A cura di Stefano Zampieri - Consulente Filosofico

sabato 4 aprile 2020


   7        CANI

Il sole si alzò come tutte le mattine, e illuminò la città svuotata. I panettieri non giravano in bicicletta, i postini non suonavano i campanelli, i vecchi insonni non bevevano il caffè al bar. Soltanto i cani, c’erano soltanto i cani, senza padroni. Dopo molti anni avevano imparato ad arrangiarsi, scendevano ogni mattina, si facevano il giro dell’isolato, si fermavano a qualche angolo, sollevavano la zampa qui o là. S’incontravano fra loro e si annusavano curiosi, qualche abbaio, ma per lo più indifferenza. I cani grandi ignoravano quelli piccoli e i cani piccoli s’accontentavano di qualche rapida corsetta fra loro. In generale vigeva una sorta di tranquilla apprensione, non volevano perdere troppo tempo, e non se la sentivano di divertirsi spensierati mentre i loro umani se ne stavano rintanati in casa attanagliati dalla paura. Così, con molto senso della responsabilità, i cani ogni mattina uscivano dal portone, e gironzolavano quanto necessario a espletare i propri bisogni, e prendere quella salutare boccata d’aria di cui avevano bisogno, e poi se ne tornavano, a coda bassa, a occuparsi dei propri umani, a far loro da medicina degli affetti.  Il momento era difficile, avevano una responsabilità.

Nessun commento:

Posta un commento