Non bisogna pensare al quotidiano come ad una dimensione
pacificata, abitudinaria, armonica, perché nel quotidiano c'è anche il
conflitto. Viviamo implicati nei rapporti che ci legano al sistema della
socialità, e gli intrecci non sono soltanto quelli degli affetti e degli amori,
sono anche quelli vincolati alle relazioni di potere, e dunque determinati
dalle tonalità dello scontro, dell'interesse, dello sfruttamento, quelli coinvolti
dai fenomeni della giustizia e dell'ingiustizia.
Quotidiana è anche la tensione con i poteri altrui e
l'esercizio dei poteri propri. La nostra quotidianità è anche un lavoro di
assestamento dei ruoli che ci riguardano, e quindi di articolazione del
conflitto che ci contrappone ad altri, al datore di lavoro alla gerarchia
professionale cui sono legato, agli "altri" in senso generico e vago,
quando il legame sociale sia corrotto da tensioni personali irrisolte.
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