A cura di Stefano Zampieri - Consulente Filosofico

lunedì 20 aprile 2020


10    BALCONI
Marina si sedette su una poltroncina di plastica sistemata nel terrazzino, accanto a lei i figlioletto di tre anni giocava con una cassetta di legno, metteva delle cose, toglieva delle cose. Sul terrazzino accanto Abidal e Dehel filippini magri magri, fumavano lentamente, da quando era stato chiuso i locale dove lavavano i piatti dieci ore al giorno, se ne dovevano stare a casa ma a casa non avevano nulla da fare, per fortuna c’era il telefono, e ogni tanto una sigaretta sul balcone. Salutarono con un cenno la signora Jole del primo piano, che stava sempre sul balcone anche prima, ora poi non se ne staccava mai, ci viveva proprio, sempre con una pezzetta in mano come chi è indaffarato a pulire, oppure vuol darsi un alibi e fa soltanto finta. Aveva un ruolo civico di controllo ben preciso, salutava i rari passanti e senza pudore chiedeva a chiunque «Va  a fare la spesa?» Se passava uno con il cane, chiedeva «Di che razza è?» certi le rispondevano, altri tentava nodi ignorarla, non conoscendone l’ostinazione. Perché lei insisteva «Va a fare la spesa?» Alla fine tutti qualcosa dovevano rispondere per poter passare. E non potevano arrischiarsi di non avere una solida giustificazione, viceversa la signora Jole li avrebbe inseguiti con le sue domande urlate sempre più forte, che alla fine tutto il quartiere usciva dalla finestra a vedere cosa stava succedendo, e chi era l’incauto.
Un martedì, sarà stato ormai dopo il sessantesimo giorno, passò una coppietta, mano nella mano, lui sigaretta in bocca, lei masticava, niente mascherina, niente guanti, come fosse un tranquillo pomeriggio di aprile. Marina si sporse per vedere, i due filippini si diedero di gomito in attesa della reazione della signora Jole di fronte a tanta impudenza.  E invece quelli passarono, come niente fosse, conversando tranquilli, senza fretta. Arrivavano dal fondo della strada. Passarono sotto il balcone della signora Jole, e niente, silenzio, non una reazione. Ma la signora Jole era lì, la si intravedeva, appoggiata a un cesto della biancheria, con uno straccetto in mano. Era lì ma non reagiva. Marina si sporse un po’ di più per vedere meglio, anche i due filippini buttarono fuori la testa per capire che cosa stesse succedendo, quale imprevisto potesse aver tacitato quel Cerbero di fronte alla sfrontatezza di due passanti senza giustificazione.
Ma dall’alto non potevano vedere chiaramente. Altrimenti avrebbero notato gli occhi fissi spalancati della signora Jole, e la sua bocca semiaperta, e il colore bianco esangue del suo volto. Ecc, era il suo turno. Un altro balcone sarebbe rimasto sguarnito. Non era il primo.

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