. Lo stesso può dirsi del buon senso, che non è una qualità così disprezzabile, è facile esaltarsi certo con le affermazioni di ciò che è fuori della normalità, l’eccezionale, il raro,  il fuori scala, ma la realtà di ogni giorno è molto più semplice, è la realtà nella quale il buon senso ci garantisce di non fare grandi sciocchezze, o grandi errori e poi certo si può di violare il buon senso, ma alla fine si torna lì, perché è una forma di vita civile. E ancora lo stesso vale per il modesto concetto di analogia: noi ragioniamo per analogia non solo per logica, non dobbiamo pensare che ciò che facciamo sia il frutto di una ragione logica che mette in modo rigoroso le scelte le une accanto alle altre, in un preciso rapporto di causa ed effetto, in un preciso sistema di valutazione degli effetti, delle conseguenze, delle responsabilità, certo anche questo deve essere fatto, perché non si può essere totalmente irrazionali, ma al contempo in realtà spesso noi agiamo soltanto per analogia: lo faccio solo perché l'hanno fatto anche gli altri e questo talvolta è una forma di dipendenza, Nietzsche direbbe un modo per essere nel gregge, le altre volte è un modo per sopravvivere e per stare nella comunità di cui siamo parte, non bisogna pensare che fare come gli altri sia sempre per forza un dato negativo, spesso fare come gli altri significa garantirsi di fare la cosa giusta.

Nessun commento:

Posta un commento